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«È uno stillicidio insopportabile», tuona Samuele Ciambriello, garante campano e portavoce dei garanti territoriali. «Ogni giorno sentiamo parlare di morti in carcere e di carcere. Uno stillicidio al pari della sensazione di inadeguatezza delle attività di prevenzione». Un mese dopo l'appello del Presidente Mattarella, la Conferenza nazionale dei Garanti territoriali delle persone private della libertà personale è scesa in campo con iniziative in tutta Italia per dire basta alle morti in carcere. E lo fa quando giunge la notizia dell’ennesimo suicidio, il 32esimo dall’inizio dell’anno. Si tratta di un palestinese detenuto presso la Casa circondariale di Como che si è tolto la vita inalando il gas della bomboletta del fornello da campeggio che aveva.
Gennarino De Fazio, segretario generale della UilPa Polizia penitenziaria, rende noto che l’uomo è lo stesso che nel settembre scorso fu protagonista dell’evasione dall’ospedale San Paolo di Milano in cui l’agente del Corpo di polizia penitenziaria che lo inseguiva cadde nel vuoto e rimase in coma per alcuni giorni. È stato rinvenuto esanime nella sua cella poco dopo le 21.00 di mercoledì e a nulla sono valsi i soccorsi. «Già altre volte pare avesse tentato il suicidio», sottolinea De Fazio.
La situazione è drammatica. Durante la manifestazione organizzata davanti al palazzo di Giustizia di Napoli in piazza Cenni, il garante Ciambriello denuncia che la maggioranza dei detenuti vive per oltre 20 ore al giorno in celle sovraffollate, con pochissime ore d'aria. Una condizione che viola i principi basilari della Costituzione e dell'ordinamento penitenziario. Il grido di allarme lanciato dalla Conferenza Nazionale dei Garanti Territoriali delle Persone Private della Libertà Personale è stato inequivocabile: “Servono interventi urgenti, non si può continuare a morire di carcere e in carcere”. Lo stesso Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha recentemente espresso la necessità di azioni immediate per affrontare il dramma dei suicidi dietro le sbarre delle carceri italiane.
Il sovraffollamento è diventato un’emergenza nazionale
Come detto, l’evento organizzato dai Garanti in diverse città, arriva dopo un costante stillicidio di tragici eventi. Il sovraffollamento carcerario è diventato un'emergenza nazionale, con detenuti che trascorrono oltre 20 ore al giorno in celle sovraffollate, contravvenendo così ai principi sanciti dalla Carta Costituzionale e dall'Ordinamento penitenziario. L'analisi della situazione svela una realtà allarmante: le attività di prevenzione risultano inadeguate rispetto alla portata del problema. I garanti spiegano che è necessario un intervento deciso per riempire di senso il tempo della detenzione, offrendo attività culturali, lavorative, sportive e ricreative. Inoltre, le relazioni familiari e il volontariato devono essere potenziate, aumentando i colloqui, le telefonate e le videochiamate. La carenza di personale specializzato, tra cui psicologi, educatori, psichiatri e assistenti sociali, rappresenta un ulteriore ostacolo nella gestione delle criticità carcerarie. È indispensabile un maggiore ricorso a misure alternative alla detenzione, rendendo più efficiente i tribunali di Sorveglianza e destinando risorse adeguate a questo scopo. La Conferenza Nazionale dei Garanti Territoriali ha quindi diffuso un nuovo appello, riportando i nomi dei detenuti deceduti per suicidio, malattia e altre cause ancora da chiarire, così come i nomi degli agenti di polizia penitenziaria che hanno perso la vita durante l'anno. «Il carcere non può essere un luogo di morte», afferma con forza il portavoce Ciambriello. «Serve un impegno concreto da parte di tutti, a partire dalla politica, per garantire il rispetto dei diritti umani anche alle persone private della libertà».
Davanti Regina Coeli la lettura dei nomi dei detenuti morti dall’inizio dell’anno
Il Garante delle persone private della libertà della regione Lazio, Stefano Anastasìa, mercoledì ha anticipato la manifestazione di oggi, assieme ad altri garanti, dandosi appuntamento davanti al carcere Regina Coeli di Roma, evidenziando l'allarmante situazione nel Lazio: un sovraffollamento del 142%, con migliaia di detenuti al di sopra della capienza prevista. La lettura dei nomi dei defunti è stata accompagnata da un appello per cambiamenti radicali e risposte concrete da parte delle autorità competenti. Oltre al garante Anastasìa, hanno partecipato alla lettura dei nomi la garante di Roma Capitale, Valentina Calderone, Bruno Mellano, garante del Piemonte e coordinatore dei garanti regionali, il garante del comune di Udine, Franco Corleone, don Lucio Boldrin, cappellano di Rebibbia nuovo complesso e coordinatore regionale dei cappellani, Denise Amerini e Giovanni Alfonsi della Cgil, il coordinatore regionale della Uil Polizia penitenziaria, Davide Riggi, e il presidente della Camera penale di Roma, Gaetano Scalise. Quest’ultimo si è dato nuovamente appuntamento oggi, con gli avvocati, sempre davanti a Regina Coeli. All’iniziativa romana hanno aderito: A buon diritto; Antigone Lazio; A Roma insieme; Camera penale di Roma; Cgil Nazionale, Cgil Roma e Lazio; Cittadinanzattiva; Comunità di Sant’Egidio; Coordinamento regionale dei Cappellani penitenziari; Pid Onlus; Società della Ragione; Uil penitenziaria; Vic Caritas. Tutti uniti nell'appello per un'azione immediata e incisiva per porre fine alla crisi carceraria. La mobilitazione della società civile e delle istituzioni locali di ieri è fondamentale per mettere sotto i riflettori una realtà spesso ignorata ma che continua a mietere vittime.
Camera penale di Milano: rapida approvazione della legge Giachetti
La mobilitazione dei Garanti territoriali è un segnale forte e chiaro: non si può più rimanere in silenzio di fronte alla tragedia delle morti in carcere. Ricordiamo che, in commissione Giustizia, va a rilento l’iter per l’approvazione della proposta di legge sulla liberazione anticipata speciale. Ancora ferma alle audizioni. Non a caso la Camera penale di Milano chiede a gran voce che si sia una rapida approvazione, chiedendo anche che si rivedano scelte sbagliate come quella di riportare a celle chiuse le sezioni ordinarie con la circolare “media sicurezza”, senza un’adeguata preparazione di offerte trattamentali e con il solo effetto di ridurre lo spazio vitale e di relegare nella solitudine situazioni di disperazione. “Si torni a parlare di amnistia e indulto – chiedono a gran voce i penalisti milanesi -, provvedimenti sani per l’equilibrio del sistema penale, che mancano congiuntamente dal 1990 e che sono i presupposti per far cessare l’ipertrofia crescente e ingestibile di processi ed esecuzione penale relativa”.
Il 22 aprile a Roma la presentazione del ventesimo rapporto Antigone
Nel frattempo, l’associazione Antigone annuncia che il prossimo 22 aprile, presso la sua sede a Roma, si terrà la presentazione del “Nodo alla gola”, il ventesimo Rapporto sulle condizioni di detenzione. Il contesto è drammatico. Un numero allarmante di suicidi che, se persistesse nel prosieguo dell'anno, porterebbe il totale delle persone che si sono tolte la vita all'interno delle galere del Paese ben oltre le 85 morti registrate nel 2022, finora l'anno con il maggior numero di suicidi in carcere. Ciò che rende ancora più inquietante questa situazione è il modus operandi prevalente: la maggior parte di coloro che decidono di mettere fine alla propria vita in carcere lo fa impiccandosi, con un nodo alla gola. Questo dato sconvolgente pone l'accento sull'urgente necessità di indagare sulle cause profonde di questa tragica tendenza e di adottare misure concrete per prevenirne ulteriori manifestazioni. Il Rapporto di Antigone dedicherà un ampio spazio al tema dei suicidi, offrendo non solo dati e statistiche, ma anche analisi approfondite e le storie toccanti di coloro che hanno compiuto questo gesto estremo all'interno di un istituto penitenziario. Oltre al tema dei suicidi, il Rapporto di Antigone approfondirà anche tutti gli altri aspetti del sistema penitenziario italiano. Frutto di un anno di analisi e monitoraggio diretto delle condizioni di detenzione, il rapporto offrirà una panoramica dettagliata delle sfide e delle criticità che caratterizzano il sistema carcerario nazionale.