IL DUBBIO DI LUNEDÌ PROSSIMO: “SERVE ANCORA IL CARCERE?”

Per Giovanni Fiandaca, professore emerito di diritto penale presso l’Università di Palermo e Garante dei diritti dei detenuti della Regione Sicilia, la strada per l'abolizione del carcere deve partire dall'eliminazione dell'ergastolo. Ma la strada è ancora lunga e servirebbe una pedagogia collettiva volta a spiegare ai cittadini che la prigione è spesso più un veleno che una medicina. «Non un carcere migliore - dice Fiandaca - ma quanto meno carcere possibile, limitando la carcerazione ai soli casi in cui non se ne può fare davvero a meno, cioè di soggetti di così comprovabile pericolosità da doverli tenere sotto controllo intramurario. «L’universo penitenziario italiano - dice Fiandaca nella lunga intervista sul numero di lunedi 2 maggio del “Dubbio settimanale” - è molto disomogeneo quanto a strutture edilizie, tasso di sovraffollamento, condizioni di vita intramuraria e opportunità rieducative rispetto a istruzione, formazione professionale, lavoro e all’insieme delle risorse trattamentali disponibili».

Molto chiaro il giudizio del professor Fiandaca sul futuro: «Il nostro legislatore dovrebbe avere una buona volta il coraggio necessario per prendere davvero sul serio il principio della pena carceraria come extrema ratio. Ma occorre in proposito una rieducazione culturale della società, prima ancora che della politica» . Altrettanto puntuale l’analisi della situazione attuale e dell’approccio della politica: «Il populismo penale e il suo carcerocentrismo, come penalisti democratico- costituzionali, non ci siamo stancati negli ultimi anni e non ci stanchiamo di bollarli come una manifestazione di cultura giuridica primitiva e rozza, decisamente contraria alla Costituzione. Purtroppo tendenze iper- repressive sono emerse negli ultimi decenni più volte anche nel fronte politico cosiddetto progressista. Come giuristi dovremmo essere capaci di assumere un più efficace ruolo di intellettuali pubblici capaci di influenzare il dibattito in materia di giustizia e carcere».

Apprezzamenti dal professor Fiandaca alla ministra della Giustizia, Marta Cartabia: «Apprezzo senza dubbio i principi di riforma del sistema sanzionatorio contenuti nella legge delega già approvata, con riferimento in particolare al potenziamento delle sanzioni extradetentive e all’ampio spazio attribuito agli strumenti della giustizia cosiddetta riparativa. Come noto in proposito sono ancora in fase di elaborazione i decreti delegati. Sul versante strettamente carcerario mi sarei aspettato qualcosa di più sollecito e concreto per sfoltire, ad esempio, la popolazione penitenziaria specie con riferimento a soggetti condannati che devono ancora scontare pene molto brevi. Ma vorrei dire che non ho perduto ogni speranza al riguardo». Positiva, secondo Fiandaca, anche la nomina di Carlo Renoldi al Dap: «È una scelta che va condivisa e apprezzata questa di Renoldi e tengo a ribadirlo. Segna infatti una svolta rispetto al passato anche recente, sia perché Renoldi non proviene dalla magistratura d'accusa ma è un giudice per di più con lunga esperienza di sorveglianza, sia perché è molto competente dal punto di vista tecnico e anche equilibrato sul piano personale, come ho potuto constatare avendolo ben conosciuto alcuni anni fa.

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