«È importante l’apertura, manifestata dal ministro, su una qualche forma di riconoscimento dei diritti per chi svolge la funzione di magistrato onorario da molti anni». A dirlo è il procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo, che mercoledì ha fatto parte della delegazione rappresentativa di tutti gli uffici inquirenti d’Italia che ha testimoniato al guardasigilli Orlando come «l’apporto della magistratura onoraria sia indispensabile per l’esercizio della giurisdizione».

Il rischio strumentalizzazione è sempre dietro l’angolo. Certo era difficile prevedere che persino la mobilitazione della magistratura onoraria potesse essere inghiottita dalla catena di montaggio della propaganda politica. Eppure è andata così, e ieri davanti a Palazzo dei Marescialli, sede del Consiglio superiore della magistratura, con alcune centinaia di giudici di pace si è vista la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. A occuparsi del disagio di questa categoria sono anche i magistrati ordinari, in particolare i procuratori della Repubblica. Che però se ne occupano per ragioni di funzionalità dei loro uffici. «Giudici e viceprocuratori onorari sono assolutamente indispensabili per l’esercizio della giurisdizione», conferma il procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo. Insieme con i capi di altri cinque uffici inquirenti il procuratore di Torino Armando Spataro, il capo dei pm milanesi Francesco Greco, Giovanni Colangelo di Napoli, Emanuele Crescenti di Barcellona Pozzo di Gotto e Antonio De Nicolo di Udine - Creazzo ha partecipato mercoledì pomeriggio a un incontro con il ministro della Giustizia Andrea Orlando. La delegazione ha rappresentato l’allarme già espresso in una lettera firmata da qualcosa come 109 procuratori capo di tutta Italia: è urgente risolvere lo stato di precarietà in cui si trovano i giudici onorari. «E possiamo dire di aver lasciato quella riunione al ministero soddisfatti di quanto è stato detto».

Soddisfatti delle soluzioni trovate, procuratore?

Non possiamo ancora parlare di soluzioni individuate e immediatamente applicabili. Siamo soddisfatti dello sforzo compiuto dal ministro nell’indicare alcune possibili strade, che però adesso dovranno essere verificate.

Dal punto di vista dell’opinione pubblica si tratta di un’emergenza imprevedibile: pochi cittadini hanno idea di quanto sia importante il contributo dei magistra- ti onorari.

Probabile che sia così. L’informazione sulla giustizia, va detto, non è al primo posto dell’interesse comune: dal punto di vista del cittadino si tratta sempre di giudici, punto, non si fa distinzione tra magistratura ordinaria e onoraria. Potremmo dire che gli italiani conoscono poco le istituzioni: sta di fatto che i giudici onorari sono essenziali.

Al punto che senza di loro la macchina della giustizia andrebbe incontro a una paralisi, come ha detto il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini?

È così: la legge prevede che una forma di giurisdizione sia solo onoraria. La funzione di giudici di pace è esercitata solo da magistrati onorari.

La lettera con cui 109 procuratori hanno sottoposto la questione al guardasigilli è un inedito: negli ultimi tempi non si ricorda una mobilitazione unitaria di questo tipo da parte dei vertici degli uffici inquirenti. Proprio in linea con il carattere unitario di questa mobilitazione, si è avuta cura nel comporre la delegazione che ha partecipato all’incontro di mercoledì: la scelta degli uffici rappresentati ha cercato di rispettare un criterio di completezza sia dal punto di vista della varietà di dimensioni che della collocazione geografica.

Lei vede lo spazio per una stabilizzazione?

È importante l’apertura, manifestata dal ministro, su una qualche forma di riconoscimento dei diritti per chi svolge la funzione da molti anni. Quali saranno queste forme e quali i modi, è questione che attiene alle scelte del governo. Noi abbiamo ritenuto di dover testimoniare che l’apporto della magistratura onoraria è indispensabile per l’esercizio della giurisdizione. E vista la condizione di precarietà in cui versa questa categoria, siamo preoccupati.

Sono appena partite 200 assunzioni di personale nell’amministrazione della Giustizia. Non è il primo passo compiuto da via Arenula, eppure il deficit di organico pare sempre incolmabile.

Sicuramente si comincia a compiere qualche passo importante. Mi riferisco non solo allo scorrimento delle graduatorie appena iniziato, ma soprattutto al bando per le mille nuove assunzioni. Si tratta del primo concorso dopo quasi vent’anni, l’ultimo risale al ’ 99. È un’inversione di tendenza rispetto a una politica fatta, nel recente passato, solo di tagli. Che la situazione negli uffici sia veramente molto difficile è stato rappresentato, dai magistrati, in tutti i modi possibili.

Lei è stato tra i primi procuratori a emanare una circolare sull’uso delle intercettazioni, poi fatta propria dal Csm e inserita nelle linee guida suggerite a tutti gli uffici inquirenti d’Italia. Una delega sulle intercettazioni sarà votata a breve dal Senato: ma a questo punto l’intervento normativo è ancora necessario?

Guardi, da parte degli uffici di Procura si è cercato di definire delle linee guida. Il Parlamento in ogni caso è sovrano e se ritiene interverrà. C’è un punto che credo debba restare fermo: lo strumento delle intercettazioni è indispensabile, ha un’efficacia notevole soprattutto per alcuni dei reati più gravi. Noi magistrati lo diciamo da tempo, chiediamo che non se ne limiti l’utilizzo. Ma devo dire che da un po’ di tempo anche tra le forze politiche questo assunto comincia, finalmente, a non essere più messo in di-IL scussione.