«Il sistema sanzionatorio deve smettere di essere solo penale. La soluzione carceraria non porterà le persone a condividere dei valorio comportamenti in cui non si riconoscono. Bisogna pensare a delle soluzioni di tipo amministrativo e civile che mettano seriamente in difficoltà il cittadino e lo costringano ad adeguarsi». Alberto Cisterna è un giudice senza fede cieca nel potere educativo delle manette. Gip a Tivoli da quattro anni, Cisterna è stato a lungo un pm: prima sostituto procuratore alla Dda di Reggio Calabria, poi vice di Piero Grasso alla Direzione nazionale antimafia. «La moralità pubblica non si può imporre attraverso le aule di giustizia», dice convinto.Eppure gran parte del Paese crede che i giudici siano l'unico argine a un sistema generalmente corrotto. È così?L'idea che la società civile sia migliore della politica è un'illusione da cui bisogna liberarsi al più presto. Se poi per società civile intendiamo un gruppo di pasdaran che pretende dalla politica una super legalità imposta a colpi di una superproliferazione di norme che generano reati, che poi generano processi è chiaro che c'è qualcosa che non funziona. Per uscire da questo imbuto, la politica deve farsi carico non solo della prevenzione ma anche della sanzione senza intasare i tribunali.  È inutile portare l'abusivismo edilizio in aula  - salvo i grandi lottizzatori che ovviamente meritano di essere processati ? perché quasi sempre si tratta di cittadini incensurati che commettono quel reato perché, ahimé, è nello spirito dei tempi da 40 anni a queste parti. Il fatto che chi ha commesso un abuso meriti una sanzione è fuori da ogni dubbio, che questa sanzione debba essere penale è discutibile. Anche perchè tutto si conclude con pene pressoché simboliche.Sta dicendo che una depenalizzazione dei reati renderebbe le sanzioni più efficaci?Ci sono settori in cui moltissimi procedimenti si concludono con la pena sospesa, il che significa che nessuno sconterà mai questa pena. Formalmente, possiamo dirci soddisfatti perché abbiamo accertato la verità. Ma è poca cosa. Il problema è che si "concedono" nuovi reati al partito della super legalità e poi non si fa nulla sul piano amministrativo, che è il versante del concreto soddisfacimento dell'interesse pubblico. Se un writer viene punito formalmente con la galera - e mi pare assurdo -, ma nessuno va a pulire il muro, siamo davanti a un trucco. Un sistema bilanciato dovrebbe avere al centro la politica che gestisca il contrasto all'illegalità alternando tra processo penale e procedimenti amministrativi e civili in un'ottica di saggezza e di attenzione alle forze in campo.Perché la politica non si assume questa responsabilità?Quest'operazione non va in porto perché si cede alle lobby della super legalità che vogliono le manette a tutto spiano. Così, il processo diventa il contentino che ammansisce tutti. Nessuno però si preoccupa di rimediare davvero al danno e ovviare ai torti.Allungare i tempi per la prescrizione non aiuterebbe gli inquirenti ad accertare le responsabilità?Bisogna ricordare che il 70 per cento dei processi si prescrive nella fase delle indagini. Questo significa che è tardivo l'accertamento dei reati.E perché è tardivo?O perché si tratta di reati silenti, che dunque non si riesce a scoprire, o perché si tratta di reati talmente diffusi che la macchina della polizia giudiziaria non riesce ad accertare. Ma, ripeto: il processo non è il luogo della prescrizione. Il luogo della prescrizione sono le indagini. Mi lasci dire una cosa: ancora oggi la prescrizione è la valvola di salvezza del sistema. Se tutti i reati anziché prescriverli venissero portati a giudizio, il sistema sarebbe alla paralisi completa anche per i fatti più gravi.Ma così non si rischia di svilire il desiderio di giustizia?Negli Stati Uniti, un Paese con oltre 300 milioni di abitanti, vengono arrestati ogni anno circa due milioni di cittadini. Rimangono in galera 12, 48 o 96 ore e poi escono. Perché esistono altre forme di sanzione efficaci come i lavori socialmente utili o le  multe Ovviamente il sistema si regge sulla celerità dell'accertamento. L'efficienza spinge i colpevoli a riconoscersi come tali. Da noi, mancando l'efficienza nella fase iniziale, nessuno è indotto a concordare la pena, a dichiararsi colpevole o a procedere con riti alternativi. Il nostro sistema invita i cittadini a perder tempo. Può darsi dunque che l'allungamento dei termini di prescrizione possa in qualche modo correggere il tiro. Ma un prolungamento stabile della prescrizione non è vantaggioso per nessuno. Spesso accade che le prove non siano più acquisibili, difesa e accusa operano in condizione di cecità, con i testimoni che non ricordano più, le carte che non si trovano, i luoghi mutati, per non parlare delle parti offese a cui nessuno pensa davvero le vere vittime della lunghezza dei processi.Perché allora molti suoi colleghi pensano che allungare i termini della prescrizione sia utile?Perché guardano a una soluzione tampone come se fosse una soluzione definitiva. Io riconosco che il prolungamento della prescrizione possa essere ormai un doloroso, ma necessario provvedimento d'emergenza. Ma serve stabilire un tempo ragionevole per questo allungamento e intervenire sul sistema, migliorandolo da un punto di vista ordinamentale, organizzativo e processuale. Tre migliorie legate tra loro che competono a soggetti distinti (il Csm, il Ministero della giustizia e il Parlamento), nessuno dei quali adempie al proprio dovere fino in fondo in questo momento. La prescrizione è un toppa per sopperire a queste carenze. Ma è come dare l'aspirina a una persona con la tubercolosi: magari gli passa la febbre ma non la stai curando.Per la cura serve anche che Csm si sutoriformi?Bisogna abbandonare l'idea che siano possibili le autoriforme. L'unica istituzione che ai mie occhi si autoriforma in maniera credibile è la Chiesa ed anche lì lo Spirito Santo dà una grossa mano.