La base delle toghe, compatta, ha deciso: nessun rafforzamento del ruolo degli avvocati nei Consigli giudiziari. Il tema, in questi giorni, è diventato però oggetto di un "regolamento dei conti" fra le correnti della magistratura associata. A scatenare la rivolta erano state le affermazioni del ministro della Giustizia Andrea Orlando che aveva dichiarato di essere intenzionato a presentare un'iniziativa di legge in tema di rafforzamento del ruolo degli avvocati nei Consigli giudiziari. In Risposta infuriata delle toghe. La questione sembrava finita lì. Senonché, durante il congresso di Magistratura democratica, alcuni esponenti delle toghe "di sinistra" erano tornati in argomento, manifestando su questa materia una non contrarietà preconcetta.La base delle toghe, compatta, ha deciso: nessun rafforzamento del ruolo degli avvocati nei Consigli giudiziari. In particolar modo per quanto attiene alle valutazioni di professionalità dei magistrati. Ogni iniziativa legislativa in tal senso dovrà essere contrastata con ogni mezzo. Ma non solo. Il tema, in questi giorni, è anche oggetto di un "regolamento dei conti" fra le correnti della magistratura associata.A scatenare la rivolta erano state le affermazioni del ministro della Giustizia Andrea Orlando al Congresso nazionale forense tenutosi a Rimini ai primi di ottobre. Davanti al presidente del Cnf Andrea Mascherin, Orlando aveva dichiarato, infatti, di essere intenzionato a presentare un'iniziativa di legge in tema di rafforzamento del ruolo degli avvocati nei Consigli giudiziari, anche riguardo al diritto di voto quando gli organismi distrettuali si esprimono appunto sulla professionalità dei magistrati. Il guardasigilli si era spinto anche oltre, affermando che tali modifiche si sarebbero potute inserire anche nel decreto relativo alle proroghe disposte per i pensionamenti di alcune cariche apicali della magistratura in discussione in quei giorni. Tanto era bastato perché si aprisse un fuoco di sbarramento da parte delle toghe. L'Associazione nazionale magistrati, pressata dagli innumerevoli appelli contrari che stavano inondando le mailing list dei gruppi, nella riunione del 28 ottobre scorso del Comitato direttivo centrale, aveva approvato un comunicato che, rispondendo indirettamente a Orlando, tagliava in radice ogni velleità legislativa. «L'Anm esprime la netta contrarietà al rafforzamento del ruolo degli avvocati nei Consigli giudiziari, con particolare riferimento alle valutazioni di professionalità dei magistrati, trattandosi peraltro di profilo che non attiene al perseguimento degli obiettivi di efficienza del sistema giudiziario, tema quest'ultimo che rappresenta una priorità assoluta per la magistratura associata, per tutti gli operatori della giustizia e per lo stesso governo».La questione dunque sembrava finita lì. Anche perché, complice il referendum e lo stop imposto da Matteo Renzi alla riforma del processo penale, nelle prossime settimane il Parlamento sarebbe stato impegnato su altri argomenti ma certo non su provvedimenti in materia di giustizia. Senonché, durante il congresso di Magistratura democratica svoltosi a Rimini lo scorso fine settimana, alcuni esponenti delle toghe "di sinistra" erano tornati in argomento, manifestando su questa materia una non contrarietà preconcetta. È stato sufficiente per riaprire immediatamente le polemiche. In particolar modo da parte di Magistratura indipendente, da sempre fermamente contraria ad rafforzare il ruolo dell'avvocatura nei Consigli giudiziari. «Le opinioni di alcuni esponenti di Md in tema di partecipazione degli avvocati alle valutazioni di professionalità dei magistrati - scrivono le toghe della corrente "di destra" - sono sensibilmente difformi per contenuto e sostanza da quanto deciso dall'Anm con voto unanime. Restiamo in attesa di formali smentite pubbliche». Il coordinamento di Area, invece di smentire, appronta una risposta al vetriolo: «È paradossale che un richiamo su questo tema provenga da un gruppo che ha, nel suo più autorevole esponente, un sottosegretario di quel governo che voleva introdurre, addirittura con decretazione d'urgenza, il parere dell'Avvocatura nelle valutazioni di professionalità dei magistrati». E poi: «Area ritiene inaccettabile un metodo di confronto da campagna elettorale permanente e rivendica il diritto per qualunque magistrato, sia o meno esso appartenente ad Area, di manifestare liberamente le proprie opinioni, anche in dissenso rispetto alla linea ufficiale e alle scelte del Gruppo, perché Area è un Gruppo che fonda i propri rapporti interni su metodi democratici e di questo va fiera e orgogliosa».A stretto giro la controreplica di "Mi": «Prendiamo atto del comunicato di Area e senza assumere i toni tipici di chi si sente investito di una sorta di superiorità morale ed intellettuale ci limitiamo ad osservare: anziché stigmatizzare i comunicati di altri gruppi sarebbe opportuno smentire con comunicati ufficiali immediati le notizie di stampa che attribuiscono ad esponenti di Area determinate affermazioni, laddove non veritiere. Senso di responsabilità e lealtà nei rapporti associativi sono un patrimonio di tutti i gruppi e non costituiscono monopolio di nessuno». E la contesa a distanza dà l'impressione di poter durare all'infinito.