Evitare il rischio "amarcord". Nessuna nostalgia per i tempi passati, quelli caratterizzati dallo scontro con la politica, ma uno sguardo rivolto al futuro, come dice Nello Rossi. Al ventunesimo congresso di Magistratura democratica in corso a Bologna la seconda giornata ruota tutta attorno a una riflessione sulle diseguaglianze nel terzo millennio e sul ruolo della giurisdizione. Lasciandosi alle spalle il ventennio berlusconiano visto che le emergenze, adesso, sono altre.Proprio Nello Rossi, attuale avvocato generale dello Stato, aprendo i lavori, ha voluto premettere che il garantismo è nel dna di Md. Citando il caso Tortora, ha ricordato che furono proprio due storici esponenti di Md, Ippolito e Palombarini, i primi che criticarono apertamente la conduzione di quel processo. «Attualmente il processo penale invece è pieno di diseguaglianze», sostiene Rossi.In proposito lo storico esponente de Md invita colleghi a «tenere sempre ben presenti i diritti degli ultimi: chi sono gli ultimi nella società odierna? Ad esempio i piccoli risparmiatori, sopraffatti da una finanza sempre più aggressiva. Da contrastare con forza».Renato Rordorf, presidente di sezione in Corte di Cassazione, ha sottolineato che anche nel processo civile esistono diseguaglianze. Con sistemi di giurisdizione sempre più complicati che solo i più attrezzati riescono a fronteggiare, ricorrendo magari a costose formule di arbitrati non alla portata di tutti. Roberto Riverso, magistrato del lavoro, ha "demolito" il jobs act, a suo giudizio fonte di diseguaglianze: «Ha avuto il merito di far tornare indietro i diritti dei lavoratori di 50 anni, con l'aumento del numero dei licenziamenti, la difficoltà di risarcimento del danno, controlli sempre più invasivi sul posto di lavoro e costi elevati per accedere alla giurisdizione con l'introduzione del contributo unificato. Indebolendo la contrattazione», sostiene Riverso, «l'unico risultato è stato quello di inserire nell'ordinamento più flessibilità, togliendo certezze e trasformando l'Italia in un Paese con 4 milioni e 600mila poveri. E poi non è assolutamente vero che ha creato lavoro favorendo gli investimenti stranieri». Maurizio Landini, segretario della Fiom ed invitato al congresso, gioca in casa nel descrivere un mondo del lavoro sempre più precario, dove è stata azzerata la contrattazione collettiva.Una crociata di quelle che Berlusconi bollava come "toghe rosse" contro il jobs act, dunque. Ma nelle assise di Md si parla, certo, anche del lavoro dei giudici: e si smentisce che oggi si lavori di più di un tempo. Quello che è aumentato è il numero e la complessità delle leggi. «Purtroppo», lamenta Claudio Castelli, presidente della Corte d'Appello di Brescia, «il tema dei carichi esigibili è stato strumentalizzato dalla destra giudiziaria: una risposta demagogica che sta facendo presa sui giovani magistrati. Che poi, come è stato fatto rilevare, tanto giovani non sono considerato che il concorso in magistratura è diventato di secondo livello, con giudici di prima nomina che hanno quarant'anni». E a proposito di giovani toghe, non erano molte quelle presenti in sala. Fondamentale, per Castelli, «fermare il nonnismo giudiziario: serve equità fra generazioni».L'aumento dei fascicoli c'è ma secondo la maggioranza dei relatori «bisogna finirla con la storia dell'obbligatorietà dell'azione penale». Che va esercitata solo nei casi in cui si è certi di giungere a una condanna. Molto importante, in tale contesto, il ruolo del dirigente. Sì anche a competenze esterne per agevolare le scelte di nomina del Csm. C'è sempre il rischio che il magistrato lavori più per i titoli che non per la giurisdizione. Il togato del Csm Valerio Fracassi ricorda «i progressi fatti in tema di nomine». E sui lavori consiliari, «Movimenti e Md dovranno coordinarsi sempre più».Tra gli ospiti c'è anche Susanna Camusso, segretario Cgil: auspica «maggiore collaborazione con Md». E ovviamente si accoda all'allarme sulla precarietà. Il clou arriva con Giovanni Legnini, vicepresidente del Csm, che difende «appassionatamente» il lavoro svolto da Palazzo dei Marescialli in questa consiliatura. A partire dalle nomine, fatte con criteri meritocratici e trasparenti. Con qualche distinguo dal togato Piergiorgio Morosini. Che rivendica la storia di Md e «l'alto ruolo della magistratura» e dice «no al carrierismo». Ma anche al referendum: perché la Costituzione va difesa.