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Cerciello
Proseguono le udienze del processo di appello per la morte di Cerciello Rega. Ieri e il 17 febbraio è stata la volta delle parti civili, quelle che, come ci disse qualche tempo fa il professore Ennio Amodio, «costituiscono nel processo penale un aspetto incompatibile con il rito che abbiamo adottato nel 1988, ossia quello accusatorio», in quanto l'imputato ha due controparti: il pm che rappresenta la collettività e un rappresentante della persona offesa.
L’avvocato Massimo Ferrandino, legale di Rosa Maria Esilio, vedova di Cerciello Rega, ha attaccato i due giovani imputati: «Finnegan e Natale Hjorth hanno scelto la violenza come stile di vita, il loro destino era già scritto nelle foto trovate nei loro cellulari, immagini in cui Natale appare con pistole e mitragliette, armi vere, con le quali si allenava nelle cave di tufo, e poi le foto in cui si mostra una quantità spropositata di denaro. Quanto a Elder, con un’adolescenza anche più turbolenta, lui aveva sul telefonino le foto in cui punta il coltello alla gola della fidanzata».
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Da segnalare l'intervento della scorsa udienza dell'avvocato Roberto Borgogno, legale di Andrea Varriale, unico testimone di quanto accaduto quella notte. Per il legale gli imputati e le loro difese vogliono «far passare le vittime per i responsabili di questo atroce delitto, si è cercato di ribaltare la realtà» tentando di demolire Varriale, «non solo nella sua attendibilità ma addirittura nella sua moralità. Nell'appello dell'imputato Elder delle 500 pagine forse 400 sono dedicate alla distruzione morale del carabiniere Varriale, a farlo passare come un poco di buono, così come un poco di buono sarebbe anche la vittima di questo atroce delitto, il vice brigadiere Cerciello». Invece, «Varriale è assolutamente genuino, limpido, coerente».
Borgogno poi, come fatto anche dal procuratore generale, ha voluto circoscrivere tutta la complicata e oscura vicenda al solo momento della colluttazione mortale: «Questo è un omicidio, che potremmo definire chiuso, un caso che non presenta a mio modo di vedere possibilità di difesa. C'è un testimone oculare, che è sopravvissuto a questa barbara aggressione, e che ci racconta esattamente come sono andate le cose, perfettamente attendibile nel suo racconto». Inoltre, «c'è una situazione in cui i due carabinieri quella sera si presentano visibilmente disarmati in camicia in maglietta e pantaloncini corti, senza un'arma in vista a mani nude. Già solo questa situazione impedisce di configurare qualsiasi ipotesi di legittima difesa».
Poi un riferimento - possiamo dire inaspettato per un avvocato in generale e in particolare per una parte civile che non rappresenta i familiari di Cerciello Rega alla pena dell'ergastolo, a cui sono stati condannati i due imputati statunitensi e ritenuta da molti eccessiva. Dice Borgogno: «Per evitare qualsiasi fraintendimento: sono la parte civile, non mi occupo delle sanzioni penali ma delle conseguenze civili del reato. Ma voglio sottolineare un argomento: voi verrete investiti in questo processo da un'ampia retorica sulla disumanità di questa pena massima e sul bendaggio di Natale; vi diranno che è uno scandalo, che sono comportamenti inumani e degradanti. Però qui devo fare una precisazione: questa retorica è un po' datata perché da sessant'anni il legislatore italiano si è fatto carico della disumanità di questa pena perpetua e ha stabilito che in Italia l'ergastolo non è più una pena perpetua, può cessare dopo un certo numero di anni».
Sul bendaggio scandaloso di Natale nella caserma di piazza Farnese, per cui si stanno tenendo processi a parte, Borgogno ha aggiunto che «viene indicato come grave violazione dei diritti umani», ma «basta guardare qualche cosa, leggere qualche cosa» per capire che è «una procedura comune a molte altre polizie non di Paesi sottosviluppati, ma di Paesi democratici». Tuttavia leggiamo in un rapporto del Comitato europeo per la prevenzione della tortura: «In alcuni Paesi, il Cpt ha riscontrato la pratica del bendare gli occhi delle persone in custodia di polizia, in particolare durante l’interrogatorio. Le delegazioni del Cpt hanno ricevuto varie – e spesso contraddittorie – spiegazioni dagli ufficiali di polizia riguardo lo scopo di questa pratica».
«Dalle informazioni raccolte durante gli anni, al Cpt risulta chiaro che in molti, se non nella maggior parte, dei casi, le persone sono bendate allo scopo di impedire loro di poter identificare gli ufficiali che infliggono loro i maltrattamenti. Anche in casi in cui non ha luogo un maltrattamento fisico, bendare una persona sotto custodia – ed in particolare qualcuno sottoposto ad interrogatorio – è una grave forma di condotta, l’effetto della quale sulla persona in questione equivale spesso a un maltrattamento psicologico. Il Cpt raccomanda che sia espressamente proibito bendare le persone in custodia di polizia». Tutte le udienze si possono riascoltare su Radio Radicale.