CONFERMATO IL “DOPPIO ORALE”.

GATTA: «SCELTA CONDIVISA COL CNF»

Il sistema della doppia prova orale continuerà a caratterizzare l’esame di Stato per l’abilitazione alla professione di avvocato. La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha firmato il bando sull’esame forense per la sessione 2022, che sarà pubblicato oggi in Gazzetta ufficiale ( IV Serie Speciale - Concorsi ed esami, numero 75). Le prove inizieranno nei 26 distretti di Corte d’appello, con l’aggiunta della Sezione distaccata di Bolzano della Corte di appello di Trento, a partire dal 16 gennaio 2023. Dunque, come avvenuto già nelle precedenti due sessioni che hanno indotto ad adeguarsi all’emergenza sanitaria, la formula non cambia. Uno schema già sperimentato nelle precedenti due sessioni e valutato positivamente da via Arenula.

La prima prova orale – che è pubblica – manda in soffitta le prove scritte, e sarà ancora una volta incentrata sulla soluzione di un caso pratico. Avrà ad oggetto l’esame e la discussione di una questione pratico- applicativa, «nella forma della soluzione di un caso, che postuli conoscenze di diritto sostanziale e di diritto processuale, in una materia scelta preventivamente dal candidato tra le seguenti: materia regolata dal codice civile, materia regolata dal codice penale, diritto amministrativo». Anche la seconda prova orale è pubblica e dovrà durare «non meno di quarantacinque e non più di sessanta minuti per ciascun candidato». Si svolgerà a non meno di trenta giorni di distanza dalla prima prova. Il candidato discuterà brevi questioni relative a cinque materie scelte preventivamente ed indicate nel bando all’articolo 2.

Gli aspiranti avvocati dovranno inviare le domande di partecipazione per via telematica dal 3 ottobre all’ 11 novembre. All’esame potranno partecipare coloro che hanno concluso la pratica forense entro il prossimo 10 novembre. Sono confermate per la prossima sessione le disposizioni particolari per lo svolgimento delle prove da parte di candidati con disturbi specifici dell’apprendimento ( Dsa). Una innovazione importante «ribadita nel nuovo bando e da mettere a regime», evidenziano dal ministero della Giustizia.

Il bando sull’esame di avvocato è il frutto anche di una convergenza di intenti fra la ministra Cartabia e la presidente del Consiglio nazionale forense, Maria Masi, tenuto conto dei provvedimenti succedutisi nel corso dei mesi che hanno consentito di affrontare da un punto di vista legislativo, su più fronti, le emergenze legate alla pandemia. La “modalità Covid” ha dimostrato di funzionare e si è fatto tesoro dell’esperienza.

«Il modello di esame con il doppio orale – dice al Dubbio Gian Luigi Gatta, ordinario di Diritto penale nell’Università Statale di Milano e consigliere per le libere professioni della ministra Cartabia – è stato salutato positivamente nella sua applicazione. Ha funzionato bene con riscontri positivi anche da parte dell’avvocatura. Per questo lo abbiamo riproposto per la terza volta, tenendo conto dell’esperienza di questi anni. A questo modello si sono abituati anche i candidati, c’era una aspettativa da parte degli stessi affinché si replicasse e abbiamo tenuto conto dello loro esigenze. Da quanto abbiamo potuto constatare l’esame viene apprezzato, soprattutto, per quanto riguarda la prima prova orale, che consente ai commissari di saggiare bene la preparazione del candidato e la dimestichezza pratica con la soluzione di problemi giuridici».

La scelta della doppia prova orale è motivata dall’esigenza di non cullarsi troppo di fronte al calo dei contagi da Covid. «La doppia prova – commenta Gatta – è suggerita per un verso dalla circostanza che occorre tenere sempre alta la guardia in caso di una eventuale risalita dei contagi con l’arrivo dell’autunno e dell’inverno. È, dunque, ancora opportuno evitare gli assembramenti caratteristici delle prove scritte, considerati i numeri importanti dei candidati in occasione dell’esame di avvocato. E per l’altro verso, sono state utili e costruttive le interlocuzioni tra la ministra Cartabia e il Cnf, nella persona della presidente Maria Masi» La pubblicazione del bando per la sessione 2022 dell’esame di avvocato consente al professor Gatta di fare alcune considerazioni su quanto verrà lasciato al prossimo titolare del dicastero della Giustizia, che si insedierà dopo le elezioni politiche. «L’esperienza di governo è finita in anticipo. Avevamo pensato ad un tavolo per ragionare sull’accesso alla professione e sull’esame di avvocato. Il Parlamento, il governo e il Consiglio nazionale forense dovrebbero riflettere su una possibile riforma delle prove di abilitazione. O entra in vigore la riforma del 2012, perché evidentemente la si ritiene adeguata, oppure bisognerà valutare in che modo dare continuità al modello attualmente applicato, con alcuni correttivi. A mio avviso, si può prevedere l’inserimento di una prova scritta. L’idoneità ad esercitare la professione forense deve essere vagliata anche su una prova di questo tipo. Anziché i tre scritti, con i codici, le massime che si ripetono, potremmo avere uno scritto unico, finalizzato a dimostrare le capacità dell’aspirante avvocato».