Una maxioperazione della procura di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, con perquisizioni e arresti in tutta Italia scuote l'Udc. Ai domiciliari è finito il segretario regionale calabrese del partito, nonché assessore al Bilancio della Giunta Spirlì, Francesco Talarico, ma risulta indagato anche il segretario nazionale Lorenzo Casa, la cui abitazione romana è stata perquisita stamattina nell'ambito dell'operazione "Basso profilo". L'accusa sarebbe pesantissimo: concorso esterno in associazione mafiosa. È lo stesso Cesa a confermare di avere «ricevuto un avviso di garanzia su fatti risalenti al 2017» e a precisare: «Mi ritengo totalmente estraneo, chiederò attraverso i miei legali di essere ascoltato quanto prima dalla Procura competente». Il leader politico conferma «piena e totale fiducia nell’operato della magistratura», ma annuncia le dimissioni dalla guida del partito con effetto immediato, «data la particolare fase in cui vive il nostro Paese». Secondo la Procura, ci sarebbe un patto consistente in una promessa di appoggio elettorale fra gli uomini dell’Udc ed esponenti della ’ndrangheta all’origine del coinvolgimento di Lorenzo Cesa. In particolare, la consorteria ’ndranghetista, nelle persone di Antonio Gallo, del consigliere comunale di Catanzaro Tommaso Brutto e del figlio Saverio, Antonino Pirrello e Natale Errigo, sarebbe entrata in scena in occasione delle elezioni politiche del marzo 2018, per il rinnovo della Camera dei deputati e del Senato. In quella circostanza, secondo gli inquirenti, sarebbe stato stipulato un «patto di scambio» con Francesco Talarico, assessore regionale al Bilancio finito agli arresti domiciliari, consistente nella promessa di «entrature» per l’ottenimento di appalti per la fornitura di prodotti antinfortunistici erogati dalla sua impresa e banditi da enti pubblici economici e società in house, «attraverso - scrivono gli inquirenti -la mediazione dell’europarlamentare Lorenzo Cesa in cambio della promessa di un "pacchetto" di voti». Una grana in più per il governo e per Giuseppe Conte, che proprio su Cesa e sui senatori dell'Udc contava per allargare il perimetro della maggioranza. «Lorenzo Cesa è un galantuomo, lo conosco da decenni e sulla sua onestà metto la mano sul fuoco», commenta a caldo Gianfranco Rotondi, deputato di FI e presidente della fondazione Dc. «Suppongo che la sua iscrizione nel registro degli indagati sia un atto dovuto in quanto segretario che ha presentato le liste Udc in Calabria, al cui interno erano gli arrestati. Per fortuna Gratteri è un magistrato autorevolissimo e stimato per la sua autonomia, sono dunque sicuro che la vicenda si chiarirà in tempi rapidissimi. Capisco le ragioni di stile ma penso che Lorenzo abbia fatto male a dimettersi da segretario del suo partito, essere indagati - per giunta per circostanze oggettive - non significa perdere credibilità»