«Non spetta certo a me dare giudizi sul nuovo governo o sulle persone che lo compongono. E’ il legittimo governo del mio paese e in quanto tale ha il mio pieno rispetto. Peraltro non credo sia un bene che i magistrati diano etichette preventive ad un governo, definendolo ' amico” o “nemico”», dichiara il procuratore aggiunto di Roma Giuseppe Cascini, candidato al Consiglio superiore della magistratura per il cartello progressista AreaDg e già segretario generale dell’Anm. Procuratore, capisco nessun giudizio preventivo sul governo, ma sul programma? Ho letto il “contratto” di governo. Le proposte in materia di giustizia sono piuttosto generiche, alcune sono condivisibili altre molto meno. Ciò che colpisce, però, è quello che manca: la consapevolezza della gravissima crisi di funzionalità del sistema, una analisi delle cause e una indicazione dei rimedi per correggere le tante criticità. Alla sua affermazione qualcuno replicherà: “Alla magistratura non va mai bene nulla…”. Io credo che i magistrati abbiano il dovere di offrire un contributo di riflessione sulle riforme in materia di giustizia e credo che la politica farebbe bene ad ascoltare il punto di vista degli operatori del settore. Cosa impedisce un buon funzionamento della giustizia? Prevalentemente un eccesso di domanda sia in civile che in penale. La carenza di strutture, di personale e di investimenti nella innovazione. Un sistema processuale non adeguato. Tutto questo determina una crisi di efficienza del sistema, che non riesce a dare risposte in tempi ragionevoli alle domande di giustizia. Senza considerare che un sistema inefficiente genera un circuito vizioso che produce ulteriore illegalità e aumento del contenzioso. Ecco, io dalla politica mi aspetto risposte concrete a questi problemi. Non solo perché lo Stato ha il dovere di garantire la effettività dei diritti dei cittadini e una adeguata risposta alle violazioni. Ma anche perché una giustizia rapida ed efficiente produce ricchezza per il nostro paese, rassicura le imprese e attira gli investi- tori stranieri. Eppure il M5s è da sempre sensibile alle dinamiche in tema di giustizia…  Mi auguro che l’esperienza di governo faccia maturare la consapevolezza della gravità dei problemi e della urgente necessità di interventi di sistema. Nel programma di governo non ci sono indicazioni di proposte per risolvere la crisi di efficienza del processo civile con circa 5.000.000 di cause arretrate. Mentre per il penale ci si limita a promettere più carcere e aumenti di pena. Il carcere è evocato come una panacea dei mali dell’Italia. Già è sbagliato pensare che il carcere possa essere l’unica risposta all’illegalità. Peraltro nella situazione attuale dove il tasso di ineffettività della pena è elevatissimo, si tratta di una minaccia spuntata. Piuttosto sarebbe più utile e più giusto puntare su sanzioni alternative, su interventi riparativi e ripristinatori, su percorsi di recupero del condannato, capaci di sanare effettivamente la ferita derivante dal delitto. Ma per far questo bisogna garantire efficienza e funzionalità al sistema adeguando e modulando il sistema processuale. E sull’aumento dei tempi di prescrizione? Una riforma della prescrizione che renda l’istituto più razionale e certamente necessaria. Ma senza interventi sulla durata dei processi rischierebbe di aggravare la crisi del sistema. E il progetto di riaprire i piccoli Tribunali? Una proposta senza senso. I piccoli Tribunali sono stati aboliti perché creano inefficienza e ritardi. Bisognerebbe proseguire sulla strada degli accorpamenti e investire sulla informatizzazione del processo. Molto chiaro. E poi voglio evidenziare un aspetto sorprendente contenuto nel capitolo dedicato alla lotta evasione fiscale. A dispetto del titolo il programma contiene la proposta di un condono, eufemisticamente definito ‘ pace fiscale’ e un allentamento dei meccanismi di accertamento tributario. In un paese dove l’evasione fiscale è altissima sarebbe un messaggio gravissimo: un colpo di spugna per il passato e maggiori difficoltà di accertamento per il futuro. Il tutto non certo compensati dalla generica promessa di carcere per i grandi evasori. Lei è candidato al Csm. Il M5S è a favore del sorteggio per l’elezione dei componenti. Cosa risponde? Il sorteggio è contrario alla Costituzione che prevede che i componenti del Csm siano eletti. Detto questo, è una offesa all’intelligenza dei magistrati pensare che non siano capaci di scegliere i propri rappresentati. E poi è uno svilimento del Csm. Le correnti un “male necessario”? Il modello costituzionale del Csm italiano e invidiato in tutto il mondo, perché garantisce in maniera effettiva l’indipendenza della magistratura. La presenza dei laici evita pericoli di autoreferenzialità. Comunque è sempre un modello di governo autonomo, una corporazione ristretta di professionisti che si auto amministra: il rischio di essere indulgenti con se stessi esiste. Le correnti dovrebbero servire ad evitare questo rischio, ma non sempre ci sono riuscite. Sono stati fatti degli errori? Sbaglia chi scredita il Csm definendolo come il luogo degli accordi sottobanco e degli imbrogli. È vero però che negli ultimi anni il Csm ha in parte perso la sua credibilità e che vi è una diffusa insoddisfazione nel corpo dei magistrati. Abbiamo il dovere di dare una risposta a questa insoddisfazione restituendo ai magistrati la fiducia nel loro organo di autogoverno. Per far questo è necessaria però una rigorosa autocritica da parte di tutte le componenti della magistratura. Senza che nessuno pensi di potersi ergere a paladino della legalità e della moralità. Lei ha condotto l’indagine su Mafia Capitale. Il sindaco di Roma Virgina Raggi ha detto che questa inchiesta ha avuto conseguenze micidiali sul comune: i dirigenti sono terrorizzati dal commettere reati e non firmano più nulla. Mi sembra una visione un po’ semplicistica. Perseguire i reati e un dovere della magistratura. Peraltro le indagini della Procura di Roma si concentrano quasi esclusivamente sui fenomeni di corruzione, mentre sono molto rari i casi di contestazione del reato di abuso d’ufficio