Il tribunale di Roma ha sentenziato che i Casamonica sono un’associazione a delinquere di stampo mafioso. Il loro territorio è la Capitale, ma il provvedimento, secondo il magistrato Alfonso Sabella, ex pm antimafia di Palermo, deve essere circoscritto. Lo spiega in un’intervista rilasciata alla Stampa, parlando proprio delle condanne inflitte ieri dai giudici collegiali romani. «Se tutto dipende dalle sentenze giudiziarie, si finisce per sopravvalutarle dal punto di vista sociale. Pensiamo a cosa nostra. Solo nel 1992 viene certificata dalla Cassazione come mafia. E prima, nel secolo precedente, non lo era? Per me lo era anche da bambino, perché sapevo di fronte a quali portoni non bisognava giocare a pallone. Credo che in certi quartieri di Roma Est non ci fosse bisogno di una sentenza per sapere chi sono i Casamonica, come gli Spada a Ostia». E aggiunge: «Quando io arrivai a Ostia, non ebbi bisogno di sentenze per respirare mafia nella palestra abusiva di Roberto Spada in un locale comunale. E infatti la feci chiudere. Peccato che poi qualcuno la fece riaprire». Alla domanda se “Roma è una città mafiosa”, Sabella risponde così: «No. E forse, grazie al lavoro svolto negli ultimi anni da magistrati e forze di polizia, non lo sarà mai. Ma è una città dove esistono organizzazioni mafiose, per un inesorabile e costante arretramento dello Stato, e per il dilagare di un fenomeno più grave della mafia, la corruzione pubblica, che ne rappresenta il brodo so coltura. E non parlo dei politici, ma dei burocrati. I funzionari comunali, per esempio, che hanno consentito ai Casamonica di costruire una villa abusiva nel cuore di Roma».