La Corte di giustizia dell’Unione europea, con una sentenza depositata oggi che potrebbe assumere un valore storico, ha equiparato lo stato giuridico ed economico dei giudici di pace e dell’intera magistratura onoraria - Got e Vpo - a quello della magistratura professionale. Il caso era stato aperto quando la giudice di pace Cristina Piazza, dopo aver trattato in un anno 1.800 procedimenti e svolto due udienze alla settimana, aveva presentato all’Ufficio del Giudice di pace di Bologna un ricorso per un decreto ingiuntivo volto a ottenere la condanna del governo italiano al pagamento di 4.500 euro, corrispondenti, a suo avviso, alla retribuzione per il mese di ferie di agosto 2018 che spetterebbe a un magistrato ordinario. Il giudice di pace aveva sollevato dunque presso la Corte alcune questioni pregiudiziali, ritenendo che, nonostante il carattere onorario del loro servizio, i magistrati onorari debbano essere considerati “lavoratori”. «È una sentenza storica», commentano al Dubbio gli avvocati Gabriella Guida e Vincenzo De Michele che, unitamente a Francesco Paolo Sisto e Francesco Visco, hanno assistito la giudice Cristina Piazza, la quale è anche segretario generale della “Unagipa”.

La giudice ricorrente: «Ora l’Italia deve adeguarsi»

Proprio la dottoressa Piazza, quando le chiediamo se consideri la decisione una sentenza pilota, ci dice: «Credo abbia una forza maggiore della sentenza pilota, perché ora il nostro ordinamento interno deve adeguarsi a quello della decisione europea». Ma praticamente cosa cambia? «Il giudice di pace - ci dice Piazza - innanzitutto è considerato alla pari del giudice europeo, ha diritto alle stesse prerogative di indipendenza e autonomia. Ma l’aspetto più importante è forse un altro: lo Stato italiano ci ha sempre trattati da volontari, che potevano svolgere la loro attività senza alcun vincolo. Non è così perché siamo soggetti alle medesime norme organizzative dei magistrati professionali e se, ad esempio, non depositiamo in tempo una sentenza, potremmo essere soggetti a procedimenti disciplinari. Con questa decisione acquisiamo lo stesso status giuslavorativo del magistrato a tempo indeterminato». Adesso tutti i magistrati onorari faranno ricorso o basterà un intervento del legislatore per adeguarsi? «Difficile a dirsi: sicuramente la decisione non vincola solo il giudice di pace di Bologna che dovrà recepirla per emettere il decreto ingiuntivo, ma tutti gli altri. Certo, abbiamo il buon esempio della Gran Bretagna, dove Dermod Patrick O’ Brien, magistrato onorario, trascinò sempre dinanzi alla Corte Ue idi Lussemburgo l ministero della Giustizia britannico per vedersi riconosciuto il diritto alla pensione. La decisione fu a lui favorevole e il Regno Unito concesse a tutti i magistrati onorari il diritto ottenuto da O’ Brien per via giudiziaria». Precisiamo, rispetto a quanto scritto nell’articolo del 15 luglio, che il ricorso è stato seguito solo dai legali su citati e non patrocinato da Assogot.

Basilico (Anm): «Tutelare sia il lavoro che la giurisdizione»

Abbiamo chiesto un parere al presidente della sezione Lavoro del Tribunale di Genova Marcello Basilico, che guida la commissione Lavoro della Anm ed è dunque ai vertici associativi della magistratura ordinaria: «La nostra preoccupazione da un lato investe il futuro della organizzazione degli uffici in presenza di una legislazione che allo stato non riconosce alla magistratura onoraria quelle condizioni d’impiego fino a oggi rese necessarie dalle esigenze obiettive della domanda di giustizia. Dall’altro lato, però, la Anm rifiuta ogni forma di reclutamento straordinaria, anche strisciante, che possa derivare dall’inclusione nell’organizzazione della giustizia di tanti magistrati onorari, talvolta con soluzioni amministrative discutibili, come la sentenza della Corte europea conferma». Secondo Basilico, dunque, «è bene che il governo prenda atto finalmente della necessità di tutelare appieno tanto l’efficienza della giurisdizione quanto i diritti dei magistrati onorari, in un quadro di rispetto dell’assetto costituzionale».