Sono circa 340 i magistrati che faranno parte delle 14 commissioni permanenti di studio dell’Anm. Le nomine sono avvenute al termine della riunione del Comitato direttivo centrale di sabato scorso a Roma. Le linee guida sulle modalità del loro funzionamento saranno stabilite nella riunione della giunta esecutiva fissata per oggi. Le commissioni, per ognuna delle quali è stato previsto un presidente ed almeno un coordinatore, si occuperanno di elaborare proposte in materia di carichi di lavoro, di revisione delle circoscrizioni e delle piante organiche, di modifica dell’ordinamento giudiziario. Ma anche il diritto penale, civile, e del lavoro passerà sotto la lente d’ingrandimento dei magistrati. Che, oltre a proporre soluzioni in tema di esecuzione penale e carcere, si esprimeranno su argomenti come il disciplinare e il diritto sovranazionale. Si può tranquillamente affermare, dunque, che tutte le tematiche inerenti il sistema giustizia del Paese saranno accuratamente affrontate dal sindacato delle toghe.Il ministro Andrea Orlando, anche per smorzare le polemiche delle ultime settimane, ha accolto con favore l’offerta di collaborazione dell’Anm. Anzi, nell’ultimo incontro con i vertici dell’Associazione presieduta da Davigo, avrebbe anche richiesto la sistematica partecipazione consultiva del sindacato togato nella fase di predisposizione delle norme primarie e secondarie. Un successo non da poco per l’Anm, per lo stesso Davigo e per la magistratura nel suo complesso, visto che appositi pareri sulle leggi sono già formulati dal Consiglio superiore. Considerando, pertanto, che i posti chiave dei vari dicasteri, a cominciare da quello di via Arenula, sono per la maggior parte occupati da magistrati, i quali sono anche ai vertici dei vari uffici legislativi, l’intero processo di elaborazione delle norme sarà dunque una partita tutta interna alla magistratura. Dalla stesura delle leggi alla loro applicazione. Con buona pace, quindi, del principio della separazione dei poteri.Tra i nomi di giudici e pm chiamati a guidare le commissioni di studio ne compaiono alcuni di una certa notorietà. Ad esempio, Antonio Sangermano, il pm che sostenne l’accusa al processo Ruby, presiederà il gruppo istituito per approfondire la “Riforma dell’ordinamento giudiziario”. Sarà affiancato da Mariolina Panasiti, già gip del caso Telecom e attuale segretario distrettuale di Mi a Milano. A guidare il gruppo “Diritto penale e procedura penale” sarà il pm di Roma Eugenio Albamonte, che ha sostenuto l’accusa al processo per l’omicidio del tifoso del Napoli Ciro Esposito.