La pandemia ha messo ha nudo il fatto che la regionalizzazione del sistema sanitario crea disparità di trattamento. Il Sistema Sanitario Nazionale italiano, a partire dalla riforma costituzionale del 2001, si è strutturato in diversi Sistemi Sanitari Regionali, con ampie differenze fra loro, differenze che mostrano le proprie criticità in modo particolare quando si tratta di includere con efficacia le popolazioni “hard to reach”, ovvero quelle persone difficili da raggiungere come i senza fissa dimora, rom o sinti, migranti.

A denunciarlo è Intersos, l’organizzazione umanitaria italiana in prima linea nelle gravi emergenze per portare assistenza e aiuto immediato alle vittime di guerre, violenze, disastri naturali ed esclusione estrema, con particolare attenzione alla protezione delle persone più vulnerabili.

Il problema è sempre quello: la possibilità di vaccinarsi. Intersos osserva che nei diversi Sistemi Sanitari Regionali gli ostacoli alla vaccinazione per le fasce di popolazione più marginalizzate sono molti e diversi fra loro, soprattutto per le persone non iscritte Servizio Sanitario Nazionale o senza titolo di soggiorno valido.

Le fasce di popolazione in condizione di esclusione sociale, vengono spesso genericamente definite “hard to reach”, difficili da raggiungere, sebbene questa categoria sia nella realtà variegata e, senza riconoscere le caratteristiche e i bisogni delle diverse popolazioni che la compongono, non è possibile garantire l’effettivo accesso alla vaccinazione, né tantomeno l’effettiva tutela sanitaria di base che la legge prevedrebbe.

Ciò che accomuna le diverse popolazioni “hard to reach” è in realtà una generale esclusione dalla società, oltre a un riconoscimento parziale dei diritti individuali. L’organizzazione umanitaria denuncia che queste persone, infatti, godono di un accesso limitato, frammentato o talvolta assente al Servizio Sanitario Regionale, posseggono un capitale di salute frequentemente ridotto rispetto alla media della popolazione a causa della marginalizzazione sociale e sanitaria, e si scontrano con diversi ostacoli linguistici e culturali, che comportano, in generale, una ridotta conoscenza del proprio stato di salute, e, più nello specifico, ulteriori difficoltà nell’effettuare un’anamnesi puntuale in fase pre- vaccinale.

«In un periodo di emergenza sanitaria come quello che viviamo è ancor più imprescindibile prevedere un accesso alla vaccinazione diretto, efficiente e senza prerequisiti per tutte per le persone presenti sul territorio nazionale», sottolinea Intersos. Quindi, per un pieno accesso alla vaccinazione, e più in generale al Sistema Sanitario, è necessario rimuovere gli ostacoli informativi, logistici, linguistico- culturali, amministrativi, attraverso indicazioni vincolanti, centralizzate e standardizzate per tutte le Regioni, poiché il Covid 19 non conosce ostacoli amministrativi.

Quello che manca, è un piano di vaccinazione per la popolazione straniera. Secondo il report di giugno scorso dell’agenzia europea per la prevenzione e controllo delle malattie, nei Paesi Ue sussistono gruppi di migranti e minoranze etniche con bassi tassi di copertura vaccinale. Secondo la stessa fonte, inoltre, tra le persone migranti, sono sovra rappresentati i casi di Covid- 19 con esiti di ospedalizzazioni e morte, e fra i fattori che aumentano tali rischi risultano le condizioni occupazionali, le condizioni abitative caratterizzate da sovraffollamento e il basso livello di accessibilità ai servizi di salute pubblica e di informazione.

«Questa esposizione mediamente più elevata al virus implica la necessità di realizzare un piano di vaccinazione mirato, dedicato in particolare alle categorie più fragili socialmente, come ad esempio i braccianti agricoli, le persone che si trovano centri di accoglienza e nei centri per il rimpatrio, oltre ovviamente alle persone senza dimora», osserva sempre Intersos.

Ma nel contempo bisogna anche avviare una campagna di informazione mirata per contrastare le esitazioni nella vaccinazione, che attualmente coinvolge significativamente parte della popolazione giovanile, così come parte di quella straniera.