ERA FINITO A PROCESSO PER IL SUO RUOLO DI DOCENTE UNIVERSITARIO

La Corte d’Appello di Reggio Calabria ha assolto l’ex procuratore aggiunto della Dna Alberto Cisterna, oggi presidente di sezione del Tribunale di Roma, accusato di falso in atto pubblico. A chiedere l’assoluzione, oltre all’avvocato Giuseppe Milicia, difensore del magistrato reggino, è stata anche la pubblica accusa. Cisterna, uno dei magistrati che animarono il pool anti-’ ndrangheta della Procura distrettuale di Reggio Calabria negli anni ’ 90, aveva rinunciato alla prescrizione pur di ristabilire la verità dei fatti. Tra le indagini, avviate dall’ex sostituto procuratore della Repubblica Beatrice Ronchi sotto la guida dell’allora procuratore Giuseppe Pignatone, due condanne in primo e secondo grado ( a un anno di carcere) e un annullamento con rinvio della Cassazione nell'aprile del 2021, per il magistrato si è trattato di un calvario giudiziario durato oltre 10 anni. L’inchiesta riguardava il ruolo di Cisterna come docente a contratto, e a titolo gratuito, alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria. Secondo il pm Ronchi, il magistrato avrebbe attestato falsamente nel registro didattico l’effettuazione delle regolarità delle lezioni e il completamento del corso disciplinare. Secondo la sentenza di annullamento con rinvio della Cassazione, la condanna di Cisterna nel 2019 è stata «una decisione erronea» e «illogica in quanto debitrice di un ragionamento congetturale privo di fondamento fattuale». Secondo i giudici di legittimità, infatti, la Corte d’Appello di Reggio Calabria, nel suo primo giudizio, «non avrebbe non risulta aver fatto buon governo delle regole interpretative e valutative dettate dall'articolo 192, comma 2, cod. proc. pen., avendo posto a fondamento dell'affermazione di responsabilità non già veri e propri indizi - fatti noti e certi dai quali desumere, in via inferenziale, il fatto ignoto -, ma una mera congettura, nella sua dimensione più debole di mero sospetto, sul profilo, di per sé decisivo, dell'appropriazione, mediante apposizione delle sigle, da parte dell'imputato, del contenuto ideologicamente falso del registro delle lezioni».