Ha un tumore, era stato ricoverato perché positivo al Covid, ma una volta negativizzato è stato posto nuovamente in isolamento al carcere di Opera e, secondo quanto denunciano i familiari, non gli verrebbe data la possibilità di seguire le terapie prescritte. Parliamo del detenuto Carmine Multari e a segnalare la vicenda alle autorità, è ancora una volta Sandra Berardi, la presidente dell’Associazione Yairaiha Onlus. Sempre in prima fila per quanto riguarda i diritti dei detenuti, soprattutto quelli “impresentabili”, perché macchiati di reati gravi. Ma siamo in uno Stato dove vige la Costituzione più bella del mondo, quella dove parla di dignità della pena e tutela della salute. Diritto primario che non può essere compresso da qualsiasi tipologia di detenzione.La compagna di Multari ha riferito all’associazione Yairaiha la carenza di comunicazione sulle effettive condizioni di salute sia durante la permanenza in ospedale (prima a Cremona e poi al San Paolo di Milano) sia dal rientro nel carcere di Opera. Preoccupazione per l'inosservanza delle prescrizioni mediche Inoltre è molto preoccupata per l'inosservanza delle prescrizioni mediche trattandosi di soggetto con un quadro clinico complesso. «Ad aumentare la preoccupazione – segnala sempre l’associazione - c'è il fatto che è stato dimesso dall'ospedale San Paolo e riportato in carcere, presumibilmente perché nel frattempo negativizzato, ma è stato messo in isolamento e non gli viene data la possibilità di seguire le terapie prescritte, né di avere l'assistenza del piantone, né la dotazione della carrozzina, né di essere visitato». Il detenuto Multari, detenuto a Opera, non riuscirebbe a uscire dalla cella neanche per fare una doccia, tant'è che gli viene portato un secchio con acqua calda per lavarsi in cella.«Il 4 dicembre – prosegue Yairaiha - avrebbe dovuto presenziare ad una udienza ma le condizioni fisiche glielo hanno impedito; continua ad accusare dolori diffusi e malessere generale. All'avvocato di fiducia è stato negato il colloquio perché pare che il detenuto sia in una sorta di “zona rossa” all'interno della struttura penitenziaria». È in attesa della sentenza definitiva Multari ha subito un intervento oncologico di recente e già prima di contrarre il Covid presentava un quadro clinico complesso che non sarebbe stato sufficientemente affrontato all'interno della struttura penitenziaria. «Ci sembra – osserva l’associazione - che allo stato attuale le condizioni del signor Multari che, ribadiamo, è oltretutto in attesa di sentenza definitiva, siano molto lontane dalla dignità e dall'umanità richiamate dall'art. 27 della nostra Costituzione; anche il diritto fondamentale alla salute ci sembra essere compromesso dalle carenze sanitarie strutturali che con la pandemia sono esplose in maniera drammatica determinando il collasso definitivo delle strutture sanitarie penitenziarie e pubbliche». Da ricordare che ai primi di marzo si era visto rigettare l’istanza per i domiciliari, perché secondo i giudici non avrebbe corso il rischio Covid. Non è stato così.