«Chiediamo al ministro della Giustizia quale esito ha avuto l’indagine amministrativa attivata dal provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria e quali iniziative di competenza siano state adottate». Parliamo dell’interrogazione parlamentare presentata venerdì scorso, a firma del deputato del Pd Walter Verini, in merito ai presunti pestaggi che sarebbero avvenuti nel carcere di Ivrea nella notte tra il 25 ed il 26 ottobre 2016. Di quei pestaggi il Dubbio ne diede conto per primo dopo pochi giorni.

Nell’interrogazione di Verini viene ricordata la relazione del 15 dicembre 2016 del Garante Nazionale, relativa alla visita effettuata presso la casa circondariale di Ivrea, a seguito delle denunce di alcuni detenuti e del Garante comunale di violenze fisiche e azioni repressive nei loro confronti. Si legge, sempre nell’interrogazione, che la visita del Garante nazionale «finalizzata alla verifica dei fatti verificatisi nella notte tra il 25 e il 26 ottobre 2016» era stata «originata dalla segnalazione pervenuta all’Ufficio in ordine ad azioni repressive violente che sarebbero state messe in atto dalla polizia penitenziaria nei confronti di alcuni detenuti in protesta e dai riscontri ricevuti dai primi interventi di monitoraggio richiesti dal Garante Nazionale ai Garanti territoriali ed effettuati il 30 ottobre dal Garante comunale, Armando Michelizza, e il 2 novembre dal Garante Regionale Bruno Mellano». In sostanza, l’onorevole Verini chiede al guardasigilli Bonafede se è a conoscenza dei fatti e quali iniziative sono state intraprese dopo l’indagine amministrativa.

Da ricordare che sono due i procedimenti aperti, nonostante riguardano le stesse presunte violenze, dove erano finiti sotto inchiesta alcuni agenti penitenziari e detenuti coinvolti. La Procura ha chiesto l’archiviazione per entrambi, però il legale di Antigone Simona Filippi per il primo e l’avvocato Luisa Rossetti per il secondo, hanno fatto opposizione, smontando pezzo per pezzo l'intero impianto delle richieste di archiviazione. A febbraio scorso c’è stata l’udienza davanti al Gip che ha accolto l’opposizione su una parte del procedimento, mentre sull’altro ancora, sempre sugli stessi fatti denunciati da Antigone e dal Garante nazionale, l’udienza preliminare è stata fissata per il 5 giugno.

Ribadiamo che l ' evento più clamoroso si sarebbe verificato nella notte tra il 25 e il 26 ottobre 2016: infatti, almeno un paio di detenuti avrebbero subito delle violenze, denunciate da un altro compagno di cella con una lettera indirizzata a Infoaut, a seguito delle quali aveva indagato la procura di Ivrea. Questi episodi furono riscontrati dalla delegazione del Garante nazionale delle persone private della libertà, dove venne confermata l'esistenza della cella liscia chiamata ' l'acquario', poi chiusa - grazie alla segnalazione del Garante, Santi Consolo, ex direttore del Dap. La visita, effettuata da Emilia Rossi, componente del collegio del Garante, insieme a Bruno Mellano, Garante regionale del Piemonte, era stata effettuata per verificare l'attendibilità della denuncia. «Senza entrare nel merito degli accertamenti della Procura - spiegò Emilia Rossi riassumendo il rapporto i due aspetti più inquietanti sono: la presenza di due celle di contenimento - una denominata ' cella liscia' dallo stesso personale dell'Istituto, l'altra chiamata ' acquario' dai detenuti che oltre ad essere in condizioni strutturali e igieniche molto al disotto dei limiti di accettabilità nel rispetto della dignità dell'essere umano e di integrare una violazione dei più elementari diritti delle persone detenute, costituiscono un elemento che accresce la tensione presente nell'Istituto».

Il secondo aspetto segnalato riguarda l'assenza da oltre quattro anni di un comandante della Polizia penitenziaria stabilmente assegnato alla Casa circondariale. Nel rapporto si apprese che la delegazione, nel corso della visita, ha potuto effettuare i controlli nei reparti interessati dalla denuncia: dalla cella di isolamento alla sala d'attesa dell'infermeria, collocata al piano terra lungo lo stesso corridoio al fondo del quale è posta la sezione isolamento, dove secondo la denuncia dei detenuti si rinchiudevano e si punivano le persone irrequiete da contenere. Il Garante aveva annotato che quanto verificato nel corso della visita «ha reso oggettivo riscontro alle denunce e alle segnalazioni, quantomeno in ordine agli elementi di natura materiale e strutturale». Interessante non solo il riscontro della cella liscia, denominata ' L'acquario', ma anche di una seconda cella di isolamento che era situata nel reparto infermeria fornita soltanto di un letto collocato al centro della stanza, ancorato al pavimento, dotato del solo materasso, peraltro strappato e fuori termine di scadenza. Gli assistenti di polizia penitenziaria avevano affermato alla delegazione del Garante che quella cella non veniva utilizzata da qualche anno. In realtà subito sono erano stati smentiti dagli atti delle annotazioni degli eventi critici esaminati dalla delegazione.

Nella relazione del vicecomandante Commissario Paolo Capra, in ordine ai fatti accaduti nella notte tra il 25 e il 26 ottobre, veniva riportato testualmente, infatti, che il detenuto A. N. P. A., prelevato dalla stanza numero 8 del quarto piano, «veniva condotto in infermeria e successivamente allocato in una cella priva di arredi al reparto piano terra».