«È una sentenza importantissima. Ora valga anche per Marcello Dell’Utri quello che è stato deciso per Bruno Contrada».

Parla con Il Dubbio Giuseppe Di Peri, avvocato dell’ex senatore di Forza Italia, tuttora recluso nel carcere romano di Rebibbia.

Avvocato, cosa farete dopo che la Cassazione ha revocato la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa all’ex numero due del Sisde dopo che la Corte europea dei diritti dell’uomo si era pronunciata contro un processo per un reato che all’epoca dei fatti contestati, prima del ’ 94, non era previsto? Non è la stessa situazione di Dell’Utri?

Addirittura Dell’Utri è stato condannato per fatti risalenti a prima del ’ 92. Intanto io sono contento per Contrada che finalmente ha avuto un riconoscimento anche dalla giurisdizione italiana di quello che aveva stabilito la Corte europea. La nostra situazione è assolutamente identica dal punto di vista giuridico, anzi oserei dire più vantaggiosa.

Perché?

Le contestazioni che vengono fatte a Dell’Utri valgono fino al 1992, quindi addirittura due anni prima della sentenza che stabilisce lo spartiacque tra la configurabilità del concorso esterno oppure no.

E però Dell’Utri continua a restare in carcere e in gravissime condizioni di salute.

Purtroppo. La segregazione carceraria è ancora più gravosa, più penosa proprio perché incidono le sue condizioni di salute. Il dott. Dell’Utri ha avuto quattro stent cardiaci e ha avuto altri problemi, è sicuramente una condizione di salute incompatibile con le condizioni carcerarie. Questo lo ha acclarato a chiari toni sia il direttore sanitario del carcere di Rebibbia, quindi persona che deve verificare le condizioni dei detenuti, sia il garante dei detenuti stessi che è una figura istituzionale.

Torniamo alla sentenza Contrada. In che misura può aiutare il suo assistito?

Finalmente Contrada ha avuto un riconoscimento pieno da parte della Cassazione. E’ stato acclarato che bisogna dar luogo alle decisioni della Cedu e quindi è stata dichiarata priva di effetti giuridici la sentenza. Anche nei nostri confronti non potrà che essere acclarata la stessa cosa.

Qualche differenza però sui tempi c’è?

Sì, perché noi abbiamo fatto un ricorso che è stato dichiarato ammissibile dalla Cedu e siamo in attesa di fissazione dell’udienza, mentre al povero Contrada gliel’hanno decisa dopo 10- 15 anni quando lui purtroppo aveva già scontato tutta la pena. Non vorremmo che questo accadesse anche a noi. Dell’Utri rischia di eseguire per intero una sentenza che la Cassazione ha definito priva di effetti giuridici in un caso assolutamente identico. Ha ancora oltre due anni da scontare, ne ha scontati già tre e in una situazione penosissima perché le condizioni di salute hanno aggravato il patema della segregazione carceraria.

Il 13 luglio è atteso il pronunciamento del Tribunale del riesame, precedentemente fissato a settembre, sulla compatibilità della condizione di salute con la detenzione.

Noi speriamo che il collegio peritale che verrà nominato prenda atto delle sue gravi condizioni di salute.

La campagna fatta dal quotidiano Il Tempo e prima ancora da Il Dubbio, il cui direttore Sansonetti ha chiesto la grazia, ha influito?

Certamente tutto ciò ha influito sull’anticipazione della decisione del Tribunale del riesame. Che la campagna mediatica possa incidere sulla decisione finale io non lo credo perché i giudici sono liberi di fare le proprie valutazioni. Ma credo anche che saranno in grado di giudicare Dell’Utri non per il suo nome ma per quelle che sono obiettivamente le sue condizioni di salute.

Insomma, che non venga giudicato per il suo nome e quindi per la sua storia politica che lo vede tra i fondatori di Forza Italia?

Il suo nome è necessariamente legato alla sua storia politica.

Dell’Utri nell’intervista su “La 7” si è definito “ prigioniero politico”, il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha ribattuto dicendo che questo non è possibile, perché siamo in uno stato di diritto. Che opinione ha?

In una situazione come quella prospettata su Contrada, tenendo conto che la Corte europea induce Dell’Utri a ritenere di essere ingiustamente detenuto. Se effettivamente la Cedu anche per lui acclarerà lo stesso principio allora vorrà dire che ha scontato tre anni che non doveva fare. Allora, al di là delle esternazioni che alcune volte vanno giustificate, anche se possono apparire inopportune, io sono con il dott. Dell’Utri e contro il ministro. Perché il ministro della Giustizia dovrebbe prendere atto di quello ha deciso la Cedu su un caso assolutamente identico e si dovrebbe adoperare per dar seguito a una sentenza della Corte europea che fa parte di un trattato che l’Italia ha sottoscritto.

Addirittura dell’Utri ha detto di aver protestato perché non gli arriva “Il Fatto quotidiano”, non esattamente un giornale vicino a lui che se ne è definito “lettore e non estimatore”.

Io credo che il dott. Dell’Utri è sopravvissuto, almeno sino a ora, a questa segregazione carceraria grazie alla sua intelligenza e alla sua perspicacia. Si mantiene in vita studiando e leggendo. Sì, anche Il Fatto quotidiano. Lo mantiene in vita il suo amore per la cultura, per la poesia.

Quali sono le sue letture preferite ora?

Dante, la Divina Commedia, di cui è innamorato.

Si sente confinato all’inferno?

Questo non me lo ha detto. Ma sicuramente non si sente in paradiso. Io auspico che questa campagna per il diritto alla vita di Dell’Utri venga sposata non solo da Forza Italia ma da tutti i partiti quindi anche anche dalla sinistra, perché è una questione di civiltà giuridica non di fazione politica.