Nessun emendamento a firma Fratelli d’Italia e Lega, nonostante i due partiti esprimano i due sottosegretari con delega sulle carceri, Andrea Delmastro e Andrea Ostellari. E solo due richieste di modifica da parte di Forza Italia, a firma Tommaso Calderone e Pietro Pittalis, lievi limature che non cambiano la sostanza. Il ddl sulla liberazione anticipata di Roberto Giachetti e Rita Bernardini è ormai in dirittura d’arrivo. Dopo l’audizione di oggi del Garante nazionale dei detenuti, il provvedimento potrà essere esaminato e licenziato dalla commissione Giustizia di Montecitorio.

La proposta - pensata dal deputato di Italia viva con la presidente di Nessuno tocchi Caino - mira ad aumentare da 45 a 60 giorni la riduzione di pena per ogni semestre di detenzione ai fini della liberazione anticipata, introducendo inoltre, per i prossimi due anni, un ulteriore aumento dei giorni di sconto di pena (da 60 a 75). Non la soluzione definitiva al sovraffollamento, ma un primo passo per ridurre la sofferenza carceraria, puntando anche a incentivare la partecipazione dei detenuti all’opera di rieducazione, favorendo così il loro reinserimento sociale. Il governo sembra non voler dare alcun contributo, lasciando che sia una norma a totale “gestione” della minoranza.

E in tal modo è al M5S che spetta il compito di smussare la norma. Il partito di Giuseppe Conte sembra, da un lato, intenzionato a puntare molto sul tema della rieducazione, prevedendo fondi per le attività interne agli istituti penitenziari e anche un intervento per rifinanziare il fondo relativo all’accoglienza di genitori detenuti con bambini al seguito in case- famiglia protette; mentre dall’altro punta a escludere dai benefici i reclusi per reati ostativi, così come suggerito dal procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo.

Un tentativo fatto con la proposta emendativa dei deputati Giuliano, D’Orso, Ascari, Cafiero de Raho, che non troverebbe d’accordo il Pd e che preclude l’accesso alla liberazione anticipata per chi sia stato riconosciuto colpevole de i delitti “indicati dall’articolo 4- bis della legge 26 luglio 1975, n. 354”, e per i detenuti “per maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e atti persecutori, delinquenti abituali, professionali o per tendenza, detenuti sottoposti al regime di sorveglianza particolare, salvo che sia stato accolto il reclamo previsto dall’articolo 14- ter della medesima legge; detenuti che negli ultimi due anni siano stati sanzionati per le infrazioni disciplinari di cui all’articolo 77, comma 1, numeri 18, 19, 20 e 21 del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 2000, n. 230; detenuti nei cui confronti sia redatto rapporto disciplinare ai sensi dell’articolo 81, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 2000, n. 230, in quanto coinvolti in disordini e sommosse”.

Ma non solo: per il M5S il nucleo della proposta Giachetti andrebbe sostituito con una premialità che non ha a che fare con la liberazione anticipata, ma con la possibilità di scontare la pena detentiva non superiore a 12 mesi - se costituente parte residua di maggior pena - «presso le case di comunità di reinserimento sociale».

Discorso analogo per i detenuti in semilibertà, mentre viene proposta la possibilità di consentire al detenuto «colloqui intimi con il coniuge, la parte dell’unione civile o la persona con lei stabilmente convivente, senza il controllo a vista del personale di custodia, quando, tenuto conto del comportamento della persona detenuta in carcere, non ostino ragioni di sicurezza o esigenze di mantenimento dell’ordine e della disciplina». Colloqui ai quali garantire «una durata adeguata all’obiettivo di consentire al detenuto e al suo partner un’espressione piena dell’affettività», da svolgere «presso unità abitative appositamente attrezzate all’interno degli istituti».

Offrendo un assist al governo - che sul punto non sarebbe disposto a chiudere un occhio -, il M5S chiede anche di cancellare l’aumento a 75 giorni previsto dalla proposta Giachetti, mentre il deputato di Avs Devis Dori propone una delega al governo a emanare, entro 18 mesi dall’entrata in vigore della legge, «uno o più decreti legislativi volti a riordinare le misure alternative alla detenzione, con lo scopo di incentivare il ricorso alle stesse».

«Accanto a misure tampone per limitare il sovraffollamento nelle carceri - ha commentato Dori -, vogliamo puntare su un’esecuzione della pena fuori dal carcere in linea col principio rieducativo della pena al fine di ridurre anche la recidiva». Ma il M5S chiede anche più fondi per le strutture sportive, per le attività teatrali, per nuove residenze Rems e per l’edilizia penitenziaria. Il Pd, dal canto suo, con i deputati Gianassi, Di Biase, Serracchiani e Zan, chiede che al momento dell’ingresso in carcere il condannato sia informato del meccanismo premiale previsto dalla norma e le conseguenze sull’entità della pena da scontare, nonché che la detrazione di pena di settantacinque giorni prevista dall’articolo 2 della norma si applichi anche ai semestri di pena successivi alla data del 1° marzo 2020, nonché al semestre in corso da tale data. Inoltre chiede assunzioni straordinarie per il corpo di polizia e per gli addetti all’ufficio del processo e un concorso per 500 nuovi magistrati.