Di solito i temi condivisi irradiano un’eco limitata. Ma sarà difficile che la discussione sull’equo compenso non entri in poco tempo nel vivo. Intanto perché il guardasigilli Alfonso Bonafede ha messo la materia in cima all’agenda con il suo intervento al Congresso nazionale del Notariato, giovedì scorso a Firenze. Ha colto l’occasione per ricordare che «i lavori del tavolo aperto a via Arenula sono stati interrotti solo dalla crisi estiva» e che è arrivato il momento di riprendere il filo del discorso. Il tavolo ministeriale punta a individuare gli interventi normativi necessari per blindare la legge del 2017. In parallelo a tale percorso, è previsto a breve un nuovo incontro del Nucleo di monitoraggio sull’effettiva applicazione della disciplina già in vigore, istituto con il Cnf. Di fatto la verifica in corso con gli avvocati e basata sulle segnalazioni degli Ordini territoriali, è lo strumento più incisivo per comprendere quali misure possano ulteriormente tutelare i professionisti.

Così come è preziosa la consapevolezza, diffusa in tutte le categorie, che un ulteriore passo avanti sia necessario. Lo dimostra il passaggio dedicato al tema proprio dal presidente del Consiglio nazionale del Notariato, Carlo Felice Giuliani, nel discorso chge ha aperto le assise di Firenze: «È dovere dello Stato, anche in ossequio ai nostri principi costituzionali, garantire che un lavoratore abbia una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro, e il professionista è un lavoratore: libero e indipendente, ma pur sempre un lavoratore.

Perciò», ha fatto notare Giuliani, «appare assai strano che mentre per i dipendenti sia prevista per legge una retribuzione minima, lo stesso non sia più previsto per i professionisti con la falsa scusante della libera concorrenza. Che, tra i professionisti, deve essere basata innanzitutto sulla competenza prima che sull’onorario».

Discorso che ben riassume la visione alla base dell’equo compenso, fortemente voluto proprio dal Cnf che ne ha elaborato lo schema al tavolo con l’ex gurdasigilli Andrea Orlando più di due anni fa. E qui si coglie l’altro indizio di una imminente virata sulla questione da parte di tutti gli schieramenti. Una norma che assoggetti all’equo compenso, in modo inequivocabile, la stessa pubblica amministrazione è sollecitata proprio dai dem, a cominciare dallo stesso vicesegretario Orlando e dalla deputata Chiara Gribaudo, che nel 2017 assunse con Maria Elena Boschi l’iniziativa per il suo partito. Intervistati dal Dubbio, hanno chiesto di riaprire il dossier la responsabile Professioni di Italia Viva Silvia Fregolent e il capogruppo di Fratelli D’Italia alla Camera Carlo Lollobrigida. A occuparsi del tavolo a via Arenula, prima del crac di agosto, è stato l’ex sottosegretario leghista Jacopo Morrone. Si tratta insomma di uno dei rari casi in cui una legge potrebbe passare all’unanimità, e cosentirebbe alle forze politiche di stemperare un’immagine rissosa poco allettante per qualsiasi elettorato.