L'affaire Luca Morisi ha ancora molti contorni non ben definiti. Il «guardonismo domestico» stigmatizzato ieri da Matteo Salvini sta creando molta confusione intorno alla vicenda. Non si riesce a capire dove finisce il racconto dal buco della serratura della vita privata dell'ex guru social e dove inizia l'inchiesta giudiziaria. La frenesia nella rincorsa ai dettagli riguardanti quel 14 agosto e la necessità di strumentalizzare politicamente la vicenda non aiutano a mettere dei punti fermi. Innanzitutto quanti sono gli indagati? Un botta e risposta su questo c'è stato tra la Procura di Verona e la difesa di Morisi, in particolare sull'iscrizione nel registro degli indagati del ragazzo romeno che nel corso della perquisizione è stato trovato con la boccetta di presunta droga liquida. «Dagli atti nella legittima disponibilità della difesa, risulta sottoposta ad indagine un'ulteriore persona» ha detto il legale Fabio Pinelli, dopo che il procuratore Angela Barbaglio aveva sostenuto che «l'unico indagato è Luca Morisi. Non c'è nessun altro per questo procedimento». Il capo della procura ha però chiarito poco dopo: «Nell'indagine su Morisi io ho riferito solo ciò che ricordavo quando mi è  stata comunicata la notizia di reato, un mese e mezzo fa: e in quel momento riguardava solo la cessione di una sostanza liquida, che i due ragazzi asserivano essere droga. Cosa sia successo dopo, ovvero se il collega Aresu, nel prosieguo delle indagini, sia arrivato ad iscrivere una o altre persone, non lo so. Se l'avvocato Pinelli sostiene che oltre a questi c'è un secondo indagato, uno dei due ragazzi, immagino che lo faccia a ragion veduta, avendo contattato il pm per approfondire gli atti dell'inchiesta». Certo è, riferisce l'Ansa, che nel decreto di nomina del difensore d'ufficio e di convalida della perquisizione e sequestro è scritto che «il pm Stefano Aresu, visti gli atti del procedimento numero...» procede «nei confronti di Luca Morisi» e del ragazzo romeno ai sensi «dell''articolo 73 comma 4» del testo unico sugli stupefacenti (Dpr 1990/309), vale a dire per detenzione e cessione di sostanze stupefacenti. Abbiamo contattato l'avvocato Pinelli ma al momento non rilascia dichiarazioni. Quelli che si sa è che Morisi è disponibile a essere ascoltato dai magistrati. Per quanto concerne la sostanza nella boccetta, sono ancora in corso le analisi di laboratorio. Ed è stata smentita la presenza di un quarto uomo quella notte di agosto. Intanto però  com'è possibile che un noto giornale abbia avuto il numero di telefono del ragazzo romeno, che ha poi rilasciato una intervista in esclusiva ricostruendo, a suo parere, i fatti dello scorso 14 agosto? La domanda si pone perché siamo in una fase di atti coperti da segreto istruttorio eppure un cronista è riuscito a mettersi in contatto con il giovane e ad anticipare una sorta di interrogatorio. Legittimo diritto di cronaca, certo, che ma che pone sempre qualche interrogativo: possiamo giudicare certo tipo di giornalismo come voyeurismo giudiziario? La procuratrice Barbaglio ha precisato che la notizia dell'inchiesta non è uscita dalla loro Procura: « mi rendo conto che ormai lo sport nazionale è quello di sparare accuse contro i magistrati e le procure. E soprattutto di alimentare le polemiche. E voglio dirlo con chiarezza: è uno sport che non pratichiamo. Noi non abbiamo avuto alcun ruolo nella gestione di questa notizia». E allora come si è arrivati a P.R., il modello romeno di 20 anni, escort per necessità economica, che avrebbe condotto i carabinieri nella casa dell'ex guru social di Salvini, mostrando loro dove fosse nascosta la cocaina? «Quella notte a casa di Luca Morisi mi ha distrutto la vita - ha raccontato al cronista - Mi sono sentito male e sono fuggito. Con me ho prove, foto e chat che dimostrano che tutto ciò che vi dirò è la verità». La verità casomai sarà appurata da un giudice. Ma intanto la gogna contro Morisi cavalca. Nel frattempo le versioni sulla presunta droga dello stupro divergono. Il ragazzo a Repubblica ha detto: «Gli ho anche mostrato (ai carabinieri, ndr) la boccetta con il Ghb» che «era nel cruscotto della macchina con cui siamo arrivati. A me l'ha data Morisi e non so dire perché fosse finita in macchina». Su questo punto l'avvocato Pinelli, nel ribadire «la piena convinzione della irrilevanza penale della condotta della condotta di Morisi» aveva precisato che il suo assistito «non ha mai posseduto il flacone contenente il liquido oggetto degli accertamenti». «Nessuna violenza, nessuna costrizione, nessuna certezza sull'origine del flacone con il liquido, nessun quarto uomo: le parole del giovane intervistato da alcuni quotidiani confermano che Luca Morisi non ha commesso reati e ora è vittima di una campagna mediatica guardona e di pettegolezzi di un ragazzo che cerca pubblicità o soldi facili»: è stato invece il commento di fonti vicine alla famiglia di Morisi.