Niente accordo sulla riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario. Stamane alle 12 nuova riunione tra la maggioranza e la ministra Marta Cartabia.

Questo ennesimo slittamento mette in serio pericolo l’approdo del testo in aula subito dopo Pasqua. «Speravo di poter mantenere l’impegno di portare la riforma in Aula il 19 aprile. Vediamo cosa accadrà alla riunione di domani (oggi, ndr), ma a questo punto mi sembra molto irrealistico», ha detto il presidente della commissione Giustizia Mario Perantoni.

Sarebbe il terzo rinvio, dopo l’annullamento delle due date precedenti, il 28 marzo e l’ 11 aprile. Ogni giorno vi raccontiamo che il prossimo vertice dovrebbe essere quello decisivo per trovare la quadra sui nodi più ingarbugliati, ma evidentemente qualsiasi pronostico ottimista va a sbattere contro la realtà di una trattativa ancora in salita. Eppure il testo emendativo del governo al ddl originario di Bonafede era stato approvato all’unanimità nel Consiglio dei ministri dell’ 11 febbraio, poi sappiamo cosa è successo, con il banco sempre pronto a saltare. E ora la partita sulla giustizia si intreccia con quella del fisco, come leggerete a breve.

Ieri la riunione tra la guardasigilli e i capigruppo di maggioranza era iniziata alle 11.30 e si era interrotta alle 14 per due motivi: fare valutazioni tecniche e consentire a Lega e Forza Italia di confrontarsi con i rispettivi vertici sulle ipotesi di accordo emerse durante la mattinata, soprattutto in merito alla legge elettorale del Csm. Si sarebbe dovuto riprendere alle 17, ma non si è riusciti ad avere risposte dai plenipotenziari della Lega ( Matteo Salvini e

Giulia Buongiorno), forse per gli impegni nel processo Open Arms. Sta di fatto che dopo l’attesa pomeridiana, la ministra ha deciso di aggiornare la riunione a stamattina, in un incontro da remoto. Riguardo a FI, sono emerse perplessità sull’idea del sorteggio nella formazione dei collegi, siano essi composti dai distretti di Corte d’Appello o dalle regioni italiane. La virata verso quest’altro tipo di selezione casuale c’era stata a causa dell’intransigenza di Cartabia sui profili di incostituzionalità del sorteggio temperato degli eleggibili. Tutto comunque dipenderà dall’incontro tra Antonio Tajani e Mario Draghi, in programma all’inizio della prossima settimana, probabilmente martedì, al rientro del premier dalla visita in Algeria. L’incontro con il presidente del Consiglio sarà preceduto da un colloquio tra Silvio Berlusconi e Tajani. Non a caso ieri dal palco della convention azzurra ‘ L’Italia del futuro’, Tajani ha detto: ‘ «Sostegno al governo Draghi fino al 2023, ma restano aperte due questioni: la riforma del fisco e quella della giustizia, sulle quali non possiamo fare marcia indietro, perché rappresentano l’essenza della nostra azione politica».

Secondo i dem Anna Rossomando e Walter Verini «in questi giorni abbiamo lavorato con la massima apertura, abbiamo fatto un lavoro paziente per tenere insieme la maggioranza. E ora che siamo arrivati davvero all’ultimo miglio per chiudere l’accordo, la Lega non ci ha fatto ancora sapere le sue valutazioni. Siamo preoccupati», concludono i parlamentari, «non vorremmo che proprio ora, ancora una volta, la giustizia venga usata come una clava. Siccome ci sono polemiche sul fisco, ci si mette anche la giustizia?». Ad addossare alla Lega tutte le responsabilità del mancato accordo ci hanno pensato anche i deputati del Movimento 5 Stelle: «L’incontro con la ministra Cartabia e le forze di maggioranza poteva essere finalmente decisivo ma la Lega purtroppo non si è mostrata disponibile e sta bloccando la riforma». Non è soddisfatto, ma per altre ragioni, il deputato di Italia Viva Cosimo Ferri: «La ministra è stata cortese nell’ascolto, ma non disponibile nella sostanza e ha chiaramente fatto capire di voler andare avanti senza Italia Viva, ne prendiamo atto. Una riforma che premia il peso delle correnti e mette in difficoltà chi vuole rimanere fuori dal sistema e pensare solo al lavoro». Infine un’ennesima stoccata alle toghe rivali di AreaDg: «Non cambierà niente, anzi le correnti saranno più forti di prima. Ora capisco perché il segretario della corrente Area, Albamonte, abbia invaso a gamba tesa il campo della politica pretendendo di decidere la delegazione dei partiti di maggioranza». Albamonte questa volta ha però replicato: «Leggo i lanci di agenzia nei quali l’onorevole Ferri cita, non a proposito, il mio nome. Stando a queste dichiarazioni la sua sarebbe la voce fuori dalle correnti mentre la mia la voce del sistema. I fatti di questi anni tuttavia dimostrano cose diverse». Intanto il comitato direttivo centrale dell’Anm ha indetto una riunione straordinaria per discutere della riforma del Csm proprio il 19 aprile...