L’ORGANISMO PROPONE ALLA CAMERA UN “RESTYLING” IN QUATTRO PUNTI

Fratelli d’Italia aveva assunto un impegno: ripropore subito la legge sull’equo compenso per i professionisti, nella versione che, nella scorsa legislatura, aveva Giorgia Meloni come prima firmataria. Il partito della premier non ha perso tempo, ha ridepositato quel testo a Montecitorio e ha fatto in modo che la commissione Giustizia lo inserisse in cima all’agenda. A presiedere la commissione c’è un esponente di FdI, Ciro Maschio, e dallo stesso partito proviene Carolina Marchi, relatrice del provvedimento insieme con la leghista Ingrid Bisa. Non si è ancora arrivati a unificare le proposte di legge sui compensi dei professinisti ma sono già disponibili alcuni contributi esterni sulla materia, a cominciare da quello fatto pervenire dall’Organismo congrssuale forense. Che, nel documento, parla di «ampia condivisione» ma avanza anche «alcuni rilievi specifici». Innanzitutto, l’ambito di applicazione «troppo circoscritto», che andrebbe «esteso anche ai privati» e alle «Pmi sotto la soglia dei 50 dipendenti» e dei 10 milioni di euro di ricavi, «includendo in ogni caso società veicolo di cartolarizzazioni e agenti di riscossione». Ancora, sarebbe necessario «incidere sulle numerose pratiche elusive segnalate a Ocf, specie in campo assicurativo e bancario». L’Organismo considera poi opportuno «un approfondimento» sulle «sanzioni disciplinari», previste in caso di partecipazione del professionista alla redazione di convenzioni “sotto i minimi”: non si tiene conto, si fa notare, «della debolezza intrinseca dei professionisti indotti a presentare condizioni sfavorevoli». Infine è sollecitata «l’applicazione della legge anche alle prestazioni già pattuite ma non ancora eseguite, pur con una specifica comunicazione da parte del professionista al committente».