«Quando abbiamo ricevuto l'atto siamo rimasti senza parole». È un commento amaro quello dei legali di Youns El Boussettaoui, il 39enne di nazionalità marocchina ucciso lo scorso 20 luglio dall'allora assessore leghista del comune di Voghera Massimo Adriatici. Come riporta Repubblica, la procura di Pavia infatti ha notificato agli avvocati della famiglia un decreto di citazione a giudizio davanti al giudice di pace per una vicenda precedente alla morte di Youns, intimandogli di presentarsi in aula il prossimo 3 febbraio. La vicenda risale al 10 maggio scorso, due mesi e dieci giorni prima dei fatti di Voghera, quando l'uomo venne fermato dai vigili che lo trovarono senza documenti. Ne è scaturito un procedimento, per il quale la procura di Pavia vorrebbe processare Youns da morto. Un vero e proprio corto circuito della giustizia se si considera che il documento è stato depositato in procura l'11 giorno scorso, più di un mese dopo il delitto. E lo stesso documento è stato poi vistato a settembre, mentre erano in corso le indagini sulla morte del giovane marocchino.

I fatti

Youns El Boussetaoui è stato ucciso in Piazza Meardi a Voghera (Pavia) il 20 luglio 2021 da un colpo di pistola esploso da Massimo Adriatici, indagato per eccesso colposo di legittima difesa. Avvocato e assessore alla sicurezza nella giunta di centrodestra guidata dal sindaco Paola Garlaschelli, Adriatici deteneva regolarmente la pistola con cui ha sparato. Eletto nelle file della Lega, è titolare di uno studio di avvocatura molto noto, ed è salito all’onore delle cronache locali per iniziative contro la cosiddetta “malamovida” come l’abuso di sostanze alcoliche nelle ore serali. Quanto a Youns, è noto che l'uomo soffrisse di disturbi psichici, ma è emerso che la sera in cui è morto stesse camminando tranquillamente prima di accorgersi di essere pedinato dall'assessore Adriatici. La tragedia fece esplodere un vero e proprio caso politico con tanto di "difesa d'ufficio" del leader leghista Matteo Salvini che avvalorò la tesi della legittima difesa. Le indagini Lo scorso febbraio la Procura di Pavia ha chiesto la proroga delle indagini, per altri sei mesi. Il sostituto procuratore Roberto Valli, titolare dell’inchiesta, ha presentato la richiesta al gip Maria Cristina Lapi. La scadenza dei termini era fissata per domenica 20 febbraio. Ma gli inquirenti hanno ancora bisogno di tempo per svolgere nuovi accertamenti, a partire da una ricostruzione virtuale della scena del crimine. Gli avvocati della vittima insistono perché venga aggravata l’accusa nei confronti di Adriatici, insistendo per l’ omicidio volontario: un’ipotesi che invece viene fermamente negata dai legali dell’ex assessore. Le perizie condotte sino ad ora hanno analizzato le immagini delle telecamere della zona e le testimonianze di tre persone, sentite in Tribunale nel corso di un incidente probatorio.