L'Associazione Antigone ha pubblicato il suo ultimo rapporto dal titolo emblematico “È vietata la tortura”, nel quale sono stati analizzati i dati relativi alla situazione carceraria in Italia nel corso del 2022. I risultati evidenziano una realtà allarmante, con un notevole aumento della popolazione detenuta e un grave problema di sovraffollamento nelle carceri italiane.

Nel corso del 2022 Antigone ha visitato 97 istituti penitenziari, tra cui 64 case circondariali, 22 case di reclusione, 2 istituti a custodia attenuata e l'Icam di Lauro. È emerso che il 20% di questi istituti è stato costruito tra il 1900 e il 1950, mentre un altro 20% risale addirittura prima del 1900. Ciò mette in evidenza la necessità di interventi urgenti per ristrutturare e modernizzare le strutture carcerarie obsolete.

Popolazione detenuta in aumento, sovraffollamento al 119%

Il rapporto sottolinea l'importanza del contributo di oltre cento volontari-osservatori di Antigone e della disponibilità non ovvia dell'amministrazione penitenziaria, insieme a vari professionisti che lavorano all'interno delle carceri, nel garantire il rispetto dell'articolo 27 della Costituzione italiana, che tutela i diritti delle persone private della libertà personale. Eppure, nonostante gli sforzi compiuti, la situazione di sovraffollamento rimane critica. Al 30 aprile 2023, la popolazione detenuta nelle carceri italiane era di 56.674 persone, superando di 5.425 l'effettiva capienza regolamentare, che è di 51.249 posti. Inoltre, tenendo conto dei posti non disponibili, l'affollamento reale raggiunge il 119%. La Lombardia risulta essere la regione più colpita, con un tasso di sovraffollamento del 151,8%.

Sovraffollamento, peggio dell’Italia solo Cipro e Romania

A livello europeo, l'Italia si colloca al trentaseiesimo posto per tassi di detenzione, incarcerando meno di Francia e Spagna, ma più di Germania e paesi nordici. Solo Cipro e Romania presentano tassi di sovraffollamento carcerario maggiori di quelli italiani. Il rapporto evidenzia anche l'età media in aumento della popolazione detenuta, con un notevole incremento degli over 50, che rappresentano il 29% del totale. Gli over 70 sono addirittura 1.117. Questo indica la necessità di garantire una gestione adeguata delle esigenze specifiche delle persone anziane detenute.

In cella con condanne brevi

Inoltre, il rapporto mette in luce la presenza di un elevato numero di detenuti con condanne brevi e una significativa sovrappopolazione carceraria. Questo fenomeno è spesso il risultato di politiche penali che enfatizzano la punizione piuttosto che la riabilitazione. Le condanne brevi possono essere problematiche perché non offrono il tempo sufficiente per affrontare le cause profonde dei comportamenti criminali e per fornire programmi di riabilitazione efficaci. Inoltre, la sovrappopolazione carceraria può portare a condizioni di vita insalubri e degradanti per i detenuti, compromettendo ulteriormente i loro diritti umani. Antigone ritiene quindi importante considerare alternative alla detenzione, come misure alternative alla pena detentiva e programmi di riabilitazione comunitaria, che possono essere più efficaci nel ridurre la recidiva e reintegrare i detenuti nella società.

Inoltre, è fondamentale fare investimenti per evitare che le persone finiscano nel ciclo della criminalità. Ciò implica affrontare le disuguaglianze sociali, fornire opportunità di istruzione e lavoro, nonché offrire sostegno ai gruppi più vulnerabili, come i giovani a rischio e le persone con problemi di salute mentale o dipendenze.

Risorse e fondi

I fondi per la Polizia penitenziaria sono ancora la quota maggiore, anche se in calo rispetto al 2022. Il 62% dei fondi destinati al Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria (DAP) viene indirizzato alla Polizia penitenziaria, confermando la tendenza dell'anno precedente (63%). Le spese per accoglienza, trattamento penitenziario e politiche di reinserimento delle persone sottoposte a misure giudiziarie rappresentano solo il 9,7% dei fondi, seguite dalle spese per servizi tecnici e logistici connessi alla custodia delle persone detenute, che costituiscono il 9,2%.

Un dato preoccupante evidenziato da Antigone è il rapporto educatori-detenuti. In media, ci sono 71 detenuti per ogni educatore nelle carceri italiane. Tuttavia, alcune situazioni sono ancora più allarmanti. Ad esempio, nel carcere di Regina Coeli a Roma, dove dovrebbero esserci 11 educatori, ce ne sono solo 3 per circa 1.000 detenuti, il che significa che ogni educatore si occupa di oltre 330 detenuti. Situazioni simili si riscontrano negli istituti di Melfi e Paola, con un rapporto detenuti/educatori pari a 177. Ci sono, tuttavia, istituti come il carcere di Palermo "Ucciardone" che presentano tassi più bassi rispetto alla media, con 9 educatori effettivi per 364 detenuti, o ad Alba, dove il rapporto è di 12 persone detenute per educatore, o ancora a Fossombrone, dove il rapporto è di 16.

I numeri del personale penitenziario

Per quanto riguarda il personale della Polizia penitenziaria, ci sono attualmente 31.546 agenti, anche se sono inferiori del 15% rispetto a quelli previsti in pianta organica. Il rapporto è di un agente penitenziario ogni 1,8 detenuti. Il rapporto più elevato si registra a Rossano, con 3 detenuti per agente, mentre il rapporto più basso si trova all'Icam di Lauro, con solo 0,3 donne detenute per agente. In alcuni istituti, il personale di Polizia penitenziaria previsto in pianta organica è uguale o addirittura superiore rispetto al numero di detenuti che il carcere può ospitare. Ad esempio, a Grosseto ci sono 34 poliziotti previsti in pianta organica per 15 posti regolamentari e a Latina sono previsti 132 agenti per 77 posti regolamentari. Tuttavia, ci sono anche casi in cui il personale previsto è insufficiente, come a Carinola, dove sono previste solo 154 unità per 551 posti regolamentari.

Misure alternative

Uno su tre delle persone sottoposte a misure penali esterne si trova in detenzione domiciliare, mentre l'utilizzo della semilibertà, secondo il rapporto di Antigone, è limitato. Le misure alternative classiche alla detenzione rappresentano il 48,7% del totale delle persone sottoposte a misure penali esterne. Al 15 marzo 2023, c'erano 37.715 persone in misura alternativa, di cui il 9,3% erano donne. L'affidamento in prova al servizio sociale costituiva il 66,4% delle misure alternative, la detenzione domiciliare il 30,9% e la semilibertà solo il 2,6%. Purtroppo, sono pochi i provvedimenti di detenzione domiciliare concessi a detenuti ultrasettantenni. Nel corso del 2021, solo 44 detenuti di età superiore ai settant'anni hanno ottenuto questo tipo di misura su un totale di 993 detenuti. Nel 2020 erano stati concessi solo 12 provvedimenti, 30 nel 2019, 34 nel 2018 e 19 nel 2017.

D'altro canto, l'uso della messa alla prova per adulti è sempre più diffuso. A metà marzo, c'erano 25.030 persone sottoposte a questa misura, che rappresentano il 32,3% del totale delle misure penali esterne. Inoltre, più della metà delle 51.630 persone coinvolte nelle attività di indagine e consulenza degli Uffici di Esecuzione Penale Esterna (UEPE) erano soggette a indagini legate proprio alla messa alla prova. Questa misura, introdotta nel sistema degli adulti con la legge n. 67 del 2014, è aumentata notevolmente negli ultimi anni, passando dalle 503 persone sottoposte alla fine del 2014 alle 24.255 alla fine del 2022.

Grave invece la vita interna. Nel 35% degli istituti visitati c'erano celle in cui non erano garantiti 3 mq calpestabili per ogni persona detenuta, nel 12,4% c'erano celle in cui il riscaldamento non era funzionante. Nel 45,4% degli istituti visitati c'erano celle senza acqua calda e nel 56,7% celle senza doccia.