Sarà sorpreso chi immaginava una magistratura in allerta sulla riforma del Csm semplicemente per scongiurare il “sorteggio temperato” dei togati. Con un documento diffuso ieri, “Magistratura indipendente” spariglia il tavolo e lancia due o tre segnali in vista degli emendamenti Cartabia: no a «pregiudizi» verso il «sorteggio dei candidati», ma no anche al «sistema elettorale» basato su «seconde e terze preferenze» che è stato suggerito dalla commissione Luciani. La corrente moderata dei magistrati dichiara di propendere piuttosto per «il maggioritario puro a preferenza singola». La partita incrociata fra governo, partiti e associazionismo giudiziario è insomma assai più articolata del previsto.

«Le elezioni per il rinnovo del Consiglio sono ormai prossime, ma il fronte delle riforme sul sistema elettorale non registra novità di rilievo», premette la nota di “Mi”. Secondo la quale c’è il rischio che non siano «concretamente valutati interventi più radicali, come quelli che prevedono l’innesto del sorteggio nella designazione dei candidati, verso i quali non abbiamo mai manifestato pregiudizi, pur consapevoli delle delicate implicazioni giuridiche di cui sarebbero gravidi. Quale che sia la strada che verrà adottata dal legislatore, riteniamo imprescindibile che il prossimo Csm sia il frutto di una scelta dei magistrati italiani libera da condizionamenti, sia interni che esterni alla magistratura».

Dovranno essere garantite, secondo il gruppo moderato delle toghe, «una rappresentanza equilibrata delle diverse professionalità dei magistrati e una composizione che tenga conto delle innegabili differenze di orientamento culturale, che esistono al nostro interno. Occorre un sistema elettorale che valorizzi la capacità dei candidati di riscuotere un consenso il più ampio possibile, tale da superare le barriere associative, e che, al contempo, non si presti a essere influenzato da accordi stretti in sede associativa. Per tale ragione», “Mi” esprime «il più netto dissenso rispetto a qualsiasi ipotesi di riforma che preveda il ricorso al ballottaggio, che è il luogo privilegiato di accordi tra gruppi».

La scelta di fondo che si rinviene nel testo della commissione Luciani, di suddividere il territorio nazionale in più collegi plurinominali, è, secondo “Mi”, «coerente con l’obiettivo di ridurre la possibilità di condizionamenti del voto. Tale suddivisione appare lo strumento idoneo per consentire di avvicinare maggiormente i candidati agli elettori, rendendo non più indispensabile l’appoggio delle correnti, ma non dovrà essere tale da consentire influenze frutto di esasperati localismi. Esprimiamo, invece, forti perplessità», chiarisce poi la nota, «sul sistema elettorale previsto dal medesimo testo, che attribuisce particolare peso alle seconde e terze preferenze correlate ai candidati più votati: tale sistema si presta alla elaborazione di “cordate” e, dunque, a condizionamenti del voto, frutto di accordi correntizi».

E allora, «nell’ottica di una riflessione collettiva sui possibili ambiti di riforma del sistema elettorale del Csm, Magistratura indipendente auspica l’adozione di un sistema elettorale che garantisca la parità di genere delle candidature, preveda la suddivisione del territorio in una contenuta pluralità di collegi plurinominali e l’elezione dei candidati secondo il criterio maggioritario puro a preferenza singola. Occorre fare presto, perché», conclude il documento, «il tempo della scadenza dell’attuale consiliatura è ormai prossimo, ma occorre altresì far bene, e Magistratura Indipendente è pronta a dare il suo contributo di riflessione e proposta, nella speranza che la scelta, qualunque essa sia, costituisca il frutto di un confronto franco e trasparente».