«È necessario riconoscere in Costituzione il ruolo dell’avvocato», ha dichiarato David Ermini, vice presidente del Consiglio superiore della magistratura. Intervenendo a margine del convegno sui rapporti fra associazionismo giudiziario e avvocatura, organizzato ieri dal Cnf e da Magistratura indipendente, Ermini ha espresso dunque il proprio apprezzamento sulla proposta di inserire in Costituzione che la «professione di avvocato è libera ed indipendente».

La proposta, avanzata in questi mesi dal Cnf, punta a rafforzare la funzione dell’avvocato, sempre più spesso oggetto di attacchi che ne limitano la professionalità. «C’è bisogno di una presa di coscienza da parte della magistratura della necessità di un avvocato indipendente e non condizionabile», ha ricordato Andrea Mascherin, presidente del Consiglio nazionale forense. «La giurisdizione è da tempo soggetta ad innumerevoli pressioni: penso all’efficientismo esasperato senza guardare alla qualità della prestazione e all’idea di giustizia in termini economici», ha sottolineato Mascherin. «Non vanno poi trascurati - prosegue - i riflessi negativi dei processi mediatici sull’esercizio della stessa».

Tutti elementi, per Mascherin, che rischiano di condizionare e compromettere l’autonomia decisoria. «Il clima non agevola, impedendo il necessario confronto democratico sulle idee e i contenuti: solo slogan, demolizione dell’avversario, scontri non costruttivi», aggiunge quindi Mascherin. «E’ importante il rispetto reciproco accettando che anche l’altro abbia ragione». «La tutela della giurisdizione passa anche attraverso la tutela del ruolo dell’avvocato, che deve avere una dignità pari a quella del magistrato. In particolare sotto il profilo dell’autonomia e dell’indipendenza», ha concluso il presidente del Cnf, auspicando inoltre che la prassi avviata con il Csm di stipula di protocolli condivisi sui temi di comune interesse prosegua. Ermini ha già sul punto assicurato che si proseguirà in questa direzione. La proposta dell’avvocato in Costituzione ha avuto il plauso anche del segretario generale di Magistratura indipendente, Antonello Racanelli.

Il procuratore aggiunto di Roma, nel suo intervento di apertura dei lavori del convegno, ha ricordato che l’avvocato va tenuto distinto dal suo assistito e dal reato a questi imputato. «Purtroppo spesso viene fatta confusione, andando a ledere e sminuire la figura dell’avvocato e del suo indefettibile ruolo difensivo» . L’avvocato in Costituzione «non deve però essere il pretesto per aprire una discussione sulla separazione delle carriere». Tema che vede da sempre fortemente contrarie le toghe moderate di Mi.

Il convegno di ieri è stata la prima uscita pubblica di Ermini dopo la sua elezione del mese scorso. Molti i tempi affrontati dal vicepresidente nel suo saluto ai partecipanti. «Le correnti giudiziarie, se fucina di idee e valori, se aree culturali e di riflessione, se laboratorio operoso di difesa di quei principi che in uno Stato di diritto e democratico appaiono non negoziabili, credo francamente che restino opzioni irrinunciabili», ha affermato Ermini. Quello sulle correnti è un «tema sempre caldo, al centro di frequenti polemiche: “corrente” è in se una bella parola, da subito l’impressione di un ribollio creativo, di un laboratorio d’idee in progress, di un luogo di discussione vivace e in movimento. Ma è parola, al pari di altre, che nella percezione comune si è via via caricata di negatività scivolando nel mondo traviato dei suffissi. Come se ‘ corrente’ non possa che essere correntismo, non possa che essere gioco di potere, rapporto di forza, scambio di voti». Certo, ha osservato Ermini, che «ogni degenerazione va contrastata, e non si può negare che tentazioni in tal senso sempre siano in agguato, o che magari talvolta non abbiano prevalso logiche e dinamiche di potere», ma «mi rifiuto di pensare - ha sottolineato - che quel carico ideale che anima le correnti nella loro essenza originaria, un carico vitale per costruire insieme il futuro, possa soccombere dinanzi a semplificazioni e radicalismi giacobini».

«Piena contrarietà» all’introduzione «del sorteggio o pre- sorteggio» degli eleggibili al Consiglio superiore della magistratura. «A fasi alterne riemergono suggestioni anticorrentizie radicali» ha proseguito Ermini spiegando le ragioni della sua contrarietà «non solo per l’evidente violazione dell’articolo 51 della Costituzione, ma per l’assoluta irrazionalità di selezione dei candidati. E soprattutto perchè la funzione di un sistema per sorteggio, ma ciò vale in fondo per qualunque sistema tarato unicamente sulla logica di contrasto alle correnti, è in realtà quella di cambiare nel profondo la natura del Csm», ha quindi concluso Ermini.