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Piercamillo Davigo
Sarà un passaggio di consegne delicato. Il primo aprile Piercamillo Davigo lascerà la presidenza dell’Anm a Eugenio Albamonte. Storico pm del Pool di Mani pulite l’uno, impegnato in una campagna mediatica permanente e fondatore di Autonomia & Indipendenza, gruppo di novità e rottura nel panorama associativo. Pm alla Procura di Roma l’altro, esponente di Area, il raggruppamento delle toghe progressiste, e in particolare di Magistratura democratica, storica corrente “di sinistra” dell’associazionismo giudiziario. I due sono lontani per anagrafe, metodo, visione culturale. Ma la staffetta è prevista e non si torna indietro.
L’hanno stabilita un anno fa, dopo le elezioni, le quattro maggiori correnti (alle due citate vanno aggiunte Unicost e Magistratura indipendente). A sancire l’avvicendamento sarà un voto del comitato direttivo centrale, sul quale non si ammettono sorprese. Come concordato ad aprile 2016 la presidenza ruota tra i quattro schieramenti in modo che ciascuno la esprima per un anno. Ad aprile 2018 sarà la volta di Unicost, nell’ultimo anno prima delle elezioni toccherà a Magistratura indipendente. E proprio al gruppo della cosiddetta “destra” giudiziaria spetterà indicare il successore di Francesco Minisci nella carica di segretario generale: a succedergli, sempre il primo aprile, sarà il giudice della Corte d’Appello di Napoli Edoardo Cilenti.
Sarà un avvicendamento delicato anche perché arriva nel pieno di una tensione sottile ma ben percepibile tra magistratura e governo. E prima di tutto il nuovo presidente Albamonte darà battaglia sul ddl penale, contestato dalle toghe in varie sue parti ma soprattutto per la norma sull’avocazione obbligatoria. Le Procure generali sarebbero “costrette” ad assumere la titolarità del fascicolo ogni volta che la Procura ordinaria lascerà passare più di 3 mesi dalla chiusura delle indagini senza esercitare l’azione penale.
Non a caso nel direttivo della staffetta Davigo- Albamonte, oltre alla rotazione delle altre cariche ( comprese quelle di vicepresidente e vicesegretario) ci sarà solo un ulteriore punto all’ordine del giorno: la riforma del processo penale e in particolare la scelta del governo di blindarla con la fiducia. All’interno del “sindacato delle toghe” si è convinti che alla Camera possa ancora cambiare qualcosa. È difficile, ma i magistrati proveranno a spingere perché accada.
Al parlamentino sarà sottoposto il “parere” messo a punto sul ddl penale da una delle commissioni di studio dell’Associazione magistrati. A lavorarci è stata quella guidata proprio da Albamonte insieme con altri due componenti del direttivo: la gip di Reggio Calabria Tommasina Cotroneo e il pm di Foggia Enrico Infante. Vi si leggono note critiche ma anche qualche valutazione positiva, ad esempio sulla tanto discussa prescrizione: le novità introdotte dalla riforma appena approvata in Senato sono giudicate un indiscutibile passo avanti rispetto alla ex Cirielli, anche se la soluzione migliore, si ribadisce, sarebbe stata interromperne il decorso dopo la condanna in primo grado.
A breve il ” sindacato” si occuperà anche della legge ora all’esame della Camera sulla candidabilità dei magistrati. E al momento, a riguardo, non paiono emergere stroncature: Albamonte ne ha parlato senza anatemi in un’intervista al manifesto di ieri. L’anno in corso si chiuderà con il congresso nazionale, non elettivo, previsto per dicembre. Sarà l’occasione per fare il punto anche sul clima non proprio sereno che comincia ad avvertirsi attorno alla magistratura. In particolare per gli effetti perversi del processo mediatico, che lo stesso Albamonte pare intenzionato a porre come questione centrale.