Il sovraffollamento delle carceri italiane è una sfida complessa che richiede interventi mirati e incisivi. Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha delineato alcune strategie che potrebbero alleviare questa situazione, ponendo l'accento su tre fronti principali: il trasferimento dei detenuti stranieri nei paesi d'origine, l'inserimento dei tossicodipendenti in comunità di recupero anziché in carcere, e la limitazione dell'uso della custodia cautelare.

«La situazione nelle carceri si è sedimentata nel corso di decenni» ha dichiarato Nordio, sottolineando come l'aumento dei detenuti stranieri, che ora rappresentano oltre il 30% della popolazione carceraria, abbia aggravato ulteriormente il problema. «Purtroppo c'è stato un aumento massiccio di immigrati fra la popolazione carceraria, per reati essenzialmente contro il patrimonio», ha spiegato a Skytg24, aggiungendo che non si può pensare a una liberazione incondizionata per questi detenuti.

Per affrontare il problema del sovraffollamento, Nordio ha proposto una strategia su tre fronti. In primo luogo, il governo mira a far espiare le pene agli stranieri nei loro paesi di origine, riducendo così il carico sulle carceri italiane. In secondo luogo, per i tossicodipendenti, si prevede un'alternativa alla detenzione in carcere: la possibilità di scontare la pena in comunità di recupero. Infine, il ministro ha evidenziato l'importanza di limitare la custodia cautelare, un provvedimento spesso utilizzato in maniera eccessiva.

Nordio ha riconosciuto che, al momento, «non ci sono soluzioni immediate» al problema del sovraffollamento. Tuttavia, ha evidenziato che il governo sta esplorando l'utilizzo di spazi alternativi, come le caserme dismesse, per ospitare i detenuti. Il recente incarico di un commissario straordinario per gestire la situazione è un passo in avanti, ma rimane il problema di molti detenuti che, pur avendo diritto agli arresti domiciliari, non dispongono di un domicilio adatto.

Caso Sangiuliano

Sul tema dell'uso dei social media, Nordio ha affermato: «Io non ho nemmeno Facebook o Twitter perché sono fonti tante volte anche di equivoci e di fake news», invitando alla cautela chi ricopre ruoli di grande responsabilità. Questa dichiarazione si collega al recente caso Sangiuliano-Boccia, che ha suscitato dibattito pubblico.

In merito alle recenti speculazioni su un presunto complotto della magistratura, Nordio ha detto: «Non lo vedo, si è trattato di una ipotesi giornalistica che non ha avuto seguito e penso sia ormai quasi dimenticata». Ha ribadito la sua fiducia nei magistrati, sottolineando che «non ci sono informazioni di garanzia» in merito.