Non si placa la polemica sulle criticità del Tribunale di Sorveglianza di Roma. Questa volta prende posizione direttamente il Coordinamento nazionale dei magistrati di sorveglianza e la Giunta distrettuale dell’Anm della Capitale.

La scorsa settimana la Camera penale di Roma aveva indetto una giornata di astensione dalle udienze per protestare contro le «intollerabili condizioni di esercizio del diritto di difesa nella fase dell’udienza, riservata alla decisione delle istanze sulla libertà personale, e in quella istruttoria, ove si registrano inaccettabili difficoltà di accesso alle cancellerie dei singoli magistrati». Da tempo gli avvocati romani denunciano le inefficienze organizzative dell’Ufficio di Sorveglianza. Ma, nonostante le rassicurazioni, i problemi sono rimasti irrisolti. Anzi, «oltre al peggioramento delle condizioni in cui versa la cancelleria centrale», i legali evidenziano anche «un irrigidimento delle decisioni univocamente orientate ad un’ottica ed ad una politica carcerocentrica».

Autonomia & indipendenza, la corrente della magistratura associata che fa capo al presidente dell’Anm Piercamillo Davigo, aveva replicato all’iniziativa dei penalisti con un durissimo comunicato, scorgendo dietro questa protesta «pericoli per la democrazia», tanto da richiedere l’intervento urgente del Csm e del ministro della Giustizia affinché fossero garantite ai magistrati del Tribunale di Sorveglianza di Roma «condizioni di lavoro che con- sentano la libertà di coscienza nella valutazione delle delicate questioni giudiziarie rimesse alle loro decisioni». È dell’altro giorno la notizia della presa di posizione su questa vicenda anche del Coordinamento nazionale dei magistrati di sorveglianza e dell’Anm della Capitale. Come si legge nel comunicato, il “Conams”, «nel respingere ogni attacco ai fondamenti della giurisdizione rieducativa, ritiene inopportuna ed inadeguata una forma di protesta che abbia ad oggetto la ‘ qualità’ dei provvedimenti e auspica in ogni caso che le problematiche riguardanti gli accessi agli uffici del Tribunale di Sorveglianza di Roma e la lamentata compressione dei diritti di difesa siano risolte attraverso una proficua interlocuzione tra tutti i soggetti coinvolti». Il Comitato, prosegue la nota, «nella sua storia non ha mai svolto compiti di aprioristica difesa corporativa ma ha sempre contribuito a creare un clima costruttivo tra tutti i soggetti che operano nel mondo della esecuzione penale, mondo che oggi purtroppo sconta gravissime carenze di organico e ridottissime risorse umane e materiali, poiché il fine ultimo della nostra funzione è la realizzazione della finalità rieducativa della pena e il ripristino della legalità e dignità violate». Le toghe, conclude il comunicato, confidano «nel ripristino di un clima di leale collaborazione tra la Magistratura di sorveglianza di Roma e il Foro ed auspicano pertanto un confronto costruttivo».

Dello stesso tenore anche la nota dell’Anm romana: «Una protesta attuata attraverso un’astensione dalle udienze, e che abbia ad oggetto l’esercizio della funzione giurisdizionale e le scelte discrezionali che competono ai magistrati, non potrà mai vederci concordi. L’unico risultato che questa ottiene è ostacolare quel dialogo che avvocati e giudici devono quotidianamente perseguire, pur tra mille difficoltà». In questa vicenda, però, un contribuito importante potrebbe venire dal Csm, con la nomina di un presidente il presidente della Sorveglianza della Capitale, da mesi senza vertice.