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«E' un giorno bello anche per Mantova: il sindaco Mattia Palazzi era stato indagato per una vicenda di sms privati e alcune opposizioni lo avevano attaccato in modo violento, con il consueto giustizialismo a giorni alterni». Matteo Renzi commenta così le notizie che arrivano dalla città lombarda: la Procura ha chiesto l’archiviazione dell’indagine aperta nei confronti di Mattia Palazzi, sindaco del Pd, per tentata concussione continuata. L’accusa iniziale era di aver chiesto favori sessuali alla rappresentante di un’associazione culturale, in cambio di contributi comunali. Un’imputazione infamante che aveva distrutto la vita privata del primo cittadino. «Mattia ha resistito alle accuse infamanti, ha dimostrato la sua innocenza e oggi è arrivata la richiesta di archiviazione. Sono felice di aver insistito con Mattia perché non mollasse nonostante la grancassa e la gogna mediatica dei quei giorni. Avanti, insieme», commenta ancora l’ex premier.Ma le sorprese non finiscono qui. Perché il sindaco di Mantova non solo viene scagionato da ogni accusa, ma tutta l’inchiesta viene stravolta. E da potenziale carnefice, Palazzi si trasforma in possibile vittima. La svolta arriva con l’interrogatorio di Elisa Nizzoli, 39 anni, presidente di “Mantua me genuit”, l’associazione a cui il sindaco avrebbe dovuto destinare fondi in cambio di favori sessuali da parte della presidente, come testimoniato da alcuni sms. Pare, però, are che la donna abbia ammesso davanti ai magistrati di aver alterato i messaggi della “chat erotica” tra lei e il sindaco, che erano di carattere strettamente personale, aggiungendo parti di frasi riferite al ruolo istituzionale di sindaco e, quindi, di aver inviato quelle conversazioni a terze persone ignare delle manomissioni. Nizzoli adesso è stata indagata per il reato di false informazioni al pm, rese nel suo primo interrogatorio. Un colpo di scena davvero imprevedibile, visto che, nel mezzo del clamore mediatico che aveva scatenato la vicenda un mese fa, la donna sembrava sinceramente dispiaciuta per i fatti contestati al sindaco e smentiva ogni accusa a suo carico. «Ho sbagliato a fidarmi di persone che poi hanno agito con il fine preciso di danneggiare Mattia e mi hanno coinvolto. Mi dispiace per lui, sono pronta a essere sentita di nuovo e a difenderlo», aveva dichiarato a caldo la presidente dell’associazione, dicendosi convinta che dietro all’inchiesta ci fossero gli avversari politici del primo cittadino.«Ho accolto con grande soddisfazione la richiesta di archiviazione dell’indagine che mi riguardava da parte della Procura di Mantova, che ringrazio per aver proceduto con efficienza e in tempi estremamente rapidi», dice adesso il sindaco, che sostiene di non aver mai smesso «di credere nel lavoro della magistratura e nella sua capacità di identificare la verità». Il primo cittadino, del resto, aveva sempre respinto ogni addebito: «Non ho mai chiesto favori a nessuno abusando del mio ruolo di sindaco. Conosco quella signora ma non vi è mai stato nulla di privato con lei», aveva dichiarato all’indomani dell’inchiesta.Mattia Palazzi resta, tuttavia, indagato per abuso d’ufficio per i contributi erogati dal Comune a varie associazioni. «L’iscrizione rimane», spiega l’avvocato del sindaco Giacomo Lunghini. «Ero molto fiducioso per quanto riguardava la concussione e sono altrettanto ottimista sull’abuso di ufficio. Siamo pronti a confrontarci con la procura per dimostrare ogni scelta amministrativa fatta dal sindaco». L’elemento più importante, secondo il legale, è stato smascherato: i messaggi tra il sindaco e la rappresentante dell’associazione mantovana «non sono mai esistiti, non c’erano nell’esposto, c’erano solo dei messaggi di una persona a un’altra, ma non c’è mai stato lo screenshot con in alto il nome del sindaco e le nuvolette con la conversazione».