Non era scontato. In altri tempi la magistratura ordinaria, e in particolare l’organizzazione che la rappresenta, cioè la Anm, aveva tenuto a rivendicare la propria “diversità ontologica” rispetto ai giudici onorari. Chi ha superato un concorso deve avere inevitabilmente guarentigie, retribuzioni e tutele diverse, era il succo del discorso. Ma la nuova Associazione magistrati presieduta da Giuseppe Santalucia cambia registro. E chiede, con una mozione approvata oggi all’unanimità, di «assicurare ai magistrati onorari in servizio le tutela delle situazioni soggettive maturate». La formula scelta è specifica e non casuale: a meritare interventi normativi immediati non è la magistratura onoraria complessivamente intesa, ma quei giudici e viceprocuratori onorari che mettono ormai da anni la loro intera energia professionale al servizio della giustizia.

Presto un incontro tra Anm e “onorari ” per concordare linea

Non ci si sbilancia, insomma, al punto da concordare su una stabilità retributiva e previdenziale anche per i nuovi “onorari”. Ma il segnale arrivato stamattina dal comitato direttivo centrale Anm è comunque notevole e politicamente pesante. Anche considerata l’unanimità con cui il “parlamentino” delle toghe si è espresso sulla mozione. A breve, si legge nel documento condiviso infatti da tutti e cinque i gruppi del direttivo (anche da Articolo 101, l’unico che non fa parte della giunta), l’esecutivo dell’Associazione dovrà «programmare un incontro con le rappresentanze dei magistrati onorari per una definizione dei temi concreti su cui misurare l’effettività delle tutele loro spettanti». L’obiettivo è «rendere proficua l’interlocuzione della Anm, con il ministro della Giustizia e le forze politiche». Parole che in linguaggio politico potrebbero tradursi così: cari giudici di pace, se siamo d’accordo sul fatto che uno status da dipendenti pubblici non può valere per chiunque di voi, ma solo per le posizioni consolidatesi negli anni, se siamo d’accordo su questo, allora noi come Anm ci impegneremo a premere su Bonafede perché emani un decreto-sanatoria. Nel crudo linguaggio della politica si tratta di questo, ma è già qualcosa.

Santalucia e Casciaro: sì a tutele anche previdenziali

D’altra parte a chiarire la linea è proprio il presidente Anm Santalucia, nel proprio intervento alla riunione del “parlamentino ”: «I magistrati onorari in servizio che per anni, in situazioni di proroga, sono stati impiegati in maniera massiccia ora si trovano a dover avere un riconoscimento del lavoro svolto: questi diritti vanno riconosciuti. Vedremo come il governo intenderà definire questo tema», ha aggiunto Santalucia, ma «bisogna dare le tutele che i magistrati onorari in servizio richiedono». Non si può in ogni caso tacciare il “sindacato” delle toghe di insensibilità verso il disagio dei loro colleghi non professionali, disagio per il quale da settimane sono in corso manifestazioni e lo sciopero della fame avviato da due giudici palermitane. La vicinanza di fondo si coglie negli altri passaggi della mozione, in cui si legge che il direttivo, «in ordine alle iniziative in corso, attivate dagli organismi rappresentativi dei magistrati onorari, tenuto conto della riforma approvata, del testo di modifica in discussione al Parlamento, delle pronunce giurisdizionali di organi nazionali e sovranazionali, riconosciuta l’importanza della magistratura onoraria e la necessità di assicurare», appunto «ai magistrati onorari in servizio le tutela delle situazioni soggettive maturate», chiede l’incontro con le loro rappresentanze. Oltre che in Santalucia (che è di Area), sintonia con i colleghi onorari traspare anche dalle parole del segretario, Salvatore Casciaro, che è di Magistratura indipendente e parla di «solidarietà e vicinanza alle problematiche della magistratura onoraria», di «pieno appoggio alla rivendicazione di tutele e garanzie dei diritti anche previdenziali». Ma poi la puntualizzazione torna quando Casciaro ricorda che «l’ottica nella quale la giunta Anm si è mossa è quella della piena salvaguardia di quelle tutele e di un possibile cambio di passo per l’avvenire: la riforma Orlando mirava proprio a evitare per il futuro possibili forme di precariato».