Egregio Direttore, per un caso il suo articolo del 30 gennaio in cui sostiene che l’autorizzazione a procedere per via giudiziaria nei confronti del Ministro dell’Interno aprirebbe le porte ad una “democrazia giudiziaria”, compare nella stessa rassegna stampa che ricevo quotidianamente, nella quale è riportata anche la notizia che un tribunale avrebbe assolto un insegnante delle scuole medie che si era rivolto a due alunni di 11 anni con espressioni del tipo “Marocchino di merda” e “Cinese di merda”. Ora, la politica la deve fare la politica e non la magistratura. Ritengo che su questo lei sia pienamente d’accordo.

La magistratura ha invece il compito di vigilare sul rispetto delle leggi, e gli ampi poteri concessi ad un Ministro che ricopre il vertice di un apparato fondamentale per lo Stato, come gli Interni ( tutela dell’ordine e della sicurezza dello Stato e dei cittadini) non possono in alcun modo consentire o autorizzare comportamenti e direttive che siano contro la legge. E, mi perdoni, l’ipotesi del reato di “sequestro di persona” deve essere declinato nel contesto e non può essere banalizzato nel paragone, cui lascia intendere nel suo ragionamento, con un rapimento dell’Anonima Sequestri. Forse sarebbe più appropriato il caso di un fermo di polizia che si protragga oltre i terimini consentiti dalla legge.

La legge appunto. Che sia interpretata dai giudici è una considerazione ovvia e quasi banale sulla quale non vorrei soffermarmi.

I codici delle leggi di per sé non sono che libri pieni di parole, ai quali un corpo, un giudice, in un certo senso, dà uno spirito. L’assoluzione dell’insegnante della scuola media dall’accusa di “abuso di mezzi di correzione con l’aggravante dell’odio razziale” ( questa era l’accusa) ne è la dimostrazione. Il fatto che alcuni magistrati ritengano che gli atti del Ministro degli Interni siano andati ben oltre le sue funzioni che la legge gli riconosce, anche. Ritengo che in entrambi i casi i codici possano essere stati interpretati, agli uomini è lasciata la scelta.

p. s.

La direzione impressa da scelte di questo genere, come sa, può segnare l’evoluzione/ involuzione culturale di una società. Forse quello che non ricorda e che invece dovrebbe, visto che il suo giornale si occupa spesso e con attenzione di carcere, è quella scritta sul muro di cinta del carcere di Rebibbia, poi cancellata, che recitava “Nessuna legge ci rende uguali”. Su questo dovremmo forse riflettere.

Claudio Salemme

Caro Direttore, come Ti ho personalmente riferito salutandoti in occasione del Congresso di Catania, non di rado non mi trovo d'accordo con tue prese di posizioni su ' Il Dubbio' compresa l'ultima di oggi dove scrivi che sarebbe la fine della democrazia e l'inizio di quella giudiziaria se Salvini venisse sottoposto a processo. Non credo che c'entri la autonomia della politica rispetto alle iniziative della magistratura che, come ben sappiamo, spesso, quando si è trattato di ricevere le autorizzazioni richieste per parlamentari e uomini di governo, hanno spesso ricevuto risposte negative rivelanti privilegi inaccettabili in un Paese democratico dove sussistono sufficienti garanzie di un processo giusto: non capisco e comunque non ritengo più tollerabile che membi del Parlamento o del Governo si debbano sottrarre alla possibilità di essere sottoposti a un processo e con le garanzie, i diritti e i doveri riconosciuti a tutte le persone comuni. E' giusto che, in ipotesi di reati commessi nell'esercizio delle loro funzioni, i membri del Governo possano essere sottoposti alla giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del ramo del Parlamento competente che la potrebbe, a rigore, negare unicamente se l'inquisito abbia agito '.. per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante.. o per un preminente interesse pubblico..', come si legge nell'art. 96 Cost.. Non pare proprio che Salvini abbia agito in presenza di queste condizioni quando negò nell' agosto 2018 e per diversi giorni l'attracco al porto di Catania alla nave ' Diciotti' che trasportava numerose persone migranti e nelle note condizioni. Dovremmo, invece, tutti convenire che la Giunta, prima, e il Senato poi si attengano rigorosamente a questa verifica come prevede la Carta costituzionale e la legge applicativa e senza fare valutazioni di parte. Ecco, deve essere questa la unica nostra preoccupazione di cittadini: chiedere e pretendere che la legge venga applicata con rigore e imparzialità anche nei confronti dei Ministri.

AVV. MARCELLO IANTORNO

( Membro del C. O. A. di Como) Sono Avvocato a Palermo e lettore assiduo de “Il Dubbio”.

Desidero esprimere la mia opinione sulla vicenda della richiesta di sottoporre il Ministro Salvini a processo per la vicenda Diciotti.

Sono in disaccordo sia con il direttore Sansonetti sia, ed è raro, persino con Emanuele Macaluso.

Secondo me il problema non è se sia politicamente corretto che Salvini venga processato, ma solo se ha commesso o no un illecito.

Se ha commesso un illecito, e questo è un reato previsto come tale dalla legge italiana, esso non può essere in alcun caso giustificato “dall’interesse del paese”, né dall’autonomia della politica rispetto alla magistratura; il reato va perseguito dalla magistratura italiana chiunque lo abbia commesso e qualsiasi ne siano state le ragioni “politiche”.

Diversamente chiuderemmo anche formalmente la pagina della democrazia italiana e il Paese scadrebbe nella tirannia; tiranno, secondo la dizione classica, è colui che non rispetta nemmeno le leggi che egli stesso ha emanato. In una democrazia parlamentare, le leggi emanate dal Parlamento sono di tutti; non per niente la giustizia è amministrata “In nome del popolo italiano”.

Ma la questione non si chiude neanche se non vi è un illecito considerato espressamente reato dalla legge italiana, qualora tuttavia esista una violazione dei diritti fondamentali dell’individuo secondo le Dichiarazioni Universale ed Europea.

L’Europa, in particolare, non può dimenticare che gli autori della Shoa, di cui in questi giorni si celebra la memoria, hanno assassinato milioni di persone nel rispetto delle leggi e degli ordini impartiti dal governo nazista “nell’interesse del paese”; analogamente può dirsi dell’operato altrettanto efferato dei militaristi giapponesi.

Dopo la guerra, e per la prima volta, alcuni di quei criminali sono stati giustamente processati e condannati in processi internazionali. In quei casi, si è trattato della giustizia dei vincitori sui vinti; altrettanta giustizia non è stata invece praticata per le gravi atrocità compiute dai vincitori; mi riferisco, ad esempio, alla distruzione atomica di Hiroshima e Nagasaki o all’orribile massacro di Dresda da parte degli statunitensi; o agli omicidi ed agli stupri di massa compiuti dall’Armata Rossa sovietica.

Però quei processi hanno gettato un seme che è germogliato nella coscienza delle persone e nelle leggi internazionali.

Ci si deve allora chiedere se, relativamente alla nave Diciotti e ad altri casi analoghi, le azioni del Ministro Salvini, anche non costituendo reati espressamente previsti dalla legge penale italiana, abbiano o meno violato i diritti universali riconosciuti a chiunque dai trattati e dalle convenzioni internazionali ai quali l’Italia è costituzionalmente vincolata.

Se così fosse, allora Salvini dovrebbe essere deferito alla magistratura internazionale competente.

In tal modo l’Italia darebbe una grande lezione di civiltà al mondo intero.

Avv.Aldo Fici