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Da uomo di fiducia di Matteo Messina Denaro, tanto da essere l’unico ad avere il numero di cellulare del boss, a bibliotecario del museo di Santa Chiara a Sulmona. Il Tribunale dell’Aquila ha concesso all’ergastolano Leonardo Ciaccio la misura alternativa alla detenzione di un “distacco”, in regime di semilibertà e a titolo di volontariato, nel polo museale abruzzese. Provvedimento al quale si è opposta la Procura generale aquilana, che ha chiesto alla Cassazione di annullare l’ordinanza.
Nel ricorso, si obietta che in passato il detenuto non sia mai riuscito a ottenere un permesso premio, e che dunque è sorprendente il riconoscimento di un beneficio assai più consistente qual è la semilibertà. Si segnala inoltre, da parte dell’accusa, come Ciaccio non si sia mai “pentito”, non abbia mai collaborato con la giustizia, e che non lo si possa «premiare» solo per la condotta carceraria ineccepibile.
Una vicenda emblematica delle resistenze che, anche da parte della magistratura, permangono rispetto ai principi affermati dalla Corte costituzionale con le pronunce degli scorsi anni, relative appunto al superamento della “collaborazione” quale condizione esclusiva per l’accesso dei detenuti di mafia ai benefici penitenziari.