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Il disegno di legge sulla Sicurezza comincia a suscitare preoccupazione per i numerosi emendamenti che rischiano di minare diritti e libertà fondamentali dei cittadini. Si tratta di un corposo pacchetto di oltre 300 emendamenti, presentato dai vari schieramenti. Tra le proposte più controverse spiccano quelle della Lega di Matteo Salvini, che puntano a introdurre il “reato di integralismo islamico”, con un albo nazionale per gli imam e un tracciamento dei finanziamenti alle moschee. Una proposta che potrebbe contrastare con l’articolo della Costituzione che garantisce la libertà di culto. Viene inoltre chiesta una stretta sui requisiti per il riconoscimento della cittadinanza a chi ha commesso reati da minorenne, misura che andrebbe a colpire la possibilità di recupero e reinserimento dei giovani.
Non mancano poi proposte dall'impronta apertamente liberticida, come l'introduzione dell'arresto obbligatorio per chi indossa caschi o mezzi “per rendere difficoltoso il riconoscimento nelle manifestazioni in luogo pubblico”. Non manca la vecchia proposta riguardante l’introduzione della castrazione chimica per chi si è macchiato di violenza sessuale. Forte preoccupazione desta anche l'emendamento del governo per vietare la commercializzazione della cannabis light. Qualche giorno fa, in Aula, durante il question time con il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, il presidente di + Europa, Riccardo Magi, ha portato delle bustine di cannabis con il volto della presidente del Consiglio. In contemporanea, gli attivisti del suo stesso partito distribuivano all’esterno la porzione monodose ai passanti. “Eccellenza italica”, la scritta sulla bustina in plastica, evocava il rilancio del Made in Italy.
Come se non bastasse, la Lega ha presentato un altro controverso emendamento. Parliamo di una proposta secondo cui non dovrebbero più essere i Pm a indagare sugli episodi di violenza da parte delle forze dell’ordine, bensì l’Avvocatura dello Stato, organo della pubblica amministrazione che normalmente si occupa di difendere nei processi l’amministrazione statale. L’emendamento recita: “se non ravvisa la sussistenza del reato o la responsabilità dell’imputato chiude rapidamente il procedimento”. Il Pm potrebbe intervenire solamente nel caso siano necessari “atti urgenti, relativi alla prova di reato” per i quali “non è possibile rinvio”. Andando nello specifico, si tratterebbe di scongiurare il cosiddetto “atto dovuto” ed è la previsione che i procedimenti penali a carico degli operatori di polizia, quando vi è l'uso di armi o di strumenti di coazione fisica, siano gestiti direttamente dal Procuratore Generale presso la Corte d'Appello e, quando sussistono cause di esclusione della pena, possa essere prevista direttamente l'archiviazione del procedimento; questo sempre dopo che siano stati esperiti tutti gli accertamenti necessari e che nelle prime fasi l'Avvocatura si sia assunta la responsabilità di rappresentare l'amministrazione per gli eventuali accertamenti urgenti o di natura tecnica. Nel medesimo emendamento viene prevista anche l'introduzione della tutela legale con la previsione di due distinte ipotesi. La prima è che le spese legali per fatti di servizio siano corrisposte direttamente dall'amministrazione, mentre nella seconda ipotesi viene previsto un innalzamento dell'anticipo spese da 5 mila euro a 30 mila euro.
Sulle barricate le opposizioni, che parlano di una misura “incostituzionale”. «Sì, perché – come denuncia il capogruppo AVS in commissione Affari costituzionali Filiberto Zaratti – creerebbe esclusivamente per gli agenti di polizia un canale privilegiato e, di fatto, si infrange contro il principio costituzionale dell’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge». Durante la conferenza stampa alla Camera, + Europa e la Società della Ragione hanno denunciato gli aspetti critici del ddl sicurezza. In particolare sono intervenuti i parlamentari Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova, insieme ai rappresentanti della lista “Stati Uniti d'Europa” e a Franco Corleone. Secondo + Europa, il testo è «per molti aspetti in evidente contrasto con la Costituzione» ed esprime «tutta la natura repressiva e reazionaria» dell'esecutivo, con misure volte a colpire le fasce più deboli della società. Il ddl, accusano, «inventa nuovi reati» concependo la sicurezza solo in termini di «proibizione e punizione», tanto che persino Gandhi verrebbe condannato e incarcerato secondo le nuove norme.
Una dura critica al ministro Nordio, reo di non opporsi a questo «aberrante e semplicemente inaccettabile» provvedimento. Siamo al rischio concreto di un disegno di legge che nelle intenzioni dovrebbe garantire più sicurezza, ma che rischia di comprimere pesantemente diritti, libertà individuali e introdurre privilegi in nome di una pretesa di ordine pubblico.