Pubblichiamo di seguito l’ennesima drammatica lettera scritta da un recluso del carcere di Canton Mombello di Brescia, che si firma con uno pseudonimo. I suoi genitori hanno condiviso con Il Dubbio la sua forte denuncia. La necessità di fare qualcosa, e di farlo in tempi molto rapidi, è resa ancora più evidente dal decesso di un detenuto, attribuito ad un infarto, che ha scatenato una protesta impedendo agli avvocati di svolgere i colloqui concordati con i loro assistiti.

Hei come va? Bene, tutto a posto. Tiriamo avanti! Novità? Macchè. Il morto? Boh. Oggi? Alle tre c’è “giustizia riparativa”: se mi fanno passare ci vado. Sono qui vicino a voi nella Casa Circondariale Canton Mombello: da un anno vivo in questa strana dimensione che non ha nessun senso. Sono tra quelli che non hanno ancora ceduto alle terapie, alle pillole e alle ” goccine” qua provano a darti anche quando domandi uno sciroppo per la tosse o hai mal di testa. Urla, sangue nelle sezioni e sulle porte e detenuti in crisi di astinenza da psicofarmaci sono la cornice che avvolge questa casa assurda dove dovremmo essere RIEDUCATI prima di tornare in mezzo a voi.

Ma quello non era un tipo tranquillo appena entrato? Si, guarda ora. Quanti ragazzi ho visto ridotti a larve tutti tagliuzzati se non gravemente auto lesionati. Questa è stata una settimana tranquilla: il morto se n’è andato in silenzio e da qualche giorno niente incendi e devastazioni; il Comandante non ha preso schiaffi e gli appuntati dopo il lavoro fortunatamente sono tornati a casa dalle loro famiglie e non all’ospedale. L’altro giorno, mentre qualcuno sbatteva e urlava pretendendo gli psicofarmaci nel corridoio dell’ambulatorio, la psichiatra con aria sconfitta mi ha detto: “Mi sembra di essere in una piazza di spaccio”. Secondo voi che succede ad un ragazzo che non ha disturbi psichiatrici quando inizia ad assumere psicofarmaci?

Chi ha paura ad uscire dalla cella. Chi è solo. Chi fumava spinelli o usava droghe. Chi beveva. Chi attende da troppi mesi l’incontro con l’Educatore del Sert per andare avanti col percorsino. Chi ha appena scoperto che l’Educatore gli ha detto bugie. Chi ha smesso di fidarsi dell’Avvocato che non ci può fare nulla. Chi sta perdendo i denti e non può curarseli nemmeno pagando. Chi perde la patente perché qua la commissione non entra. Chi chiede da mesi di parlare col Comandante o con la Direttrice perché è sbagliata la graduatoria lavorativa. Chi non lavora da un anno e ha i figli a casa che hanno fame e la moglie non sa più come andare avanti. Chi ha la madre in punto di morte qua vicino e non gli è concesso nemmeno di vederla per l’ultimo saluto. Chi non riesce ad avvertire genitori lontani di essere vivo. Chi ha migliorato la propria condizione grazie alle telefonate quotidiane alla famiglia e che adesso viene punito con una sola telefonata alla settimana. Chi ha trovato una Comunità o una Cooperativa Sociale ma non viene favorito un colloquio. Chi arriva tardi in tribunale all’Udienza. Chi ha gli scarafaggi in cella e pulisce l’unico piatto con la spugnetta di melanzana. Chi va al bagno solo quando c’è qualcuno che lo aiuterà a rialzarsi dalla turca. Chi ha trovato il lavoro dopo un anno di ricerche ma lo perde perché il magistrato non risponde. Chi è debole e cede. Cede allo sconforto, alla depressione, alle pilloline, alle gocce, alla violenza, e così rinuncia alla speranza di migliorarsi. Cede a questa strana dimensione che non ha nessun senso.

Da qui tutti cercano di fuggire al vicino Verziano dove però ci hanno detto che ci va “Chi se lo merita”. Il nuovo Verziano sarà una struttura adatta a rieducare i detenuti che si “meriteranno di andarci” come sarà sicuramente adatta la persona che si “meriterà” di dirigerlo.

P/ S: La recidiva è quel dato che indica quanti, una volta scontata la pena, ritornano a delinquere; per chi ha possibilità di accesso - avvicinandosi al fine pena – a misure alternative la recidiva si abbassa dall’ 80% al 20%, ma qua a chi decide sembra interessare poco.

26 maggio 2023

Eric Mombello