«La rete degli ‘operatori della disinformazione’ mette ad alto rischio la democrazia». A dirlo è il vicepresidente del Csm David Ermini, che ripropone così un tema al quale è stato dedicato il primo “G7 dell’avvocatura”: l’uso del linguagio d’odio, e in genere della manipolazione, sui social network.

Ermini ne ha parlato ieri nel suo intervento al convegno della Fondazione Iniziativa Europa: «L’irrompere del web ha modificato quel cambio di latitudine che ora vede i social esprimere, sotto il profilo della pervasività comunicativa, una capacità di fuoco, rispetto ai vecchi media, inedita e comparabile al passaggio dalle armi bianche a quelle da fuoco». Così come, riflette il vicepresidente del Csm, «c’è stato un cambio ‘ longitudinale’, con cui al tradizionale controllo verticale del consenso si sta affiancando una rete di ‘ operatori della disinformazione’ che porta a un processo di delegittimazione delle competenze».

Il convegno della Fondazione Iniziativa Europa, in corso a Stresa, ha come tema “Il consenso tra ragione e suggestione”. In questo contesto, dice Ermini, «informazioni e credenze più o meno veritiere si miscelano in uno pseudo- sapere indistinto che il web frulla alla velocità dei processi virali, amplificandone la diffusione e di conseguenza la credibilità: ‘ Se tutti ne parlano qualcosa di vero ci sarà... ’. Tutto ciò incrina la capacità critica del cittadino, e inquina la genuinità del consenso. Ricordo che se non c’è una democrazia senza consenso può però esserci consenso senza democrazia», ricorda il vertice di Palazzo dei Marescialli.