Alfredo Cospito, l’anarchico da oltre tre mesi in sciopero della fame al 41 bis, è allo stremo. E a riferire il suo stato di salute è la sua dottoressa Angelica Milia, tanto che l’avvocato difensore Flavio Rossi Albertini, ha chiesto un trasferimento urgente in un carcere dove c’è un centro clinico. Ma oltre al danno, arriva la beffa. La direzione del supercarcere di Sassari, il Bancali, dove è recluso Cospito, nel confermare all’avvocato Albertini l’autorizzazione per la visita di giovedì prossimo da parte della dottoressa di fiducia, diffida il medico stesso «a rilasciare a seguito delle visite – si legge nella missiva - , dichiarazioni all’emittente radio “Onda d’Urto”, al fine di non vanificare le finalità del regime di cui all’ex art. 41 bis O.P. Ulteriori dichiarazioni rese in tal senso, potranno indurre questa A.D a valutare la revoca dell’autorizzazione all’accesso in Istituto».

Una diffida che non si comprende il motivo, anche perché la dottoressa Milia, ai microfoni dell’emittente radio in questione, si è sempre limitata a esternare le condizioni di salute di Cospito da quando ha iniziato lo sciopero della fame. Quale finalità del 41 bis avrebbe vanificato? Non ha veicolato nessun messaggio particolare all’esterno. Non parla in codice, ma in termini puramente sanitari. La diffida da parte della direzione del carcere di Sassari è, di fatto, inspiegabile. E ciò non si potrebbe palesare come un attacco alla libertà di informazione e un ulteriore afflizione del 41 bis che sulla carta non esiste.

Ci viene in aiuto la sentenza della Corte Costituzionale numero 351 del 1996, dove si specifica che il limite interno attiene all’esigenza “intrinseca” del 41 bis, che impone la limitazione delle restrizioni a quelle riconducibili alla concreta esigenza di tutela dell’ordine e della sicurezza, e che siano congrue rispetto allo scopo. In assenza di tale congruità si sarebbe davanti ad un «significato diverso», quello di «ingiustificate deroghe all’ordinario regime carcerario, con una portata puramente afflittiva». Il dramma è che, secondo quanto ben argomentato dal suo avvocato difensore tramite l’ultima richiesta di revoca inoltrata da settimane al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, l’anarchico Cospito nemmeno dovrebbe essere recluso al 41 bis.

Tutto tace, nessuna risposta alla richiesta. Il senatore di Sinistra Italiana Peppe De Cristofaro ha da poco presentato una interrogazione, rivolta al guardasigilli, a risposta orale con carattere di urgenza. In premessa, il senatore ricorda che Cospito, detenuto all'interno della casa circondariale di Bancali, a Sassari, ha intrapreso dallo scorso 20 ottobre uno sciopero della fame per denunciare le condizioni cui si trova costretto dal regime del 41 bis dell'ordinamento penitenziario cui è sottoposto dall'aprile 2022, nonché per protestare contro la misura comminatagli dell'ergastolo ostativo. Sottolinea come Cospito abbia riportato nei primi due gradi di giudizio una condanna per strage contro la pubblica incolumità (art. 422 del codice penale) per due ordigni a basso potenziale esplosi presso la scuola allievi Carabinieri di Fossano, senza causare morti né feriti. Un reato che prevede la pena non inferiore ai 15 anni. L’interrogante, ricorda che lo scorso luglio, tuttavia, la Cassazione ha riqualificato il fatto in strage contro la sicurezza dello Stato (art. 285 del codice penale), reato che prevede l'ergastolo, anche ostativo, pur in assenza di vittime: una fattispecie che non è stata contestata nemmeno agli autori degli attentati che uccisero i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Prosegue l’interrogazione specificando che, a parere del senatore De Cristofaro, «si configura uno stravolgimento della ratio del regime di cui all'art. 41-bis, che vede l'estensione ad un anarchico individualista: l'obiettivo originario del regime differenziato era infatti quello di impedire i collegamenti tra il detenuto e l'associazione criminale di appartenenza, mentre nel caso di Cospito la finalità è quella di impedirgli di continuare a esternare il proprio pensiero politico, attività svolta pubblicamente e dunque né occulta né segreta». Sottolinea che la scelta appare motivata, infatti, proprio dal diffondersi di una serie di scritti e opuscoli di Cospito che, invitando gli anarchici a non rinunciare alla violenza, lasciano intendere per i giudici un collegamento con la militanza attiva al di fuori del carcere e la possibilità di condurre i movimenti anarchici verso nuovi atti criminali.

Eppure, - ci tiene a sottolineare l’interrogante – «fino ad aprile scorso Cospito poteva infatti comunicare con l'esterno, inviare scritti e articoli e partecipare al dibattito della sua area politica, ricevere corrispondenza e beneficiare dell'ordinario regime trattamentale in termini di socialità, colloqui visivi e telefonici, ore di aria, palestra e biblioteca. La sottoposizione al regime del 41-bis comporta ora il trattenimento delle lettere in entrata – e conseguentemente l'autocensura delle proprie - nonché la riduzione a due ore d'aria in un cubicolo di cemento di pochi metri quadrati; la "socialità" è limitata a un'ora al giorno, nessun accesso alla biblioteca di istituto, con la fruizione di un unico colloquio mensile: una vera e propria deprivazione sensoriale, che finisce con l'ottundere e deprimere la sua personalità».

Il senatore De Cristofaro nell’interrogazione segnala come il 19 dicembre 2022 la Corte di Assise di appello di Torino, davanti alla quale si celebra il processo, abbia accolto la richiesta dei legali di sollevare una questione di legittimità costituzionale per verificare la prevalenza della circostanza attenuante prevista dall'art. 311 c.p. sulla recidiva ex art. 99 comma 4 c.p. Nelle scorse settimane il Tribunale di Roma ha invece respinto un'istanza del legale di Cospito per la revoca dell'applicazione del carcere duro prevista dall'articolo 41-bis, fornendo come motivazione un mancato "percorso di revisione critica". L’ interrogazione prosegue facendo presente che una nuova istanza in tal senso è stata presentata nei giorni scorsi al ministro della Giustizia sulla base delle motivazioni di una sentenza depositata successivamente alla decisione del tribunale di Sorveglianza di Roma.

L’interrogazione parlamentare conclude con la recente dichiarazione dell’avvocato Rossi Albertini, il quale ha affermato che il Ministero «continua a serbare un incomprensibile silenzio sull'istanza eppure era stato lo stesso Ministro a lamentare in una nota l'assenza di un suo formale coinvolgimento. Ciò detto, anche qualora la decisione ministeriale fosse negativa, Cospito e tutti e tutte coloro che si sono mobilitati in questi mesi a sostegno del suo sciopero della fame hanno il diritto di sapere per quali ragioni l'anarchico debba essere condannato ad espiare la sua pena nel regime detentivo speciale». Il senatore di Sinistra Italiana, quindi, chiede di sapere se il ministro Nordio non ritenga di dover rispondere con urgenza all'istanza relativa alla revoca del regime 41 bis presentata dai legali di Cospito, anche «considerato il deterioramento dello stato psicofisico del detenuto, in sciopero della fame da ormai diversi mesi».

Anche l'eurodeputato Massimiliano Smeriglio di Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici, ha presentato una interrogazione urgente alla Commissione europea, mettendo in evidenza la situazione attuale del detenuto dal punto di vista del rispetto e della tutela dei diritti umani e della dignità della persona.