«Forti perplessità sul contenuto delle proposte emendative del Governo», «radicale contrarietà ad alcuni specifici contenuti e molteplici profili di incostituzionalità che contrassegnano la nuova normativa, in particolare in relazione all’art. 107 della Costituzione». A denunciarlo sono gli esponenti di Articolo 101 al comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati, Giuliano Castiglia, Stefania Di Rienzo, Ida Moretti e Andrea Reale, ricevuti ieri dalla ministra della Giustizia, Marta Cartabia, per discutere delle riforme dell’ordinamento giudiziario e del Csm, alla quale, ringraziandola per l’incontro, hanno fatto presente che «di fronte a queste riforme, la magistratura associata non potrà restare indifferente e dovrà assumere adeguate iniziative di denuncia e di contrasto delle gravi conseguenze che esse avranno sul servizio giustizia e sui cittadini». «Abbiamo evidenziato come, piuttosto che realizzare i dichiarati obiettivi di contrastare il correntismo e di accrescere l’indipendenza interna dei magistrati, la riforma accentua la verticalizzazione e la burocratizzazione della magistratura ed alimenta il conformismo dei magistrati, rischiando di compromettere ulteriormente l’indipendente esercizio della giurisdizione», riferiscono i magistrati, ricordando di essersi soffermati in particolare «sui temi del trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale e funzionale, dei carichi esigibili, delle cosiddette pagelle, della tenuta dei provvedimenti e dell’esito delle richieste, evidenziando che la linea generale nella quale si muove la riforma altera la natura stessa della giurisdizione, portando i magistrati a concentrarsi non sui casi di volta in volta sottoposti al loro esame ma sugli effetti delle decisioni rispetto alla propria e alle altrui carriere». Nell’incontro è stata affrontata la questione del sistema elettorale, «evidenziando che la riforma non affronta i problemi che avrebbe dovuto risolvere e comporterà il rafforzamento dei gruppi maggioritari». Da parte della ministra, riferiscono ancora i magistrati, »abbiamo registrato ampia apertura sulle questioni del trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale e dei carichi esigibili, le cui modifiche in peius presenti nel maxiemendamento avevamo denunciato e portato all’attenzione dei colleghi e del dibattito associativo. Confidiamo, quindi, sulla concreta possibilità che questi istituti non saranno modificati». «Restano le divergenze sugli altri temi e sull’impianto generale della riforma. In particolare - ricordano - le novità in materia elettorale non intaccano in alcun modo il controllo del Csm da parte delle correnti, lasciando perdurare il contrasto con la Costituzione che vorrebbe i componenti togati "eletti da tutti i magistrati", mentre oggi sono designati dagli apparati correntizi, e che vorrebbe tali componenti rappresentativi delle "varie categorie" dei magistrati, mentre oggi sono rappresentanti delle correnti che li hanno designati».  Inoltre, concludono le toghe di Articolo 101, «nonostante le rassicurazioni sull’inesistenza di spinte verso il conformismo giudiziario e di qualsiasi intento punitivo, il complessivo disegno riformatore appare oggettivamente improntato a un progressivo ridimensionamento di quelle prerogative dei magistrati che, Costituzione alla mano, costituiscono condizione essenziale per l’effettività dei diritti e dello stato di diritto».