L’equo compenso è un principio a cui l’avvocatura non intende rinunciare, dando battaglia nei luoghi adeguati. Questo il concetto ripetuto da tutti i presidenti degli Ordini forensi e delle Unioni, che ieri hanno preso parte all’Agorà degli Ordini presso il Consiglio nazionale forense. Il presidente del Cnf, Andrea Mascherin, ha mostrato ottimismo rispetto alla possibilità di approvazione della norma, nonostante il suo stop in Commissione bilancio del Senato: «La nostra ha detto Mascherin - è una battaglia contro i poteri forti e siamo fiduciosi di riuscire a raggiungere l’obiettivo entro la fine della legislatura».

L’equo compenso, al di là della sua formulazione normativa, è un principio a cui l’avvocatura non intende rinunciare, dando battaglia nei luoghi adeguati. Questo il concetto ripetuto da tutti i presidenti degli Ordini forensi e delle Unioni, che ieri hanno preso parte all’Agorà degli Ordini presso il Consiglio Nazionale Forense, durante la quale sono state anche istituite le commissioni di lavoro ( funzionamento dei Consigli Distrettuali di Disciplina; formazione; società di capitali; problematiche relative ai Coa e affidamento di incarichi da parte di Enti Pubblici). All’assemblea hanno preso parte 85 presidenti di Ordini e Unioni, con una rappresentanza territoriale per quasi tutti i distretti. Nella sua relazione introduttiva, il presidente del Cnf, Andrea Mascherin, ha mostrato ottimismo rispetto alla possibilità di approvazione della norma sull’equo compenso, nonostante il suo momentaneo stop in Commissione bilancio del Senato. «La nostra è una battaglia contro i poteri forti e noi siamo fiduciosi di riuscire a raggiungere il nostro obiettivo di approvazione entro la fine della legislatura», ha detto Mascherin, che ha sottolineato l’importanza della compattezza delle associazioni forensi nello schierarsi in favore dell’equo compenso. «Ho apprezzato moltissimo l’intervento di Cassa Forense, che ha ricordato come l’avvocatura abbia investito milioni in titoli di Stato negli ultimi anni, a riprova della sua partecipazione in un momento storico di crisi del Paese; dell’Unione Camere Civili, di Agi e dell’Aiga, che ha testimoniato come anche i giovani siano in prima linea nel difendere la qualità della professione».

Lo stralcio dalla legge di Bilancio della norma è stata accolta con disappunto dalla categoria, con la presidente dell’Unione Triveneta dei consigli degli Ordini, Patrizia Corona, che ha sottolineato come «la norma in materia di equo compenso abbia una valenza di carattere generale, non certo limitata alle sole contrattazioni con i cosid- detti clienti forti. Non dobbiamo infatti dimenticare che l’avvocatura svolge un ruolo fondamentale nella difesa anche e soprattutto dei cittadini più deboli, penso al patrocinio a spese dello stato o alle difese penali d’ufficio». L’equo compenso, infatti, punta ad essere un riconoscimento «del ruolo sociale della nostra professione e di rinnovata fiducia per i giovani colleghi», per questo l’avvocato Corona ha confermato l’auspicio dell’Unione Triveneta a che «entro la fine della legislatura il provvedimento possa essere approvato e per ciò appoggia l’operato del Cnf, che instancabilmente in questi mesi si è adoperato per l’esito positivo del l’iter parlamentare» . Sulla stessa linea anche Sergio Paparo, presidente dell’Ordine di Firenze, secondo il quale «la condivisione sul tema dell’equo compenso va al di là dei contenuti della norma», perchè «anche se non cambia le tasche degli avvocati nell’immediato, stabilisce un principio fondamentale: che l’economia non prevale sulla giustizia». Il principio è stato ribadito anche dal Presidente dell’Unione Lombarda degli Ordini forensi, Ermanno Baldassarre, il quale ha ribadito come «sia necessario tenere fermo il principio di equità e dignità per il professionista, tutelando il valore del suo lavoro» e ha confermato come il tema sia molto sentito, soprattutto in Lombardia dove la concentrazione dei “clienti forti” è maggiore. «Spiace che il testo sia stato bloccato in Commissione, ma l’auspicio è quello che possa comunque trovare una via per l’approvazione».

Da nord a sud, anche il presidente dell’Ordine di Brindisi, Carlo Panzuti, ha sottolineato come «l’equo compenso sia fondamentale, perchè tutela la qualità della nostra professione: dobbiamo aprire una breccia normativa che attesti il principio, poi la giurisprudenza avrà il giusto appiglio per poter intervenire in modo efficace per ristabilire i rapporti tra avvocati e clienti forti». Clienti forti e poteri forti che, secondo la presidente dell’Ordine di Pordenone Rosanna Rovere «hanno remato contro l’approvazione. E’ importante che l’avvocatura si faccia sentire, come del resto sta facendo, per fare l’interesse dei cittadini e contrastare lo svilimento della professione. Per que- sto, al di là di una valutazione strettamente tecnica sul testo della norma, stabilire il principio dell’equo compenso è così importante».

Larga condivisione, dunque, sulla portata valoriale dell’equo compenso, «sul quale è favorevole anche l’Unione degli Ordini Forensi Siciliani» ha aggiunto il presidente Massimo Dell’Utri, il quale ha sottolineato come «la situazione sia molto complicata soprattutto al sud, dove molti avvocati si pongono addirittura il problema della sopravvivenza. Per questo è importante ripristinare una soglia che valorizzi la qualità del lavoro di noi professionisti».

Una visione, questa, confermata dal vicepresidente dell’Ordine di Reggio Calabria, Carlo Morace, che ha aggiunto come «soprattutto nel Meridione, la maggior difficoltà economica e la mancanza di questo principio hanno molto indebolito la categoria forense». Quanto agli attori occulti che hanno remato contro l’approvazione, Morace ha sottolineato come «gli interessi della finanza puntano a marginalizzare l’importanza dell’avvocatura, per questo il ruolo che il Cnf sta svolgendo per l’approvazione dell’equo compenso è fondamentale. La norma garantirà l’autonomia e indipendenza della professione ed anzi è grave averla rimandata, perchè ciò dimostra la non comprensione del ruolo dell’avvocato da parte della politica». E su chi siano i cosiddetti poteri forti, che hanno influito nel bloccare l’equo compenso, la presidente dell’Ordine di Modena, Daniela Dondi, ha le idee chiare: «Contro di noi si sono scherate le banche, le assicurazioni e le grandi associazioni di categoria. Dopo la legge Bersani, il segnale della politica è stato quello di considerare la nostra professione come di bassa manovalanza. Quella sull’equo compenso è una battaglia di dignità: la norma stabilirà il principio, poi lavoreremo sul resto». Opinione condivisa, infatti, è che la portata dell’equo compenso sia «soprattutto culturale», come ha spiegato la presidente dell’Ordine di Rimini, Giovanna Ollà: «La norma è certamente perfettibile ma porta avanti un tema cruciale: per questo è così necessario che la nostra categoria professionale sia oggi più unita che mai nel credere in questa battaglia».