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Qualcosa come 3.746 persone, più del 7 per cento della popolazione delle Isole Marshall — circa 56mila abitanti distribuiti su 5 isolotti e 29 atolli, fra cui quello di Bikini, celebre per i test nucleari e per aver dato il nome al costume da bagno a due pezzi per il gentil sesso — sarebbe oggi detenuto nelle prigioni italiane.
Il dato si evince dalla lettura della tabellina relativa alla presenza dei detenuti stranieri negli istituti di pena, aggiornata al 31 luglio, pubblicata in questi giorni sul sito del ministero della Giustizia. Essendo difficilmente credibile che gli abitanti di questi atolli, siti nella lontana Oceania e raggiungibili dall’Italia dopo un viaggio di almeno 40 ore con scalo a Manila ed Honolulu, abbiano deciso in massa di venire nel Bel Paese per delinquere e farsi poi arrestare, Il Dubbio ha contattato ieri pomeriggio l’ufficio stampa di via Arenula affinché provveda alla correzione del dato numerico.
A parte ciò, comunque, l’analisi delle statistiche elaborate dalla competente sezione del Dap ( Dipartimento amministrazione penitenziaria) fornisce interessanti spunti di riflessione. Sono 20.080 i detenuti stranieri attualmente reclusi, praticamente un terzo dell’intera popolazione carceraria. La maggior parte concentrata in Lombardia, Lazio e Piemonte. Fra le comunità più presenti, quelle albanese, rumena, nigeriana e tunisina. Ci sono anche detenuti provenienti da Nazioni che non esistono più, come la Jugoslavia, o che, come lo Zaire, hanno cambiato denominazione, nel caso specifico in “Repubblica democratica del Congo”. Treedici detenuti sono invece indicati con la dizione “nazionalità non definita”.
Non esistono detenuti degli Emirati Arabi. Qui vale il discorso inverso. Ad Abu Dhabi gli italiani vanno per trascorrere la latitanza negli scintillanti grattacieli sul Golfo. Dall’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena al cognato di Gianfranco Fini Giancarlo Tulliani.