Ci sono diversi eventi e punti da chiarire che potrebbero aver provocato la morte di Vakhtang Enukidze, il 37enne georgiano recluso nel centro di permanenza e rimpatrio ( Cpr) di Gradisca D’Isonzo. Il Garante nazionale delle persone private della libertà Mauro Palma, nel pomeriggio di lunedì, si è recato presso la struttura e grazie alle testimonianze raccolte ha potuto ricostruire la cronologia degli eventi.

Il primo dato oggettivo è che la struttura, seppur in condizioni meno fatiscenti rispetto agli altri centri, non è in grado di poter ospitare per lunghi periodi i migranti e inevitabilmente si creano tensioni. Infatti, come ha riferito il Garante, domenica 12 gennaio si era verificata una rivolta e tentativi, in parte riusciti, di fuga. Il georgiano doveva essere rimpatriato il giorno successivo e senza scorta, quindi significa che l’uomo aveva un atteggiamento non oppositivo. Nella mattina del lunedì però – così è stato riportato al garante Palma – Vakhtang ha mostrato agitazione, tant’è che il rimpatrio è stato annullato. Il giorno successivo, martedì, è accaduto che l’uomo ha avuto momenti di colluttazione con un altro migrante più giovane e su questa aggressione – secondo la versione del giovane aggredito – ci sarebbe stato un intervento forte da parte della polizia. Qui c’è il primo punto da chiarire, ovvero se l’intervento sia stato proporzionato o meno.

È accaduto che, sulla base di questo episodio, l’uomo viene arrestato per violenza nei confronti dell’altro migrante e portato nel carcere di Gorizia. Ci è rimasto per due giorni, mercoledì è giovedì. Il garante nazione sottolinea che anche in quel carcere la permanenza è difficoltosa, una struttura piccola e celle in comune con più persone.

Anche qui c’è un secondo punto da chiarire, perché potrebbero esserci stati altri interventi di forza per sedare una probabile agitazione del migrante. Ma è tutto ancora da verificare. Fatto sta che Vakhtang, dopo l’udienza di giovedì sera, ritorna nel Cpr di Gradisca. Tutti gli ospiti della struttura hanno riferito al Garante che l’uomo è rientrato molto agitato camminando a fatica e pieno di ematomi, particolari che l’autorità giudiziaria dovrà comunque capire se siano frutto o meno dell’intervento delle forze di polizia avvenuto al centro, oppure nel carcere. Il dato oggettivo è che il georgiano non comincia a stare bene nel pomeriggio di venerdì e nella notte peggiora. La mattina di sabato chiamano il 118 e l’ambulanza lo porta nell’ospedale di Gorizia. In tarda mattinata Vakhtang cessa di respirare e muore. Una vicenda complessa, in cui hanno agito più momenti, più settori e più situazioni. Il Garante nazionale in qualità di persona offesa dal reato ha chiesto informazioni alla Procura della Repubblica di Gorizia sull’indagine in corso relativa al decesso del cittadino georgiano.

Nel frattempo, alla conferenza stampa di ieri indetta sul caso della morte misteriosa del migrante, il deputato di + Europa Riccardo Magi denuncia che potrebbe prospettarsi un nuovo caso Cucchi. «La Procura sta indagando per omicidio volontario contro ignoti, attraverso l’acquisizione di filmati, attraverso l’autopsia, ma è necessario – ha spiegato Magi - raccogliere testimonianze nel modo più adeguato possibile, mettendo queste persone in una condizione di spontaneità della testimonianza e di non rischio di intimidazione» . Intanto slitta l’autopsia. Si sarebbe dovuto svolgere ieri, ma l’ambasciatore della Georgia Konstantine Surguladze ha annunciato che si farà lunedì prossimo per consentirne la presenza di un consulente indicato dai famigliari della vittima.