«Per prevenire e contrastare il dramma dei suicidi e degli atti di autolesionismo nelle carceri occorre contrastare il sovraffollamento, rafforzare la presenza di psicologi, psichiatri, assistenti sociali ed educatori, migliorare le prestazioni sanitarie, aumentare le attività educative e ricreative e, soprattutto, favorire l’adozione di misure alternative alla detenzione, come l’affidamento in prova, la detenzione domiciliare e altre forme di pene non detentive, riservando la detenzione in carcere ai casi più gravi, garantendo, comunque, un percorso di rieducazione e di reinserimento nella società». Lo ha detto il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Campania, Samuele Ciambriello, questa mattina in conferenza stampa nella sede del Consiglio regionale della Campania con il presidente del Consiglio regionale Gennaro Oliviero e il Garante cittadino di Napoli don Tonino Palmese.

Ciambriello ha presentato il dossier "Morire in carcere" contenente un aggiornamento dei dati sui suicidi nelle carceri campane. «In Campania - ha spiegato Ciambriello - si sono verificati complessivamente 6 suicidi dall’inizio dell’anno, di cui 3 a Poggioreale, uno a Secondigliano, uno a Carinola e uno ad Ariano Irpino. Inoltre, si sono verificati 6 suicidi tra gli agenti di Polizia penitenziaria. Ad oggi i rimedi previsti dal Governo con il Decreto Legge per l’umanizzazione delle carceri appaiono insufficienti per fermare questo dramma».

Il presidente del Consiglio regionale della Campania Gennaro Oliviero ha annunciato «una seduta monotematica del Consiglio, alla ripresa autunnale dei lavori consiliari, sulle problematiche del mondo carcerario in Campania e, in particolare, sul problema dell’assistenza sanitaria nelle carceri, per dare vita ad una giornata di lavoro che, partendo dai dati raccolti dal Garante nel proprio dossier, possa tradursi in iniziative nei confronti del Governo centrale affinché intervenga per contrastare il sovraffollamento delle carceri, per adottare misure alternative al carcere e per il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti. La strategia politica nazionale dovrebbe guardare con un occhio più attento alle vicende umane e carcerarie, da parte nostra c’è l’impegno a sostenere la sanità carceraria che, però, sconta il dramma della carenza di medici in tutta la regione».

Secondo don Tonino Palmese «occorre puntare su una forte azione di vera umanizzazione delle carceri e su percorsi alternativi alla detenzione, anche favorendo un coinvolgimento più diretto e concreto della magistratura di sorveglianza nelle carceri, affinché le situazioni dei detenuti vengano affrontate non solo per via documentale ma in presenza, tenendo ben presenti le loro esigenze umane».