È la prima volta che emergono casi di abusi e torture in un carcere minorile. Mentre siamo abituati, ed è terribile, che violenze da parte di taluni agenti penitenziari avvengano nei penitenziari per adulti, sconvolge che le vittime questa volta siano dei minorenni. In realtà i fatti avvenuti al Beccaria rappresentano lo sfacelo di ciò che per trent’anni è stato un fiore all’occhiello. Un decadimento che mette in crisi ciò che era considerato un modello educativo e socializzante all’avanguardia. Come ha denunciato Antigone, il colpo finale è stato messo in atto dagli ultimi provvedimenti governativi come il decreto Caivano.

Prendiamo ad esempio proprio il Beccaria di Milano. Situato nella periferia milanese vicino alla fermata della metropolitana di Bisceglie, in un quartiere in forte espansione urbanistica, è storicamente uno degli Istituti Penali Minorili più importanti d’Italia. Grazie all’impegno delle istituzioni pubbliche e private milanesi, l’Istituto divenne presto uno dei “modelli da seguire” della giustizia minorile italiana. Ma da tempo, la situazione rimane piuttosto lontana dai “fasti” del passato. Come si legge nel rapporto di Antigone pubblicato lo scorso mese di febbraio, i lavori di ristrutturazione che vanno avanti da oltre 16 anni condizionano in maniera totalizzante la vita all’interno dell’Istituto, sia dei ragazzi che del personale che vi lavora. La recente apertura dell'ex reparto femminile ha aumentato la capienza rendendolo l’istituto penale per minorenni (Ipm) più popoloso d’Italia. Ecco l’elemento che finora riguardava solo i penitenziari per adulti: il sovraffollamento.

Più un carcere è popoloso, più gli spazi sono limitati per le attività trattamentali, più le tensioni aumentano. Sempre al Beccaria, gli eventi critici avvenuti nell’ultimo biennio hanno evidenziato un disagio diffuso tra gli ospiti della struttura che dovevano risultare già come campanello d’allarme. Qualcosa non stava funzionando. Fino a novembre l’istituto ha sofferto l’assenza di una direzione stabile, questione ora risolta con la nomina di un direttore dal primo dicembre. L’istituto – come si legge sempre nel rapporto di Antigone “Prospettive minori” - affronta una fase “di transizione” dovendo tuttavia fare i conti con un significativo cambio della popolazione presente, con un aumento dei giovani minori non accompagnati (32 su 72) e delle problematiche connesse alla presa in carico e al reinserimento sul territorio a fine pena.

Le avvisaglie c’erano tutte. Negli ultimi due anni il Beccaria è probabilmente l’Ipm di cui più si è parlato in assoluto. Durante il pomeriggio del giorno di Natale del 2022, 7 ragazzi detenuti riuscirono ad allontanarsi dal campo di calcio dopo aver distratto chi li stava sorvegliando, sfondarono una protezione di legno nell’area dei cantieri di ristrutturazione, salirono sulle impalcature e si calarono in strada da un muro più basso rispetto al resto della recinzione. Poco dopo, altri detenuti diedero alle fiamme alcuni materassi. L’anno dopo, nella notte tra il 19 ed il 20 gennaio 2023, due ragazzi reclusi hanno dato fuoco a un materasso nel reparto infermeria dell’istituto. Sembra che i due ragazzi fossero tossicodipendenti e abbiano avuto una crisi di nervi dovuta all’astinenza.

Ma il decadimento è generale, non riguarda solo il Beccaria. La presa in carico dei ragazzi è sempre più disciplinare e farmacologizzata, con un utilizzo smodato di psicofarmaci, soprattutto per i minori stranieri non accompagnati che vengono spostati come fossero pacchi da un Ipm all'altro a seconda delle esigenze, con una modalità che contribuisce a creare e aumentare le tensioni. A questo si aggiungono gli ennesimi pacchetti sicurezza che colpiscono i processi educativi dei minori. Basta leggere un capitolo del rapporto di Antigone a firma dell’avvocato Elia De Caro, dove spiega quanto siano deleteri visto che, senza alcuna attenzione ai dati di statistica giudiziaria sull’efficacia delle politiche intraprese, si interviene quindi in base a un ritenuto allarme di criminalità minorile, laddove l’Italia in realtà è tra i paesi in Europa con il minor tasso di delinquenza minorile.

L’ultima legge interviene anche su uno dei fiori all’occhiello della nostra normativa penale: il DPR 448/88, ovvero il codice del processo penale minorile, che ha in larga parte ispirato anche la Direttiva Europea 800/16 sulle garanzie per i minori coinvolti in procedimenti penali e che ha dato prova di un buon funzionamento ed efficacia, come dimostrano i dati sui reati commessi da minori nel nostro paese. Alcune delle misure introdotte destano una sensibile preoccupazione dato che rischiano di interrompere o ostacolare i processi educativi dei minori e, più che puntare a politiche di sostegno e di carattere educativo, fanno quasi esclusivamente leva sul versante repressivo.

Il risultato è l’aumento della popolazione detenuta minorile. Un dato indicatore è che nel corso del 2022 i ragazzi e le ragazze usciti dagli Ipm a fine pena erano il 25,5% degli usciti per esecuzione di pena, contro il 31% del 2023. Mentre le persone uscite in detenzione domiciliare erano il 29,9% nel 2022, contro il 38% del 2023, e quelle uscite in affidamento il 29,9%, contro il 27% del 2023. In pratica, uscire dagli Ipm a fine pena resta un fatto non frequente, ma è assai preoccupante che accada sempre più spesso, mentre si sta restringendo l’accesso alle alternative alla detenzione. Inutile dire che la risposta ai fatti del Beccaria, i primi che riguardano le carceri minorili, come ben sottolinea Antigone, è quella di tornare a ripercorrere il modello educativo e socializzante che era stato impostato negli ultimi trent'anni. Ora messo sotto attacco.