Che le correnti dei magistrati debbano riorganizzarsi non ci sono dubbi. Il caso Palamara ha segnato un punto di non ritorno. Ma non è il solo fattore da considerare: l’altro è la scelta ormai irreversibile compiuta dal guardasigilli Alfonso Bonafede e condivisa dal Pd, con cui restano pure enormi distanze sulla prescrizione: arginare decisamente il peso dei gruppi associativi, favorire il merito nell’elezione dei togati al Csm anziché le logiche di appartenenza.

La novità è che il ministro non ha neanche più l’imbarazzo di dover trovare un’alternativa al sorteggio, ritenuto dagli alleati, e non solo, a forte rischio di incostituzionalità. Si va verso tutt’altra soluzione. E a suggerirla è un attore rimasto finora piuttosto in disparte nel dibattito interno alla maggioranza, Pietro Grasso.

Nell’intervista a Repubblica che domenica ha certificato la netta divergenza tra Bonafede e il Pd sulla prescrizione, lo stesso ministro della Giustizia ha detto: «Non mi sono mai legato al sorteggio come metodo insuperabile, mi interessa trovare una soluzione che superi le degenerazioni del correntismo, e mi sono giunte proposte interessanti più del sorteggio».

L’allusione è innanzitutto al lodo Grasso. Una sorta di elezione all’americana: 150 magistrati, eletti in collegi molto piccoli, che a loro volta sceglierebbero tra di loro chi debba rappresentare le toghe al Consiglio superiore. In Italia ci sono 150 Tribunali. Secondo lo schema Grasso, nei distretti più grandi, come quelli di Roma, Milano e Napoli, i collegi non potrebbero essere sovrapposti al singolo Tribunale.

Le sedi maggiori sarebbero ripartite cioè in più collegi. In tal modo sarebbe favorita assai più la conoscenza diretta, da parte dei magistrati elettori, del singolo candidato. I 150 eletti nella prima fase verrebbero ripartiti in 20 circoscrizioni, quanti dovrebbero essere i consiglieri togati del futuro Csm. I 15 eletti in ciascuna circoscrizione dunque eleggerebbero a Palazzo dei Marescialli un solo magistrato. Sarebbero eleggibili i 5 più votati, con un eventuale successivo ballottaggio.

La base della magistratura potrebbe assai più facilmente orientarsi verso chi mostra di avere il progetto più interessante per l’autogoverno, di conoscere da vicino le necessità di giudici e pm, di essere insomma avvantaggiato sul piano del merito piuttosto che per il sostegno di una corrente nazionale. Grasso spiega infatti: «Sulla base dei principi di rappresentanza e merito, ho cercato una modalità che, a partire dalla base, individui coloro che abbiano maggiore considerazione e rispetto tra i colleghi con i quali lavorano ogni giorno».

L’interesse di Bonafede per la soluzione indicata dall’ex presidente del Senato, e che andrà comunque valutata anche dal Pd e da Italia viva, non corrisponde d’altra parte a una generale sintonia fra il guardasigilli e i parlamentari di Liberi e uguali. Anche perché, se proprio Pietro Grasso è anche tra i meno contrari al blocca- prescrizione, su quest’ultimo aspetto va segnalata la forte critica del capogruppo di Leu nella commissione Giustizia di Montecitorio, Federco Conte: «L’idea di bloccare la prescrizione dopo il primo grado contiene una visione illiberale del processo», ha detto il deputato campano quando è stata messa sul tavolo, un anno fa, la norma, poi approvata, che abolisce l’estinzione del reato una volta emessa la sentenza di primo grado.

«Il principio di ragionevole durata è un elemento fondamentale della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e della nostra Costituzione. Il processo ‘ a vita’ viola i diritti dell’imputato, appesantisce la macchina della Giustizia, e trova proprio nella magistratura il principale oppositore», aveva ricordato Conte. A suo giudizio «la soluzione alla prescrizione è rendere più efficiente il sistema e celebrare i processi in tempi rapidi», che è poi divenuto infatti l’obiettivo della riforma del processo.

Una linea persino più severa di quella espressa finora dal Pd. E che dimostra come singoli punti della riforma, a cominciare dall’elezione al Csm, siano anche vicini ad essere sciolti, ma anche come sul passaggio più difficile, la norma sull’estinzione dei reati, la maggioranza si trovi ancora in alto mare.