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Sono stati deliberati dall’Assemblea nazionale di Autonomia& Indipendenza i candidati per le prossime elezioni per il rinnovo del Consiglio superiore della magistratura. Sono Piercamillo Davigo, presidente di sezione della Corte di Cassazione, per il il collegio ' magistrati di legittimità'; Sebastiano Ardita, procuratore aggiunto a Catania, per il collegio ' pubblici ministeri'; Giuseppe Marra, magistrato addetto all’Ufficio del massimario presso la Corte di Cassazione e Ilaria Pepe, consigliere di Corte d’Appello a Napoli, per il collegio ' giudici di merito'.
A& I, la corrente della magistratura associata nata nel 2015 dopo la scissione dal gruppo conservatore di Magistratura indipendente, aveva deciso l’anno scorso di selezionare i propri candidati per il Csm mediante le primarie. Un sistema di scelta che ricordava molto da vicino le “parlamentarie” del M5s. «Vogliamo allargare avevano dichiarato i vertici di A& I presentando l’iniziativa - il più possibile la partecipazione dei magistrati per tutte le scelte decisionali, evitando che ci siano candidature calate dall’alto». I quattro candidati sono stati selezionati tramite il voto elettronico. Potevano partecipare alla votazione tutti coloro, anche i “simpatizzanti”, che si erano registrati sulla piattaforma dedicata.
L’unica candidatura presentata per la categoria magistrati di legittimità era stata quella di Davigo, presidente e fondatore di A& I. L’ex Pm di Mani pulite è stato votato in modo plebiscitario. L’assenza, però, di un concorrente aveva suscitato diverse critiche fra le toghe. «Ma con chi – aveva risposto il coordinatore nazionale di A& I Alessandro Pepe - avrebbe dovuto misurarsi Davigo? Rappresenta un valore aggiunto per tutta la magistratura».
A& I attualmente ha al Csm un solo rappresentante, il giudice del Tribunale di Roma Aldo Morgigni. Alle prossime elezioni che si terranno verosimilmente a luglio punta a quattro consiglieri. Un risultato ambizioso. All’ultima tornata elettorale, quella per il rinnovo dell’Anm, i davighiani hanno ottenuto oltre 1300 preferenze. Per eleggere un consigliere nella categoria giudicanti servono circa 500 voti. Molti di più per un magistrato di legittimità.
Gli iscritti alla corrente sono 200, numeri che non sarebbero sufficienti per eleggere alcun rappresentante a Palazzo dei Marescialli. Va tenuto conto, però, che i magistrati non sempre vogliono essere “etichettati” prendendo una tessera. Nel segreto dell’urna può dunque accadere di tutto e non si escludono sorprese.
Davigo, Ardita e Marra, prima della scissione, erano iscritti a Mi. Quindi molto attenti alle condizioni di lavoro dei magistrati e per il ritorno all’anzianità di servizio come criterio di scelta dei vertici degli Uffici giudiziari. In particolare, poi, Davigo e Ardita hanno anche una visione “manichea” della società. Per farsi un’idea del programma elettorale e del ruolo della magistratura è sufficiente leggere il libro scritto da loro nel 2017 ed il cui titolo non lascia molti dubbi: Giustizialisti - Così la politica lega le mani alla magistratura, con la prefazione di Marco Travaglio per Paperfirst, la casa editrice del Fatto Quotidiano.