Un imprenditore del settore aereonautico vince appalti milionari per gestire il servizio anticendio della Protezione civile. I suoi equipaggi pilotano con costanza i canadair dello Stato per quasi tredici anni, in Italia e all’estero, finché non arrivano le manette, nell’ottobre del 2010, e un’accusa pesante: associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale, con l’aggravante della transnazionalità. È l’inizio dell’unico incendio che non riuscirà a domare. Perché da quel momento perde tutto: l’allora capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, rescinde unilateralmente il contratto con l’imprenditore, e senza quegli introiti - oltre 300 milioni di Euro in nove anni - per le sue società comincia un lento e inevitabile declino che le porterà al fallimento. Con un colpo di scena finale: dopo sette anni, nel luglio di quest’anno, il Tribunale civile di Roma definirà «illegittima» la risoluzione del contratto da parte della Protezione civile e condannerà la presidenza del Consiglio a risarcire 50 milioni di euro alle società penalizzate. È questa, in estrema sintesi, la storia di Giuseppe Spadaccini, imprenditore abruzzese con l’ossessione degli aerei. Ingegnere Spadaccini, partiamo dalla fine. È soddisfatto per la decisione del Tribunale di Roma? Certo, dopo tanto tempo la mia onorabilità comincia a essere “risarcita”. Ma attenzione, parliamo solo di onorabilità, perché il risarcimento economico andrà alle mie ex società, nel frattempo fallite, io non incasserò un euro. Il curatore fallimentare dovrà provvedere al pagamento dei creditori, sperando che questi fondi siano sufficienti a far ritornare in bonis le mie società. È stato importante però stabilire un principio: quella risoluzione contrattuale ha determinato il fallimento di aziende floride, costringendo anche tantissimi lavoratori a rimanere disoccupati. È salito agli onori delle cronache al momento del suo arresto, nel 2010. Ma chi era prima di allora Giuseppe Spadaccini? Quando inizia la sua storia nel settore aereo? Nel 1983 ho fondato Ali Adriatica, una società di lavoro aereo e di trasporto passeggeri e merci. Facevamo prevalentemente voli executive ma anche servizi di avvistamento di incendi boschivi per conto di alcune Regioni: Basilicata e Abruzzo. Nel 1991 acquisto Sorem, una società nata nel 1956, che faceva attività di meteorologia attiva: sparavamo razzi di ioduro d’argento al di sotto delle nubi per stimolare la precipitazione e riempire i bacini idrici. In altre zone stimolavamo invece la precipitazione prima che la pioggia si trasformasse in grandine nelle aree in cui c’erano coltivazioni pregiate. Ed è con la Sorem che si aggiudica il primo appalto con la Protezione civile nel 1997... Sì, attirandomi l’ostilità di buona parte dell’arco parlamentare. Per quale motivo? La Sorem non era una società conosciuta nell’ambiente, non aveva grandi sponsor, e varie forze politiche presentarono interrogazioni parlamentari per capire come mai l’appalto fosse stato assegnato a noi, molto più piccoli rispetto al precedente gestore, la Sisam, un colosso di proprietà praticamente pubblica: Alitalia e Finmeccanica. Già, come fa un outsider a inserirsi in un business di queste dimensioni senza agganci politici? Più che vincere io la gara, possiamo dire che l’hanno persa gli altri. Pensavano di essere gli unici ad avere i requisiti. Per questo presentarono un’offerta al rialzo rispetto alla basa d’asta e furono esclusi dalla gara. La mia offerta, arrivata per varie peripezie con tre o quattro minuti di ritardo rispetto all’orario di scadenza, inizialmente non fu presa in considerazione. Ma fu verbalizzata la manifestazione d’interesse. Dopo aver visto l’offerta del mio competitor decidono di aprire la mia busta e mi aggiudico l’appalto con un ribasso importante. Quanto tempo dura il contratto? L’appalto era novennale. O meglio, era triennale con due rinnovi possibili. Il nostro servizio riscuote successi e otteniamo il primo rinnovo di tre anni senza problemi. Fino al dicembre 2003, quando scatta il secondo rinnovo. Però, dopo circa un anno la Protezione civile decide di indire una nuova gara, anticipando la fine del contratto. Partecipiamo anche noi e vinciamo ancora. Nel frattempo alla Protezione Civile c’è un avvicendamento importante, nel 2001 arriva Bertolaso. Cosa cambia? Non so per quale motivo la Protezione civile inizia a ostacolare la nostra attività gestionale, ritardando i pagamenti delle fatture per i servizi emessi. Viene anche presentata nella legge finanziaria del 2002 una proposta per risolvere i contratti in essere con le società di gestione del servizio antincendio senza oneri a carico dello Stato. Ovviamente la norma non supera la commissione Affari costituzionali e non viene applicata. Ma col ritardo dei pagamenti il servizio viene messo a dura prova. È a quel punto che chiede aiuto a Walter Lavitola, all’epoca direttore dell’Avanti parecchio vicino a Silvio Berlusconi, finito più tardi al centro dello scandalo sulla cosiddetta “compravendita dei senatori”... Ho conosciuto Lavitola come direttore dell’Avanti, durante un convegno in cui come relatori c’erano Fabrizio Cicchitto, Renato Brunetta e Marcello Pera, persone di grosso spessore. E io avevo bisogno di interlocutori politici di maggioranza per poter fare pressioni sulla Protezione civile che ritardava i pagamenti, mandano le mie società in sofferenza, e voleva togliermi il servizio. Consideri che nel 2010 non ricevo neanche un pagamento. Lavitola in maniera disinteressata mi aiutò a far presentare un’interrogazione parlamentare che fu sottoscritta da oltre cento tra deputati e senatori. Però lei si mostra parecchio riconoscente col direttore dell’Avanti e finanzia il quotidiano con la pubblicità per alcuni anni... Ho sottoscritto un regolarissimo contratto pubblicitario con la casa editrice dell’Avanti. Io sono un imprenditore e quel giornale veniva distribuito gratuitamente a tutti i parlamentari. Ho comprato spazi per pubblicità istituzionale. La Sorem, la mia società, lavorava per il governo e io dovevo far conoscere il mio lavoro. Non vendevamo servizi ai privati, avevamo un unico cliente pubblico, non ci serviva sponsorizzarla su media mainstream. Qualcuno ha sostenuto che lei non agisse solo per promuovere le sue aziende, ma per “ringraziare” Lavitola... Sul mio investimento ha pesato anche questo aspetto. Ma posso garantire che Lavitola non mi chiese davvero nulla. Stiamo inoltre parlando di cifre molto al di sotto di quelle che un’impresa normale dovrebbe investire in pubblicità, cioè attorno al 5 per cento del fatturato. Nel 2010 la arrestano con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale, con l’aggravante della transnazionalità... È il 21 ottobre del 2010. Entrano a casa i finanzieri e mi notificano un decreto di custodia cuatelare. Resto in carcere per quasi quattro mesi. Le mie società vengono affidate a un custode giudiziario che, dopo qualche giorno riceve una notifica di risoluzione contrattuale dal dipartimento della Protezione civile e non si oppone in nessun modo a un atto unilaterale. Dopo un po’ di tempo viene nominato un liquidatore fallimentare che affitta Sorem e San a una società spagnola di nome Inaer. Nel frattempo la Protezione civile in tempi record bandisce una nuova gara d’appalto che viene vinta dall’unica società che si presenta: proprio la Inair, che partecipa con le mie società in pancia. Dopo qualche anno la Inair vende le sue quote all’inglese Babcock, la società che sta per aggiudicarsi il nuovo appalto. Le contestano l’associazione a delinquere finalizzata all’evasione. Avrebbe creato delle società fittizie, “esterovestite”, a Madeira, in Portogallo, una sorta di zona franca da un punto di vista fiscale. I processo di primo grado è ancora in corso. Ho grande rispetto per il lavo dei magistrati e per quello dei miei difensori, Filippo Morlacchini e Antonio Valentini. Per quanto mi riguarda, posso solo dire che le società di Madeira erano reali, con personale assunto che operava regolarmente, con tutte le licenze necessarie per svolgere attività in Portogallo. Madeira non è un paradiso fiscale, è un’area in cui l’Unione europea, con riconoscimento del governo italiano, concedeva agevolazioni fiscali. È come investire in aree del Mezzogiorno. Avevamo decine di dipendenti in strutture che aiutavano l’internazionalizzazione della società. Tutto estremamente tracciabile, non una cartiera fittizia. Tutte le fatture sono state emesse per servizi di realmente resi. Le accuse bastano però alla Protezione civile per rescindere in maniera «illegittima», come dice il Tribunale di Roma, il contratto. Cosa fa adesso? Il consulente aeronautico, nella speranza di poter tornare a fare l’imprenditore, alla luce della sentenza del Tribunale di Roma.