Avvicinandosi l’ora del rinnovo del Csm, che scoccherà verosimilmente il mese prossimo, il clima dalle parti di piazza Indipendenza inizia a farsi incandescente. A gettare il sasso nello stagno è stato, due giorni fa, Luigi Riello, procuratore generale di Napoli, con una durissima lettera dal titolo “La dignità perduta del Csm”, pubblicata nelle pagine locali di Repubblica. Secondo Riello, recentemente sconfitto nella corsa la carica di pg della Cassazione, l’attuale Csm è il «peggiore della storia repubblicana», e i non pochi componenti limpidi e capaci devono meritare ammirazione per aver esercitato le funzioni in un contesto «compromesso e sfilacciato».

La causa di questo declino sarebbe nello spessore, ridotto rispetto al passato, sia dei togati che dei laici. I primi, un tempo stimati magistrati, sono ora dei “funzionari di corrente”, e i secondi degli “oscuri avvocati di provincia e ignoti professori sottratti all’oblio dai partiti”. E per “giustificare” tali giudizi, Riello ha evocato la consiliatura 2002- 2006 di cui egli fece parte con Virginio Rognoni, Luigi Berlinguer e Giorgio Spangher.

Se per la componente togata i giochi sono stati fatti il mese scorso, con inevitabile delusione di Riello giacché su 20 posti ben 19 sono andati a magistrati espressione dei vari gruppi associativi, la palla passa ora al Parlamento, che dovrà eleggere i 10 laici, per una «difficile opera autenticamente rifondativa».

Luigi Riello attacca il Csm, la replica di Cavanna

Alle critiche di Riello ha risposto Stefano Cavanna, avvocato genovese eletto su indicazione della Lega: «Sono frasi alquanto ingenerose: nello scandalo Palamara, che ha comportato un gravissimo danno d’immagine per la magistratura, ricordo che erano coinvolti solo dei magistrati», ha osservato il consigliere laico in plenum.

«Se il problema sono le nomine, nessuno sottolinea che i cv dei magistrati proposti al Csm per un incarico si equivalgono tutti, essendo tutti eccellenti. Io, a tal proposito, mi astengo spesso», ha continuato Cavanna, «perché ho forti dubbi sul modo in cui sono effettuate queste valutazioni di professionalità. Non credo», ha concluso, «che si possano accusare i laici di chissà cosa. Anche perché i togati, oltre a essere il doppio dei laici, quando arrivano a Palazzo dei Marescialli sanno già come muoversi, avendo fatto esperienze già al Csm o nei Consigli giudiziari».