Mai come negli ultimi anni, con la diffusione della rete internet e dei Social Media, è proprio nel mondo virtuale - figlio e padre della nostra evoluzione- che si consumano relazioni, si stringono amicizie, si fa business e si impara. E, come in ogni mondo, si commettono reati.Il bullismo è una condotta criminale, nel senso che crea dolore nella vittima ed essendo stata esperienza che molti hanno vissuto, si sa bene cosa significhi. Nel sistema scolastico Italiano e negli ambienti di lavoro ancora non si è riusciti ad eliminarlo del tutto.Ma cosa si intende per cyberbullismo? Nel ddl n. 1261 si legge «Per cyberbullismo si intende qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione e si intende altresì qualunque forma di furto d'identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica». Era auspicabile da tempo una legge che si occupasse di tutto ciò in maniera fattiva. Il problema è, infatti, molto sentito non solo nel nostro paese ma in tutto il mondo libero.Fin dal 2004, l'Unione Europea ha istituito il Safer Internet Day, una giornata di sensibilizzazione alla rete ed a tutti i rischi connessi all'utilizzo di internet, il secondo martedì di febbraio. Ciò malgrado, nella fretta di recuperare il tempo perduto, si rischia di commettere un grosso errore: quello di far di tutta l'erba un fascio e di promulgare una legge che, come troppo spesso accade, dopo le modifiche delle commissioni perda ogni funzione originaria.Nel disegno iniziale, vi erano solo sei articoli e tutti tesi a tutelare mediante le iniziative più disparate i minori: si vada un tavolo tecnico per una azione integrata, alla formazione del personale scolastico per l'educazione ad un internet "consapevole", passando dal valore curriculare della buona conoscenza di internet, fino ad arrivare ala sanzione dell'ammonimento in assenza di specifica querela, proprio a non ignorare il comportamento del minorenne ultraquattordicenne in danno di altro minore anche quando non si è in presenza di specifica querela.Insomma per quanto non efficacissimo, il testo originario il ddl si indirizzava ai preadolescenti e agli adolescenti, ma anche ai professori e alle famiglie. In questo modo veniva sottolineata l'importanza di queste due istituzioni che da sempre dovrebbero svolgere il ruolo di educazione alla parità.Nel testo attuale, invece, qualsiasi attività, non necessariamente reiterata, compiuta dai cittadini anche maggiorenni sul web, conferisce la possibilità a chiunque di ordinare la cancellazione dei contenuti ritenuti "offensivi". Un commento troppo colorito su un forum, una conversazione sotto un post, qualsiasi pubblicazione di dati, qualsiasi notizia data su un blog o su una testata giornalistica multimediale, con questa nuova legge sarà oggetto di possibile rimozione.Cosa succede a chi non cancella, nonostante la richiesta, i contenuti presenti sul web? Sembrerebbe spettargli la rimozione e l'oscuramento dei contenuti ed una sanzione che va fino ai sei anni di carcere. E cosa resta a questo punto del cyberbullismo (che è un fenomeno sociale)? Solo un accenno residuale. È davvero il caso che gli Internauti si mettano a guardare con attenzione ai lavori Parlamentari.