La procura generale di Milano, guidata da Francesca Nanni, sta vigilando sulla gestione del processo e delle indagini connesse al caso di Alessia Pifferi, accusata di omicidio pluriaggravato per aver lasciato morire di stenti nel luglio 2022 la figlia Diana, di soli 18 mesi. Nanni si è confrontata con il procuratore Marcello Viola sull’attività del pm Francesco De Tommasi che, a processo in corso, ha indagato e perquisito due psicologhe in servizio al carcere San Vittore che hanno eseguito un test per valutare il Qi di Pifferi, risultato pari a 40. Un test duramente contestato in aula dal pm che, senza avvisare la collega coassegnataria del fascicolo, Rosaria Stagnaro, ha deciso di indagare le due psicologhe e la legale di Pifferi, Alessia Pontenani.

Stagnaro, nei giorni scorsi, ha chiesto - ed ottenuto - di lasciare il processo, in virtù dei contrasti con il collega. I penalisti milanesi, intanto, sono pronti a proclamare l’astensione il 4 marzo, giorno in cui si tornerà in aula. Una protesta contro quello che è stato definito un attacco al diritto di difesa, annunciata nel giorno in cui operatori, volontari, associazioni e realtà legate al carcere hanno scritto una lettera a Nanni e alla presidente del tribunale di Sorveglianza, Giovanna Di Rosa, per esprimere la propria «preoccupazione» a seguito dell’indagine a carico delle due psicologhe. «Ci preoccupa che chi dedica con fatica la propria professionalità per realizzare il mandato che la legge attribuisce al carcere venga colpito nell’esercizio del proprio lavoro - si legge nella missiva -. Stupisce che in Italia nel 2023 si sono tolte la vita in carcere 69 persone e l’anno precedente 84, come ignorare questi drammatici numeri e sottovalutare l’importanza dell’attività di prevenzione suicidaria, che psicologhe e psicologi svolgono quotidianamente nei confronti di tanti detenuti? Senza il loro apporto questi numeri sarebbero tragicamente più alti: le psicologhe e gli psicologi in carcere salvano vite».

Nella lettera viene espressa preoccupazione per «la modalità con cui si sono attuate le perquisizioni disposte nei confronti delle due operatrici sanitarie. Perché coinvolgere in modo diretto le famiglie? Perché impiegare una quantità così ingente di personale e di mezzi delle forze dell’ordine? Perché condurre e trattenere le operatrici in carcere per gli accertamenti sotto gli sguardi degli altri operatori e delle persone detenute? Perché effettuare la perquisizione degli uffici sanitari durante l’orario di lavoro e sotto lo sguardo della popolazione detenuta?». Gesti che hanno come «risultato l’intimidazione di tutti gli operatori» e che rischiano «di intaccare la fiducia nel loro operato da parte delle persone detenute e dell’opinione pubblica». Sul caso il senatore di FdI Sandro Sisler ha presentato un’interrogazione a risposta scritta indirizzata al ministro della Giustizia Carlo Nordio, chiedendo anche se il ministro sia a conoscenza della vicenda e se abbia disposto verifiche in merito.